15 Settembre, 2002
Cremona: incontro con lo scrittore triestino Boris Pahor, candidato al premio Nobel
Sono già più di cinquecento le adesioni alla conferenza testimonianza di Boris Phor, lo scrittore triestino candidato al premio Nobel, seconda tappa delle iniziative organizzate dal Comitato provinciale per la difesa e lo sviluppo della democrazia per celebrare la Giornata della Memoria.
Pahor parlerà mercoledì 21 gennaio alle 10,45 nell’Aula Magna dell’Itis “Torriani” in via Seminario 17/19.
La conferenza è dedicata soprattutto agli studenti delle scuole medie superiori della provincia, ma è aperta alla cittadinanza.
Boris Pahor, oggi novantacinquenne, ha ripubblicato nel 2008, con testo rivisto, il romanzo autobiografico “Necropoli” (Fazi editore, Roma, con prefazione di Claudio Magris), nel quale racconta la sua esperienza nel campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, sui Vosgi, dove i nazisti sterminarono soprattutto rom e dissidenti politici.
La memoria torna alla mente dell’Autore nel corso di una visita a ciò che resta di quel campo. Di fronte alle baracche e al filo spinato il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di commozione. Nel racconto si snodano le infinite vicende che ci parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, unite però alla solidarietà fra i prigionieri, a un’umanità mai del tutto sconfitta, a un desiderio di vivere che nessuno riesce a far perdere, sentimenti che riescono a fare di questo tormentato e drammatico racconto un racconto di vita e non di morte.
“Necropoli riesce a fondere l’assoluto dell’orrore con la complessità della storia” scrive nella prefazione Claudio Magris. E la Suddeutsche Zeitung paragona Pahor a Primo Levi, Imre Kértesz e Robert Antelme.
La conferenza di Boris Pahor non si limiterà alla presentazione del libro. Il titolo è infatti “Dalla persecuzione della minoranza slovena agli orrori di Natzweilr-Struthof”.
“Che non si dimentichi la nostra tragedia – ha scritto Pahor – Si parla di sei milioni di ebrei e quattro di genericamente “altri”, gli zingari e i dissidenti. Gli zingari furono “solo” seicentomila. Dedico la Legion d’Onore che mi hanno dato in Francia agli “altri”, a quelli che non sono tornati”.
 
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