15 Settembre, 2002
Come tornare a crescere di Robert Solow, Professore Emerito al MIT
Nel medio-lungo periodo le economie europee si sono comportate molto bene sul fronte della crescita di produttività, recuperando quasi tutto il grande vantaggio che gli Stati Uniti avevano nel 1950.......
Come tornare a crescere
di Robert Solow
Nel medio-lungo periodo le economie europee si sono comportate molto bene sul fronte della crescita di produttività, recuperando quasi tutto il grande vantaggio che gli Stati Uniti avevano nel 1950. Negli ultimi 5-10 anni, però, i risultati europei non sono stati altrettanto brillanti, mentre gli Stati Uniti sembrerebbero essere usciti dal rallentamento post anni Settanta. Infatti, anche nell'attuale fase di recessione, la produttività in Usa ha continuato a crescere (le prime due colonne della tabella di Daveri-Tabellini mostrano proprio questo).
La scarsità di domanda
L’andamento della produttività nel breve-medio periodo è molto importante per l’Europa. Il controllo dell'inflazione è stato aiutato dalla moderazione salariale e la quota di salario sul reddito nazionale si è ridotta. Questo probabilmente non può continuare all'infinito: se però i salari accelerano, per evitare guai, è necessario che la produttività cresca. E questo richiede un tasso di investimenti più alto, che per ora non è all'orizzonte. È facile attribuire la responsabilità di tutto ciò a quelle che eufemisticamente sono definite "incertezze geopolitiche". Incertezze che effettivamente pesano, ma che non possono essere usate come scusa per evitare di affrontare la necessità di contrastare la disoccupazione e l’eccesso di capacità produttiva. Credo che parte del problema consista semplicemente nella scarsità di domanda: è certamente vero in Germania e probabilmente anche altrove. Questo approccio non sostituisce le riforme del mercato del lavoro e del mercato dei prodotti, ma ne è un complemento necessario, politicamente ed economicamente.
Più occupati nel commercio
Il riferimento alle riforme nel mercato dei prodotti non è pro forma. I problemi europei con la crescita di produttività potrebbero essere indipendenti dal suo trovarsi o meno sulla frontiera della tecnologia, così come i recenti aumenti di produttività negli Stati Uniti non sono probabilmente il risultato degli impressionanti sviluppi tecnologici avvenuti in quel Paese. Uno studio di McKinsey ha mostrato che negli Stati Uniti i due contributi più importanti all’accelerazione della produttività dopo il 1995 sono arrivati dal commercio all’ingrosso e al dettaglio (Wal-Mart, in particolare). Va tenuto presente che l’ampiezza del contributo di un’industria dipende non solo dalla crescita di produttività al suo interno, ma anche dal suo livello di occupazione. (Una crescita rapida di produttività in un settore industriale di piccole dimensioni non ha nessun impatto su scala nazionale). Il commercio occupa un gran numero di persone e l’attuale crescita di produttività in questo settore deriva da un largo e intelligente uso di tecnologie dell'informazione, ma non rappresenta certo una frontiera dell’high tech. Questo tipo di crescita si evidenzia nella Produttività totale dei fattori (Total factor productivity) e giustamente ne fa parte.
Aprirsi alla concorrenza
Naturalmente, non c’è ragione perché nel lungo periodo l’Europa non debba svolgere un ruolo altrettanto importante di quello degli Stati Uniti nel progresso della frontiera tecnologica. Ma questo richiede riforme istituzionali (probabilmente, alcune anche nelle università) e dunque è un processo lento. È certamente più facile e più veloce ottenere i guadagni di produttività da migliori risultati macro nel breve periodo e da una più forte concorrenza. Sia dalla concorrenza interna sia da quella derivante da una maggiore apertura alle importazioni e al trasferimento di aziende straniere. Lo studio di McKinsey è solo uno dei molti che dimostrano in modo convincente, settore industriale per settore industriale, il ruolo fondamentale che una forte concorrenza gioca nel determinare i risultati di un settore.
Vale la pena sottolineare che le politiche volte a migliorare l’efficienza – sul piano macroeconomico e su quello del mercato del lavoro e dei prodotti– hanno effetti distributivi. Questo deve essere tenuto ben presente nel delineare pacchetti di riforma che siano politicamente accettabili. Non credo che l’esempio americano possa essere preso a modello in questo campo.
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Robert Solow è Professore Emerito al MIT. Ha ricevuto il premio Nobel per l'economia nel 1987 per il suo contributo alla teoria della crescita economica, ma i suoi contributi spaziano dalla teoria del capitale alla programmazione lineare. E’ riconosciuto come uno dei maggiori esponenti della sintesi macroeconomica neo-keynesiana. Recentemente si sta occupando dei temi del welfare e del mercato del lavoro.
 
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