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 Politica

15 Settembre, 2002
Etica e nucleare di Carla Bellani, vice-presidente delle ACL di Cremona
Una scelta di nonviolenza e di pace mette fuori gioco il nucleare civile perché è l’altra faccia del nucleare militare e perchè può permettere traffici per scopi bellici e terroristici e minacciare così la pace nel mondo

Etica e nucleare di Carla Bellani, vice-presidente delle ACL di Cremona
Una scelta di nonviolenza e di pace mette fuori gioco il nucleare civile perché è l’altra faccia del nucleare militare e perchè può permettere traffici per scopi bellici e terroristici e minacciare così la pace nel mondo.
1) Etica della responsabilità
A) La decisione che ha portato al ddl 99 del luglio 2009 non tiene in conto di elementi tanto importanti da rendere la scelta non fattibile e che proprio per questo fanno pensare ad una scarsa serietà da parte dei decisori politici.
Infatti:
- il deficit italiano in materia di know-out scientifico e tecnologia nucleare (tesi del prof. Baracca) ipoteca la realizzazione delle centrali;
- la grave questione morale che interessa ormai ogni ambito di attività, offre alla malavita la possibilità di infiltrarsi nelle grandi opere, di esserne foraggiata e di depistarne le finalità;
- lo stato del fiume Po, già malato, (ultimo incidente, la macchia oleosa) e quello del nostro territorio, posto in situazione di stress ambientale (Tamoil, scorie nucleari a Caorso, inquinamento atmosferico, ecc.) non possono farsi carico anche del nucleare.
B) Quale responsabilità per la vita delle persone e l’ambiente?
- le centrali, modello EPR, non costituiscono il nucleare sicuro;
- gli incidenti da centrale nucleare resi noti nel solo 2009 sono stati 21 a livello mondiale;
- in Italia, non esiste un sito idoneo ad ospitare le scorie e si rischia di far pagare i danni ambientali alle generazioni future;
- uno studio epidemiologico del governo tedesco fatto in prossimità ai 16 impianti nucleari, (Childhood leucemia in the vicinity of nuclerar power plants in Germany, 2008) dimostra che il rischio di contrarre leucemia per i bambini con meno di cinque anni aumenta con la vicinanza della loro residenza alla centrale;
2) Etica sociale: bene comune e democrazia
Le politiche ambientali non possono essere affrontate con la logica delle emergenze e in modo autoritario ma vanno inserite in una progettazione di ampio raggio e va prevista una gestione trasparente e democratica.
- Il ddl 99 del luglio 2009 nega un processo di questo tipo.
- Manca un piano energetico nazionale come hanno chiesto i 2000 accademici dell’appello “energia per la vita” inviato al governo.
Il ddl toglie il potere alle comunità locali che, oltre a non avere voce sul futuro energetico del loro territorio, devono subire le modalità decise a monte (militarizzazione dei siti, compensazioni territoriali, commissariamento delle amministrazioni dissidenti, ecc.).
-Viene umiliata anche la corretta informazione e la partecipazione dei cittadini.
-Questa è una modalità violenta, imposta e portata avanti da una maggioranza che cavalca il nucleare senza pensare alla tenuta del paese e alle spaccature sociali che possono verificarsi sui territori.
-L’elevato costo delle centrali (circa 8 miliardi di euro l’una) non fa il bene dei cittadini contribuenti; oltretutto, in tempi di crisi non ne favorisce l’occupazione come porterebbe invece lo sviluppo delle energie verdi.
3) Etica dello sviluppo
Le centrali nucleari rientrano in un modello di sviluppo “felice” nel senso di solidale con le persone e l’ambiente, come suggerisce anche la Caritas in veritate?
- E’ dimostrato che l’Italia non ha bisogno di più energia.
- In ogni caso, bisogna chiedersi se è etico puntare ad avere più energia senza considerare le conseguenze sociali ed ambientali.
- E’giunto il momento di affermare la categoria etica del limite.
- La ricerca dell’energia inesauribile, l’indifferenza allo spreco di risorse ed energia chiamano in campo una pastorale dei nuovi stili di vita, della salvaguardia del creato, di educazione alla sobrietà quotidiana e alla condivisione con chi ha meno.
- L’esigenza di giustizia verso un mondo che vive in povertà deve mettere al centro non il consumare di più da parte dei ricchi, ma il diritto dei poveri ad utilizzare risorse e tecnologie accessibili e che li rendano autonomi (non è il caso del nucleare).
- Una scelta di nonviolenza e di pace mette fuori gioco il nucleare civile perché è l’altra faccia del nucleare militare e perchè può permettere traffici per scopi bellici e terroristici e minacciare così la pace nel mondo.

 


       



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