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15 Settembre, 2002
Convocato il Tavolo di consultazione del settore suinicolo in Provincia
*La crisi del comparto in un documento in Regione e al Parlamento* Guido Soldi (CIA): *La nostra Regione sembra essere distante da risposte concrete*

Guido Soldi (CIA [nella foto]): “La nostra Regione sembra essere distante da risposte concrete, permangono perplessità su nitrati , Piano di Sviluppo rurale. Vi è una latitanza totale e la Regione deve cogliere il disagio del mondo agricolo”

La situazione del comparto suinicolo in relazione al fattore economico, commerciale, alla biosicurezza ed ai nitrati: questo il tema affrontato nel corso dell’incontro del tavolo di consultazione provinciale del settore suinicolo, svoltosi in Provincia.

Presenti oltre al presidente, on. Giuseppe Torchio, l’assessore all’agricoltura, Giorgio Toscani, il dirigente di settore Andrea Azzoni, i rappresentanti delle associazioni agricole professionali, dell’Asl veterinaria e mondo cooperativo.

“Insieme alle rappresentanze settoriali, professionali ed istituzionali presenteremo, attraverso il nostro tavolo suinicolo, proposte da portare ai vari livelli di governo, per superare criticità che gravano sul settore, coinvolgendo, attraverso l’UPL, le Province lombarde e la Regione Lombardia, fino alle Commissioni parlamentari” – ha precisato Toscani.

Il presidente Torchio ha posto l’attenzione sulle questioni emerse per l’applicazione della direttiva nitrati, pur avendo dati locali nel complesso inferiori ad un disciplina comunque penalizzante; non solo: altro elemento negativo per i lombardi il decreto del blocco spandimento reflui, che non avvantaggia la Lombardia rispetto, ad esempio, alla confinante Emilia, pur ragionando di una ipotesi di apertura di una ventina di giorni “del blocco”, ma a partire dal primo febbraio.

“In una regione come la nostra, a vocazione fortemente agricola, con eccellenze primarie a livello agroalimentare, non si possono continuare a far emergere criticità; serve superare lo stallo attuale e dare un futuro diverso al comparto. Da qui le proposte della consulta provinciale agli organi di Governo” – ha concluso Torchio.

Ildebrando Bonacini della Libera ha ripreso le preoccupazioni emerse rispetto alla questione dei nitrati, del futuro del comparto sunicolo e bovino da latte, avvallando la proposta del documento unitario.

“La crisi è una crisi di mercato – ha precisato Bonancini – Si fa fatica ad incidere con gli strumenti tradizionali, ma a livello locale si può oeprare con la tutela dei prodotti di origine (“Salame Cremona”) ed agire insieme alle Camere di Commercio per cercare una armonizzazione a livello di commissioni prezzi con intese interregionali. Infine, una particolare attenzione va posta alla tutela nel comparto sanitario, che è alta e costante a livello locale”.

Vittorio Ferrari dell’Apa, ha fatto presente come la nostra provincia sia vocata alla produzione suinicola, in tutto l’indotto anche a livello di patrimonio genetico. Molte le azioni a tutela del comparto, anche sul fronte della biosicurezza.

Roberto Antonioli, Coldiretti, teme per il settore suinicolo ciò che avvenuto sul fronte delle quote latte, per la troppa burocrazia, che non premia chi lavora bene, considerando, tra l’altro, gli alti costi energetici e di produzione.

Guido Soldi, presidente della Cia, ha approvato il documento, pur consci “che la crisi parte dal mercato e non dalle produzioni. La nostra Regione sembra essere distante da risposte concrete; permangono perplessità su nitrati e Piano di Sviluppo rurale. Vi è una latitanza totale e la Regione deve cogliere il disagio del mondo agricolo”.

Assuero Zampini, direttore Coldiretti, ha fatto presente come la crisi della suinicoltura “non è contingente, ma è strutturale, aggravatasi nell’ultimo periodo. Bisogna partire dalla trasparenza, come il Decreto “salumi” o il funzionamento dei Consorzi di tutela, dove bisogna rendere chiara tutta la filiera, dai produttori agli stagionatori. Occorre avere una programmazione globale, che deve partire dall’origine, con la creazione di un meccanismo di filiera che valorizzi tutta la carne di maiale. Da ultimo occorre redigere uno specifico decreto sull’etichettatura, strumento per la sicurezza dei cittadini e dei produttori”.

Infine, Maurilio Giorgi dell’Asl Veterinaria ha fatto presenti le criticità del sistema suinicolo, con la vescicolare, in particolare, nel bresciano e l’ipotesi dell’Unione Europea di diminuire gli indennizzi e contributi per malattie. A livello locale permangono gli ordinari monitoraggi territoriali nella filiera e nelle aziende produttrici.

***

I punti del documento che andranno anche al Parlamento:

1.Agire sui Consorzi di tutela delle produzioni, in particolare quello di Parma, per un reale recupero del valore del prosciutto. A tal fine è indispensabile un serio confronto anche con l’Antitrust per la definizione delle politiche di governo delle produzioni che consenta l’adozione di una seria politica di controllo delle produzioni. Questa azione avviene già negli Stati Uniti dove le produzioni agricole sono escluse dall’azione dei controlli antitrust.

2.Rafforzare le relazioni interprofessionali e di filiera tra gli allevatori, i macellatori e la trasformazione. L’intera filiera suinicola deve essere sostenuta con gli strumenti legislativi esistenti quali il decreto sulla regolazione dei mercati n. 102 del 2005. Se insufficienti dovranno essere aggiornati o implementati ex novo. In particolare deve essere posta sopra ogni priorità la programmazione delle produzioni in relazione anche all’andamento delle importazioni al fine di stabilire gli obiettivi di programmazione dello sviluppo delle singole filiere (suini vivi, prosciutti, carni fresche, carni per trasformazioni in salumi) attraverso la definizione di volumi correlati agli sbocchi di mercato.

3.Rinnovare la procedura legislativa e regolamentare di determinazione dei prezzi nel sistema camerale. In questo contesto appare opportuno nominare un gruppo di esperti volto alla formulazione di nuove proposte, a valutare diverse soluzioni commerciali sulle destinazioni dei differenti tagli e infine instaurare rapporti diretti e trasparenti con le altre componenti della filiera. Il nuovo sistema dovrà prevedere che in caso di mancate quotazioni su un particolare mercato, possano subentrare in forma automatica, le quotazioni dei mercati più prossimi sia per vicinanza geografica che temporale. Si potrebbe prevedere un accordo per la contrattazione libera di mercato di una quota rappresentativa della produzione suinicola, definendo gli aspetti tecnici (es. regolamenti speciali di prodotto, commissioni camerali), per ottenere quotazioni di riferimento univoche, trasparenti e rappresentative attraverso il sistema Unioncamere – Borsa Merci. Occorrerà valutare se definire un percorso volto alla sperimentazione di un modello di valutazione qualitativa delle carcasse suine, il cosiddetto peso morto, in modo da valorizzare la qualità delle carni.

4.Sarebbe opportuno definire un contratto tipo per la compravendita dei suini (griglia Europ e specifiche dei disciplinari DOP) e conseguente aggiornamento dei sistemi attuali per la determinazione dei prezzi e dei ritiri anche in funzione di differenti declaratorie (suini per la produzioni DOP e suini da macelleria)

5.Il Ministero e la Regione dovranno porre la massima attenzione e priorità alle richieste del settore produttivo nell’ambito della programmazione economico - finanziaria 2007/2013 per agevolare accordi di filiera che vadano a valorizzare tutte le componenti economiche interessate e non soltanto qualcuna o quelle più forti.

6.Fare decollare in forma definitiva il progetto legato al Consorzio del Gran Suino Padano per la valorizzazione dei tagli di carni fresca ottenuti dai suini deputati alla produzione di cosce per i prosciutti. Realizzare forme di pubblicità mirata e capillare sul territorio per favorire il consumo di tali carni avviando progetti di valorizzazione commerciale del GSP nella GDO attraverso la definizione delle strategie di penetrazione nelle catene distributive.

7.Sensibilizzare le imprese di trasformazione di salumi IGP a rafforzare il legame con le produzioni di materia prima legate al territorio. Su questo aspetto si chiede anche l’ausilio delle istituzioni affinché si riveda il “decreto salumi” che consente l’utilizzo di materia prima proveniente dall’estero.

8.Effettuare una capillare ed importante opera volta al miglioramento delle condizioni igienico sanitarie degli allevamenti per il conseguimento di una barriera di biosicurezza efficace. In tema di miglioramento sanitario si chiede alle istituzioni l’intensificazione ed il miglioramento dei controlli relativamente agli aspetti sanitari sui suini vivi di importazione e sui prodotti derivati. Controlli che devono essere rivolti in modo particolare alle triangolazioni commerciali tra i Paesi UE e quelli terzi.

9.Su questo fronte i consorzi DOP e gli Istituti per il controllo della qualità devono avere un ruolo di primo piano e di coordinamento.

10.Ai fini del miglioramento degli aspetti igienico sanitari e di prevenzione delle malattie deve essere attuato un forte coordinamento tra Ministeri e Assessorati della Sanità e dell’ Agricoltura.

11.In materia di controllo ambientale (direttiva nitrati) devono essere attuate le norme previste applicando tuttavia una serie di facilitazioni e di integrazioni reddituali affinchè le imprese suinicole possano adeguarsi alle prescrizioni esistenti in modo graduale e non particolarmente oneroso. Il Piano di sviluppo rurale deve assecondare queste integrazioni. Prescrizioni analoghe devono essere previste anche per il cosiddetto “benessere animale”.

12.Applicare ed intensificare i controlli di tipo fiscale riguardo la correttezza delle operazioni di importazione dei suini e dei derivati con particolare riguardo alla ottemperanza degli obblighi fiscali, pagamento Iva ecc.

13.Promuovere l’accorpamento e l’offerta dei suini verso i macelli attraverso la costituzione e valorizzazione delle organizzazioni di prodotto, offerta che deve riguardare anche la promozione di suini vivi all’estero.

Il conseguimento di questi obiettivi può essere tanto più raggiungibile quanto più condiviso dalle organizzazioni sindacali di livello provinciale, regionale e dalle istituzioni presenti sul territorio: Regione, Province e Camere di Commercio.

 


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