15 Settembre, 2002
Wikidemocracy: liberi di esprimersi, ma con tessera
Sei stanco e deluso della politica lontana dalla gente? Vorresti poter scrivere tu il programma del tuo partito favorito? Sei nel posto giusto!.
Si chiama Wiki Democracy. A questo link trovate il suo sito. Si auto
presenta così: "E' un ambiente collaborativo e democratico per la
stesura e revisione di programmi politici, con partecipazione dal
basso, non governato né controllato dai partiti, il cui obiettivo è
riportare ai partiti un contenuto generato dai loro elettori con
proposte e iniziative di programma politico. Detto in parole povere,
far sapere ai partiti cosa pensano i loro elettori che abitano la
rete (i neretti sono degli autori del sito v.z.)".
L'idea è di Stefano Quintarelli, imprenditore delle
telecomunicazioni ed autorevole blogger (qui) ma trova la sua
origine in un lungo dibattito svoltosi nei blog nei giorni scorsi,
non appena si è diffusa la notizia che ci sarebbero state le
elezioni politiche. Vi si esprimeva il desiderio di essere liberi,
di non venire assordati da urli e insulti e di poter incidere
sull'agenda dei partiti, di poter articolare confronti seri sui
dati, di introdurre competenza e partecipazione degli elettori
dentro un dibattito che altrimenti si indurisce nello scontro tra
vertici.
Cos'è un wiki? Il mattone costitutivo - tra gli altri progetti - di
Wikipedia, è definito così nella presentazione dell'iniziativa
(qui): "un sito web che può essere modificato dai suoi utilizzatori
e i cui contenuti sono sviluppati in collaborazione da tutti coloro
che ne hanno accesso, come in un forum. La modifica dei contenuti è
aperta e libera, ma viene registrata in una cronologia permettendo
in caso di necessità di riportare la parte interessata alla versione
precedente; lo scopo è quello di condividere, scambiare
immagazzinare e ottimizzare la conoscenza in modo collaborativo. Il
termine wiki indica anche il software collaborativo utilizzato per
creare il sito web"
Riassumendo: se WD raggiungesse il suo obiettivo, i partiti
dovrebbero trovarsi a disposizione una quantità molto grande di
informazione "non mediata" dai media (scusate l'orrore verbale, ma è
questo che intendono i promotori di WD), una massa critica
democratica che dovrebbe incidere sui modi e i contenuti della loro
agenda elettorale. Per sostenere questo sforzo, i partecipanti al
progetto possono linkare in una pagina apposita (qui) documenti e
studi sulle questioni che ritengono di maggior rilievo e priorità.
L'esperienza dell'utente. Quando si va sul sito di di WD, si viene
subito colpiti dall'impatto fortemente normativo che lo
caratterizza. Non si vedono i contenuti, si vedono le regole
d'ingaggio. Chi ha scritto il progetto è preoccupato che chi vi si
avvicina per prima cosa capisca le regole di comportamento, ciò che
si può fare, ciò che non si può fare. Dunque, vediamo: non potete
mettervi a fare comizi, non è questo il posto dove catechizzare gli
altri. Semmai potete provare a catechizzare i responsabili del
vostro partito, cui potete sottoporre ogni genere di proposta.
Agli "altri" no: degli altri partiti, che non siano il vostro,
potete solo leggere programmi e proposte degli altri partecipanti
iscritti a quel partito.
Una perplessità, l'impostazione "partitocratica". E qui veniamo al
punto di maggiore perplessità dell'intero progetto, a un dissenso
sulla "metafora di interazione" che viene proposta. Appena vi
registrate a WD infatti non basta che diate il nome e il cognome,
allo scopo di sottoporvi ad un processo di registrazione giustamente
severo ma leggermente macchinoso: riempimento del modulo, invio dei
dati, conferma dell'iscrizione con uno sms, quindi attesa del
perfezionamento dell'iscrizione: va bene, in questo paese si
imbroglia e si urla troppo, e la selezione è noiosa ma giusta.
No, il problema sta proprio nell'obbligo di iscrizione. Quando mi
registro infatti, devo scegliere il partito, alla cui vita voglio
partecipare, da un menù a tendina che altri hanno predeterminato. Si
capisce il motivo anche di questa regola (garantire l'efficienza dei
lavori in un progetto che non ha moderatori né full time né part
time), ma questa costrizione forza la partecipazione dentro uno
schema troppo rigido. Il problema di questo paese sarà pur quello di
non sproloquiare fra ultrà, ma forse posso avere buone idee anche se
non sono un "militante", no? E' vero che si può "cambiare
iscrizione", e partecipare alla vita di altri partiti rispetto a
quello originario, ma mi pare proprio che non sia possibile
discutere per temi, se non all'interno delle aree di partito.
Era proprio necessario obbligare le persone a doversi dichiarare?
Personalmente ho dovuto "iscrivermi" a un partito, cosa che mi è
estranea oggi, mentre non mi è estranea la politica, ma solo per
poter partecipare al progetto. C'è un sapore di informatica
metallica, top-down e IT-like, "ufficiale", che non fa onore alle
intenzione del progetto.
Ma in bocca al lupo! WD raccoglie una lunga coda di conversazioni
avvenute nei blog, si è detto. C'era desiderio di libertà e di
accorciamento della catena del valore della politica. In certi
documenti di presentazione di WD, invece, sembra di leggere solo un
fastidio un filo autoritario per i media, un bersaglio ormai un po'
di maniera, come il numero dei piatti cinesi al circo, di quella che
è ormai la lobby delle blogstar. Non sarà il caso di evitare
strutture artificiose di incanalamento della discussione nelle nuove
forme che nascono?
In ogni caso è un gran bel tentativo e un'idea che merita di
crescere. In bocca al lupo!
 
Il sito wikydemocracy
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