15 Settembre, 2002
Non si giustifica un’azione militare in Iraq
Dichiarazione dell'onorevole Pasqualina Napoletano, presidente Delegazione DS (Gruppo PSE)
“Non si giustifica un’azione militare in Iraq”
Dichiarazione dell'onorevole Pasqualina Napoletano, presidente Delegazione DS (Gruppo PSE)
Il Parlamento Europeo, a larga maggioranza, ha approvato una risoluzione sulla situazione in Iraq nella quale si afferma, tra l'altro, che le violazioni della risoluzione 1441 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu "non giustificano l'azione militare". Si tratta di un pronunciamento molto importante che sostiene l'azione dell'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, che accoglie il documento unanime approvato lunedì scorso dai ministri degli Esteri dell'Unione e che affida alle Nazioni Unite ogni decisione sugli sviluppi della crisi.
Il documento del Parlamento sostiene l'attività degli ispettori, ribadisce l'importanza del totale smantellamento, sotto controllo internazionale, delle armi di distruzione di massa e invita alla piena cooperazione il regime di Baghdad. Nello stesso tempo, il Parlamento si oppone ad un'azione militare unilaterale e afferma che "un attacco preventivo non sarebbe conforme al diritto internazionale".
Il voto sulla risoluzione ha messo in minoranza il centro-destra europeo e ha evidenziato la contraddizione del gruppo del PPE che, con il capogruppo Pöttering, aveva sottoscritto il testo di compromesso insieme al PSE e ai Liberali. Il PPE, e i parlamentari italiani di Forza Italia, alla fine, hanno votato contro l'intero documento.
La risoluzione del Parlamento prende le distanze, in modo evidente, dalla dichiarazione sottoscritta da otto capi di governo di alcuni paesi dell'Ue (tra cui l'Italia) e prossimi all'adesione, improntata ad uno spirito di divisione dell'Europa sulla grave crisi internazionale. I deputati italiani del centro sinistra hanno sostenuto, con il loro voto, la posizione della grande maggioranza del Parlamento Europeo che invita a esplorare tutte le vie politiche e diplomatiche per giungere ad una soluzione pacifica del conflitto. Si tratta di una linea chiara che contrasta fortemente con l'atteggiamento preoccupante assunto dal governo Berlusconi che si appresta a guidare l'UE nel prossimo semestre.
 
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