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 Attualità

15 Settembre, 2002
L'Arci organizza un incontro con Gian Carlo Corada
"Una Scelta di Civiltà" Cremona Città Aperta

Elezioni Amministrative 2009

Comune di Cremona

21-22 giugno - Ballottaggio per il Sindaco

 

"Una Scelta di Civiltà"

CREMONA CITTA' APERTA

 

SABATO 13 GIUGNO

ore 18:30

"Luogocomune"

Centro Sociale Culturale Arci

Via Cesare Speciano, 4

Cremona

 

INCONTRO CON

GIANCARLO CORADA

 

Un Confronto Libero e Pubblico

tra Cittadini, Volontari, Attivisti della Società Civile

e il Candidato Sindaco di Cremona

 

faccia a faccia senza filtro

sul programma del centrosinistra

 

politiche sociali e welfare

diritti e libertà civili

economia solidale e beni comuni

lavoro e precarietà

culture e formazione

ambiente e territorio

pace e diritti umani

giovani e ragazze

migranti e multietnicità

democrazia partecipativa

 

sono invitati a partecipare i cittadini e le cittadine,

l'associazionismo, il volontariato, la cooperazione

il terzo settore, le reti e i movimenti sociali

 

 

 

 

 

 

L'Appello dell’Arci Cremonese

 

Siamo nel pieno di una crisi della politica che viene da lontano e che ha molte cause, dalla burocratizzazione di un ceto politico sempre più autoreferente alla strutturazione dei comitati d’affari politico-economici, dalla persistente infiltrazione dei poteri mafiosi alla diffusione di una cultura dell’illegalità.

E che in questi anni, nell’èra della globalizzazione neoliberista e della guerra permanente, si è combinata con lo svuotamento delle stesse sedi della democrazia rappresentativa, di fronte al dominio pervasivo del mercato selvaggio e all’opera di grandi potentati e di organismi socialmente irresponsabili, dal G8 al WTO, privi di alcun mandato democratico e controllo dei cittadini.

 

Un allargamento del divario tra governanti e governati che in particolare in Italia è stato utilizzato dal populismo autoritario del berlusconismo per cavalcare l’antipolitica, ed oggi ci spinge fin sull’orlo di un abisso plebiscitario.

Intrecciandosi con la più grave crisi economica degli ultimi decenni e con la crescente crisi morale conseguente all’imporsi delle logiche di individualismo egoistico senza regole e senza princìpi, queste politiche hanno determinato una crescente precarizzazione del lavoro e della vita, un impoverimento delle nostre comunità, indebolendo la coesione sociale e attaccando le conquiste novecentesche della cittadinanza sociale europea, frutto di un secolo di lotte popolari.

Oggi, di fronte alla nuove questioni poste dai flussi migratori planetari, si alimentano paure xenofobe e si criminalizzano milioni di donne e di uomini in fuga dalla fame, dalla miseria, dalla persecuzione per costruire miserabili fortune elettorali contingenti con la proclamazione di politiche securitarie e di esclusione, che ci rendono tutti meno liberi e meno sicuri.

Queste tendenze rischiano di travolgere la stessa convivenza civile e lo Stato di diritto.

 

Eppure, a partire da altre parti del Mondo, dagli USA di Barack Obama all'America Latina del "nuovo socialismo del 21° secolo", sembrano finalmente rompersi i soffocanti paradigmi ideologici, politici e militari della fase dell'unilateralismo ultraliberista e guerrafondaio che hanno devastato il Pianeta nell'ultimo decennio.

 

 

Anche a Cremona, in Italia, in Europa, scegliamo di avviare nuovi percorsi di civiltà.

Fermiamo l’odio, spezziamo l’indifferenza, costruiamo comunità!

 

Facciamo appello alle cittadine e ai cittadini affinchè dentro questa crisi drammatica, anche con il proprio voto scelgano di riprendere in mano il proprio futuro, interrompendo questa dinamica pericolosa per riaprire una nuova fase di partecipazione democratica e di lotta per i diritti di cittadinanza.

 

Vogliamo vivere in una città e in un continente fondati sulla libertà, sull’eguaglianza e sulla solidarietà, garanti di tutti i diritti umani per tutti, improntati dalla differenza di genere, fautori della convivenza interetnica e multiculturale, costruttori di pace nel Mondo.

 

Vogliamo una Cremona e un’Europa:

 

- aperti e solidali; capaci di accoglienza e integrazione con i nativi e con i migranti; contro ogni forma di discriminazione, intolleranza, xenofobia e razzismo.

 

- dei diritti sociali: per costruire inclusione e coesione attraverso un welfare delle coperture universali; contro la crescita della povertà, della marginalizzazione e dell’esclusione.

 

- delle libertà civili: per riconoscere ogni soggettività e valorizzare ogni diversità, dalle culture giovanili agli stili di vita, assicurando possibilità di scelta e percorsi di autodeterminazione, piena cittadinanza di ogni identità e orientamento sessuale, di ogni ispirazione morale e religiosa, di ogni condizione umana, dalla disabilità alla reclusione; contro ogni ideologia di fondamentalismo, di oscurantismo e totalitarismo.

 

- del lavoro: per garantire diritti e dignità, reddito e autonomia a tutti i lavoratori, sicurezza e democrazia nei luoghi di lavoro; contro la precarietà e la disoccupazione, lo sfruttamento e l’isolamento, il lavoro nero e il caporalato delle nuove forme di schiavismo.

 

- della cultura: per affermare il diritto al sapere, alla formazione e all’espressione per tutte e per tutti, per promuovere la conoscenza e l’esperienza dei linguaggi e delle arti, per diffondere le opportunità di comunicazione e di relazione; contro l’omologazione e il conformismo, il monopolio dell’informazione e la privatizzazione dell’istruzione.

 

- dell’ambiente: per riconvertire ecologicamente l’economia a partire dall’intangibilità dei vincoli di impatto ambientale, verso un nuovo modello di sviluppo centrato sulla drastica riduzione delle emissioni e degli inquinamenti, sulle energie rinnovabili, la decrescita quantitativa, lo stop alla distruzione del paesaggio e al consumo del territorio; contro il ritorno al nucleare e la cementificazione, le speculazioni edilizie e gli scempi urbanistici.

 

- dei beni comuni: per difendere il carattere pubblico dei servizi locali, dall’acqua all’energia, dal welfare alla mobilità; contro la privatizzazione delle aziende comunitarie e la riduzione a merce di nuovi ambiti del vivere nel territorio.

 

- della democrazia: per promuovere nuove forme partecipative e di cittadinanza attiva, dalle comunità locali all’Europa dei popoli, valorizzando l’autorganizzazione della società civile e la molteplicità dei percorsi di soggettività politica, dall’associazionismo al volontariato ai nuovi movimenti; contro la burocratizzazione tecnocratica e la riduzione degli spazi di partecipazione e pluralismo, la passivizzazione dell’opinione pubblica, la criminalizzazione delle forme di opposizione e di conflitto sociale, l’attacco alla Costituzione della Repubblica.

 

 

 

Facciamo appello a tutte e a tutti, ai lavoratori e ai giovani, alle comunità informali e alle reti della società civile, affinchè con il nostro voto si sappia dare una risposta di civiltà al rischio dell’imbarbarimento.

 

A Cremona come in Europa, qui e ora, occorre fermare queste destre perché si dimostrano prive di cultura democratica, fautrici di integralismi illiberali e portatrici di interessi particolari.

 

Sostenere le forze democratiche, progressive e alternative del centrosinistra e della sinistra, pur tra contraddizioni e inadeguatezze, nel riconoscimento della loro articolazione e nonostante la loro attuale divisione, è una scelta dalla parte dell’interesse generale, è la premessa necessaria per tenere aperta la speranza nel futuro anche dentro le istituzioni.

 

Per continuare con più forza il cammino sulla strada di un altro Mondo possibile.

 

 

La Presidenza Arci Cremona

 

 

 

NON RESTIAMO A GUARDARE:

IL NOSTRO FUTURO E' NELLE NOSTRE MANI.

 

INDIFFERENTI MAI!

 

 

 

 

 

 

<< Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che 'vivere vuol dire essere partigiani'.

Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

 

L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.

L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti.

 

Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo.

Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa.

Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.

 

E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?

Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

 

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.

 

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. >>

 

Antonio Gramsci

"La Città Futura"

11 febbraio 1917

 


       



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