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 Politica

15 Settembre, 2002
Primarie? No. Elezione diretta
Qualcuno o, forse, troppi hanno sottovalutato i problemi che sono insiti nella costruzione di un partito nuovo - Gianfranco Pasquino su l'Unità, 27 agosto 2007

Qualcuno o, forse, troppi hanno sottovalutato i problemi che sono insiti nella costruzione di un partito nuovo. È un'operazione molto rara e raramente riuscita con successo. Purtroppo, invece di riflessioni approfondite, che pure erano state richieste e, persino, offerte, vi sono state accelerazioni frettolose che, come vediamo da qualche settimana e come, temo, ci accorgeremo ancora di più nel prossimo mese, provocano tensioni e conflitti che, a determinate condizioni, potrebbero essere evitati, anche perché non sono affatto conflitti creativi. Intendo fare un po' di chiarezza su alcuni aspetti importanti.

Il primo è la definizione corretta dell'evento del 14 ottobre. Non saranno elezioni primarie, come furono quelle del 16 ottobre 2005 quando, fra una pluralità di candidati, gli elettori designarono Romano Prodi quale sfidante di Berlusconi per Palazzo Chigi. Saranno, invece, elezioni vere e proprie del segretario (del capo) del Partito Democratico. In concomitanza e, aggiungo, inopinatamente, si eleggeranno anche tutti i segretari regionali. Questa concomitanza fa piazza pulita di qualsiasi propensione, pure espressa da Veltroni, ad avere un partito federale con le organizzazioni regionali che godano di forte autonomia dal centro. Il rischio è che, a livello regionale, emergano i posizionamenti che Veltroni giustamente critica, ma che non sembra vedere proprio dove hanno già luogo.

Contrariamente a quel che ha scritto Ceccanti, ritengo che le regole possano essere discusse e debbano anche, quando esiziali, essere cambiate. Per quel che riguarda l'abbinamento della elezione del segretario nazionale con quella dei segretari regionali, la regola può essere subito cambiata poiché la scadenza di presentazione delle candidature è il 12 settembre. Una volta ascoltati gli umori e i suggerimenti dell'Assemblea Costituente, anche in materia di quale partito costruire, si potrà, in un secondo tempo, procedere ad una migliore scelta dei segretari regionali. Segretari eletti in concomitanza con il segretario regionale sono tutto meno che garanzia di partito federale. Al contrario, rischiano di essere e di volere essere dei potenti rappresentanti in sede regionale del segretario nazionale (in uno scambio, non virtuoso, di voti).

Il secondo punto che sollevo è quello della competizione fra candidati. Sicuramente, è aspra, ma non esageratamente tale. Lo è anche perché, ed è un peccato che Veltroni non se ne sia accorto, ci sono troppi suoi pretoriani, autorizzati o furbescamente auto-autorizzatisi, che vogliono correre sulle code del potenziale vincitore, salire sul bandwagon (anzi, sul carro del, probabilissimo, vincitore, si sono già installati). Per evitare che questo deleterio fenomeno si estenda a macchia d'olio, suggerirei a Veltroni di non procedere lui personalmente (operazione di stampo alquanto notabilare) alla nomina delle quattrocento personalità che desidera partecipino all'Assemblea Costituente, ma di dare indicazione ai suoi numerosi comitati elettorali che siano loro ad aprire le liste collegio per collegio, magari, visto che si è rinunciato troppo presto ad indire opportune primarie a questo livello, giustificando le candidature prescelte e proponendo anche, lo so che sarà molto difficile, se non improbabile, candidature di dissenzienti rispetto alle opinioni prevalenti in materia di organizzazione del partito, di riforme istituzionali, di alleanze di governo. Poiché queste opinioni esistono sarebbe opportuno e fecondo poterle ascoltare in sede di Assemblea Costituente.

In genere, i dibattiti aspri e i conflitti fra personalità dovrebbero non soltanto diffondere informazioni, ma anche condurre alla mobilitazione dell'elettorato potenziale. Questo è il terzo punto che elaboro. Dopo averne fatto grande e improprio uso, qualcuno sostiene oggi che non dovremmo fare nessun paragone con le primarie del 2005. Ho già detto che quella del 14 ottobre non sarà affatto una primaria, ma sarà una concretissima elezione popolare diretta del segretario, incidentalmente, del tutto inusitata nei partiti politici, che mira ad ottenere l'apporto non soltanto degli iscritti ai due partiti contraenti, ma di tutti gli elettori dei Ds e della Margherita. Allora, perché mandare un segnale di preoccupazione e di debolezza sostenendo che l'asticella deve essere fissata al milione di partecipanti? Facciamo un po' di conti. Ricordo che alla Camera per la lista «Uniti nell'Ulivo» è stata votata da 11 milioni e 930 mila elettori; e al Senato, la somma dei voti di Margherita e Ds giunge a 9 milioni e mezzo ai quali credo sia giusto aggiungere 1 milione e 400 mila circa di elettori delle liste Insieme per l'Ulivo. Aggiungo che il 14 ottobre potranno votare anche i sedicenni. Perché, allora, dobbiamo autoingannarci o autodeprimerci (a meno che non si tratti di mettere le mani avanti...) sostenendo che un milione di votanti sarà già un successo? Meno di due milioni e mezzo costituirà, a mio parere, un clamoroso insuccesso. Sia chiaro, però, che se è giusto sostenere che sono i candidati alla segreteria del Partito Democratico che debbono suscitare la partecipazione, è ancora più giusto affermare che saranno i dirigenti locali che, continuando nelle loro lotte intestine, nelle loro discriminazioni, nelle loro preclusioni, nelle loro spartizioni a tavolino, proponendo candidature uniche, bloccate ed esclusive, finiranno per impedire un'alta partecipazione.

Spero che dire tutto questo adesso, a voce alta, chiara e forte, non venga considerato un delitto di lesa maestà di nessuno. Tutti nel centro-sinistra, se vogliono continuare a governare, hanno interesse a che nasca un buon Partito democratico. E alcune critiche perseguono e mirano a conseguire anche questo esito.

 


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