15 Settembre, 2002
Corada: la garanzia che il PD cremonese resterà nell’area di centrosinistra. di G.C.Storti
La scesa in campo di Gian Carlo Corada per le Primarie è una scelta di coraggio. Perché non sempre é positivo che i magistrati si mettano in politica.
Corada: la garanzia che il PD cremonese resterà
nell’area di centrosinistra.
La scesa in campo di Gian Carlo Corada per
le Primarie è una scelta di coraggio. Perché
non sempre é positivo che i magistrati si
mettano in politica.
La scelta di una parte del gruppo dirigente
del PD cremonese di non chiedere a Gian Carlo
Corada di ripresentarsi quale candidato Sindaco
per un secondo mandato e di puntare sul rinnovamento
politico ed amministrativo sostenendo la
candidatura del magistrato Pier Paolo Beluzzi,
ha aperto nel neonato Partito Democratico
una forte e, speriamo, salutare discussione.
Molto positiva, sul piano dell’etica e della
politica, la scelta di Corada di scendere
in campo ed “obbligare” il partito a misurarsi
con “Primarie vere”.
Nei giorni scorsi alcuni hanno fatto questo
confronto: “Beluzzi–Obama” l’innovazione,
“Corada –Clinton” il conservatorismo.
Si capisce il senso, che può suscitare anche
qualche apprezzamento: Hillary ha maggiore
esperienza, più concretezza, più vicinanza
ai ceti popolari. Eppure il paragone non
convince. Non tanto perché Hillary ha perso,
ma perché Barak é senatore da tempo, non
é spuntato dal nulla (ha tenuto lui l'orazione
più importante alla Convention democratica
del 2004); si é imposto contro i vertici
del suo partito, ha saputo parlare al “cuore”
della gente. Caso mai, quindi, se proprio
é con l'esperienza statunitense che dobbiamo
fare paragoni, Corada ricorda molto di più
il Barak Obama di oggi, che unisce idealità,
voglia di cambiamento, senso del futuro con
concretezza del programma e difesa dei più
deboli. Ma sarebbe meglio lasciar perdere
paragoni impropri, anche per la piccolezza
della nostra questione rispetto alle vicende
del Paese più importante del mondo.
Occorre superare la superficialità, ed andare
più nel profondo con l'analisi. Ritengo che
la scelta dell’innovazione legata essenzialmente
all'età anagrafica ed alla esperienza amministrativa
non può essere l’unico riferimento che guidi
le scelte del PD.
Invito i volonterosi a rileggersi alcuni
significativi passaggi della relazione di
Walter Veltroni alla Assemblea Costituente
del PD di qualche mese fa.
La nascita del PD, dice Veltroni, si basa
su quattro pilastri fondamentali:
· Il riformismo: “ Il PD è l’evoluzione del grande processo
riformista che ha visto il maturare delle
condizioni che hanno permesso a tre grandi
culture - socialista, cattolico popolare, laico democratica,
italiane ed europee - di dare vita ad un
partito nuovo (non nuovo partito) che ha
l’obiettivo di migliorare stabilmente le
condizioni di vita, economiche e sociali
dei lavoratori, del pensionati, dei giovani
e dei cittadini dispiegando la sua azione
nell’area politica di centro-sinistra”
· Le Primarie: “La democrazia delle primarie non è un
fatto episodico ma un elemento strutturale,
appunto, che permetterà non solo di scegliere
gli amministratori ma i dirigenti del partito”;
· Le competenze: “La competenza dei nostri amministratori
e dei nostri dirigenti dovrà essere la chiave
per permettere la scelta delle donne e degli
uomini, che con spirito di servizio, assumeranno
responsabilità politiche ed amministrative”;
· I valori: “Assumiamo, in continuità con la nostra
storia, i valori contenuti nella prima parte
della Costituzione Repubblicana, nata dalla
lotta di Liberazione e dall’antifascismo”.
Ho letto il discorso di Gian Carlo Corada
con il quale ha sciolto la riserva circa
la sua ricandidatura e devo dire che in quelle
poche pagine sono contenuti passaggi di altissimo
valore che fanno di Corada non solo un amministratore
capace ma il “portatore” di quei valori fondanti
che sono alla base del partito nuovo.
Il rapporto tra “passato e futuro” non è
“monnezza”, non è “roba vecchia” da buttare,
ma appunto la cerniera che permette a milioni
di uomini e di donne di dichiararsi con orgoglio
“democratici”, superando le vecchie e logore
denominazioni del ‘900.
Credo cioè che - anche su questo versante,
quello più specificatamente politico – la
candidatura di Corada a Sindaco della città
per il centrosinistra rappresenti non solo
una scelta vincente, ma anche la garanzia
per avviare una fase che permetterà appunto
l’innovazione.
La scelta di Beluzzi - di per sé così discontinua,
così repentina, così “contro” Corada - manda
in fibrillazione una base, un elettorato,
un popolo di cittadini che vuole essere innovatore
e, senza forzature e senza rotture, vuole
preparare e costruire il rinnovamento.
Ho cioè la sensazione che la scelta di Beluzzi
sia stata fatta anche per consacrare un’altra
scelta politica, quella della rottura aprioristica
con le formazioni a sinistra del PD. La politica
delle alleanze, invece, non può essere fatta
a tavolino, a freddo, a prescindere e senza
una discussione approfondita e seria che
coinvolga il Partito nella sua interezza.
Se si punta ad uno spostamento del PD dall’area
di centro-sinistra all’area di centro, se
si é convinti che siano necessarie nuove
alleanze con altre non meglio identificate
aree del centro o del centrodestra, occorre
dirlo in maniera chiara ed esplicita, ed
occorre aprire una discussione larga ed aperta.
Insomma è noto e legittimo che una parte
del PD voglia collocare questo partito in
un’area di centro. Ecco Corada rappresenta
la garanzia, invece, che questo Partito Democratico
resterà nell’area di centro-sinistra.
Non ho la fortuna di conoscere Pier Paolo
Beluzzi, né la sua storia né i suoi programmi.
Certo condivido il fatto che la sua scesa
in campo sia una scelta coraggiosa. Credo
però, con molto garbo ed in tutta serenità,
che vada anche detto come non sempre sia
positivo che i magistrati si mettano in politica.
Al di là delle regole vi sono ragioni “ambientali”
che sconsiglierebbero tali decisioni.
Alcuni infine azzardano il paragone tra Beluzzi
e Paolo Bodini. Per farlo rischiano anche
di stiracchiare la lingua italiana, definendo
Beluzzi come “professionista”, cosa che mal
si addice ad un magistrato in carriera. Io
credo siamo in presenza di due figure che
hanno caratteristiche sociali completamente
diverse. Bodini era certamente un uomo della
società civile. Beluzzi é magistrato e, dunque,
in quanto tale, componente di uno dei tre
poteri sui quali si basa la nostra Repubblica.
Bodini era certo indipendente rispetto alla
politica, ma nello stesso tempo era fortemente
impegnato nella sua città sui temi del sociale,
non solo in quanto medico, ma perché, cito
lui stesso, “come cattolico democratico mi
sono sentito da sempre impegnato dalla parte
degli umili e contro le politiche berlusconiane
che portano alla distruzione della comunità
a vantaggi dell’individualismo”.
Insomma, Paolo Bodini fu certo un volto nuovo
della politica-partitica, ma un volto comunque
della nostra tradizione sociale che ha saputo
innovare fortemente i metodi della gestione
amministrativa.
Non sono certo che la stessa cosa si possa
dire per Pier Paolo Beluzzi. Non ne sappiamo
nulla o ben poco. Per citare la famosa canzone
“lo scopriremo solo vivendo”.
Corada sta lavorando al programma, Beluzzi,
immagino, pure. Sono certo che non saranno
molto diversi.
Diverso è l’approccio e la cosa che fa la
differenza, forse più di altre è, appunto,
la garanzia (di cui tutti noi sentiamo un
forte bisogno), su uno dei valori fondanti
del partito nuovo: il riformismo.
Come molti auspico che questa campagna delle
primarie non venga ridotta ad una sorta di
“duello rusticano” ma sia per davvero la
svolta costituente del PD Cremonese.
Devo dare ancora una volta ragione a Corada.
Chiunque perda dovrà far proprio quello “spirito
di servizio” di cui parlava Veltroni, mettendosi
a disposizione del vincente per battere la
destra.
Destra non è una parola vuota, é invece un
termine pieno di significati negativi non
solo per la nostra tradizione ma anche per
il nostro futuro.
Insomma ai giovani non possiamo passare solo
“stelle filanti ed effetti speciali”, ma
dobbiamo saper trasferire anche valori sicuri,
consolidati: le scatole di famiglia che contengono
anche fotografie magari ingiallite, ma nelle
quali essi possano riconoscere il proprio
DNA.
Gian Carlo Storti
Cremona 15 settembre 2008
 
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