15 Settembre, 2002
Daina, che errore appoggiare la destra.
di Gian Carlo Storti *dalla rubrica il welfare de
Daina, che errore appoggiare la destra.
di Gian Carlo Storti *dalla rubrica il welfare
de " Il Piccolo" edizione di sabato
24 aprile 2004.
Daina non riesce ad essere voce " fuori
dal coro".
Se la Cgil di Mimmo Dolci ha difficoltà a
schierasi e fare campagna elettorale per
il centro sinistra, allargato a rifondazione,
la Cisl di Mario Daina invece prende posizione
e boccia in un sol colpo sia Gian Carlo Corada
che Giuseppe Torchio e lancia un messaggio
, apparentemente fuori dal coro, di lotta
dura senza paura contro Mario Maestroni,
indicato come il personaggio " al centro
di tutti gli equilibri economici e politici
di questa provincia". Insomma tutti
a casa " la classe dirigente è vecchia
ed immobile".
Visto che Daina boccia il " polo di
centro sinistra", ne consegue che darà
indicazioni di voto per " il polo di
centro destra". Questo è un grande errore
strategico per gli interessi che il sindacato,
anche quello della Cisl, intende rappresentare.
La situazione oggi è chiara : abbiamo nella
nostra provincia un " blocco sociale
e politico" di centro sinistra , forte,
autorevole, che è in grado di interloquire
e , in parte condizionare, e trovare intese
con i " poteri forti" , quelli
economici e , faticosamente, si è cercato
e si cercherà, di costruire una "asse"
che permetta ai nostri territori di evitare
l'isolamento e di garantirsi lo sviluppo,
quello compatibile. Insomma un potere "politico
forte di centro sinistra " che fa da
contraltare ad un potere " economico
forte ". Mi pare che i risultati di
un decennio di amminisitrazione di centro
sinistra ci siano come ha già ricordato Luciano
Pizzetti.
Daina quindi si presta ad una operazione
politica di delegittimazione, rompendo con
la tradizione moderata e di equlibrio della
Cisl, di una classe dirigente che porta solo
al qualunquismo, al non voto, al rafforzamento
di quei potentati economici che non avranno
piu' nessun contraltare e che potranno direttamente
governare con uomini di loro fiducia. E'
questo che vuole Mario Daina ? E' questo
che vogliono gli iscritti della CISL ? Insomma
si rifletta perchè di questo passo, a forza
di delegittimare, si rischia di mettere in
forse anche la rete dei cittadini che credono
alla democrazia e che per questo vanno a
votare.
Giuseppe Torchio risponde positivamente alle
sollecitazioni sul " welfare"
In una precedente nota avevo posto a Giuseppe
Torchio alcuni problemi sul welfare . Mi
ha inviato il nuovo testo del suo programma.
Un impegno programmatico che raccoglie molte
delle sollecitazioni che erano state sollevate.
Una risposta quindi positiva a temi complessi
e sui quali necessitano forti risorse e la
mobilitazione di tante forze. Riporto alcuni
brani, quelli che ritengo piu' significativi.
Dal programma sul welfare di Giuseppe Torchio
: " L’aumento dell’età chiede di aumentare
la qualità e la presenza della popolazione
anziana nelle Rsa. E’ noto che mancano all’appello
circa trecento posti letto nelle case di
riposo e ci troviamo di fronte a liste di
attesa molto lunghe: una riflessione e forti
iniziative sono da assumere per risolvere
queste necessità.
Anche la rappresentanza dei familiari dei
degenti e la stessa realtà delle Ipab chiedono
una più forte attenzione al progressivo estendersi
di trattamenti sanitari nella fascia della
quarta età senza adeguato riconoscimento
economico. Per quanto riguarda l’applicazione
dell’Isee riferito ai livelli di reddito
della popolazione anziana si
estenderà alla generalità del territorio
la ricaduta degli accordi tra Comuni, rappresentanze
sociali,realtà del volontariato reperendo
le necessarie risorse ed attivando sul territorio
i contenuti delle intese tra Anci Lombardia
e rappresentanti sindacali dei pensionati.
La Lombardia rappresenta, nelle sue apparenti
contraddizioni legate alle differenti maggioranze
politiche che presiedono agli enti locali,
un esempio di concretezza operativa che ha
portato alla creazione di una forte rete
sociale con la diretta partecipazione economica
finanziaria di tutti gli enti.
Si tratta di un processo iniziato quasi trent’anni
fa, che ha visto nel 1986 l’opportuna approvazione
della legge-quadro sull’assistenza e l’integrazione
socio sanitaria. Tale apertura di orizzonte
ha portato a realizzare servizi d’avanguardia
evidenziando un livello di investimenti nelle
politiche sociali di circa sei volte superiore
rispetto alla media nazionale. A ciò si aggiungano
le quote non indifferenti di intervento nelle
rette delle case per gli anziani o delle
strutture legate all’affido dei minori o
ancora dei centri socio educativi (Cse).
Andranno poi valutati con attenzione tutti
i progetti per l’inserimento lavorativo delle
persone portatrici di handicap, con grandi
difficoltà di inserimento lavorativo.
Si può oggi calcolare che l’apporto degli
enti locali sul pacchetto del welfare incida
per circa il 70% sui Comuni e per la restante
parte sulla Regione, con un onere complessivo
di 3,5 miliardi di euro annui.
La capacità di relazione tra i vari soggetti
istituzionali interessati ha portato alla
definizione dei piani di zona fortemente
partecipati a livello territoriale, mantenendo
al centro dell’iniziativa i Comuni associati
ed evitando il conferimento dell’intera problematica
all’Asl. L’istituzione, con oltre tre anni
di ritardo, della Conferenza per la rogrammazione
sanitaria e socio-sanitaria, rappresenta
un momento importante di verifica critica
di tutta la politica regionale, che ha determinato
vistose carenze incolmabili con la semplice
equazione privatizzazione/aziendalizzazione.
Va pertanto recuperato il patrimonio degli
enti locali, profondi conoscitori dei bisogni
della gente e momento di indubbia tenuta
a livello istituzionale.
Esistono esperienze di grande importanza
anche nel settore dello scambio di servizi
fra cittadini. Un esperimento fondamentale
che ha dato risultati di grande importanza
è quello della “Banca del tempo”. Questo
è un modo per riorganizzare la rete di aiuto
reciproco, ricreando quei rapporti di buon
vicinato che, per le trasformazioni del vivere
quotidiano, stanno ormai scomparendo. E’
un modello intelligente che va incentivato
e aiutato a crescere.
Rimane aperta la questione ospedaliera legata
alla necessità di restituire la piena autonomia
alla realtà del casalasco-viadanese e all’ospedale
Oglio-Po, la cui natura pubblica rimane fondamentale,
inopinatamente cancellata dalla giunta regionale
e da recuperare attraverso nuovi orientamenti
della Regione. Un’importanza particolare
riveste l’ospedale Robbiani di Soresina che
richiede la coraggiosa ripresa del piano
di riabilitazione, già precedentemente approvato
e denominato Conz, la
messa in rete dei 3,5 milioni di euro promessi
e mai attribuiti dalla Regione, con gli opportuni
aggiornamenti al servizio del territorio
sicuramente molto più significativo dell’attuale
elaborato dall’Azienda Ospedaliera di Crema.
E’ interessante, anche se con punte di criticità,
il processo di riconversione dell’Ospedale
di Rivolta d’Adda, mentre è di grande rilievo
lo sforzo degli enti locali nel recupero
degli ospedali di Castelleone e Soncino.
E’ fondamentale inoltre, nel campo del Welfare,
sostenere il ruolo dell’Osservatorio delle
Politiche Sociali, la nuova frontiera che
le Province (ed in particolare quelle lombarde)
si sono prefisse nell’ambito delle competenze
stabilite con la legge quadro sui servizi
sociali (legge n. 328/200).
Il volontariato e l’associazionismo.
La politica deve essere un motore di speranza
e non terreno di sconto a tutti i costi.
Creare modelli e osare progetti deve comunicare
una prospettiva e invitare alla partecipazione
verso un progetto.
Spesso in questi anni le contrapposizioni
e gli scontri duro hanno contribuito a creare
un clima di diffidenza verso l’idea dell’amministrazione
della cosa pubblica. E’ una circostanza negativa
che ha avuto anche effetti positivi. Molti,
non riconoscendosi più nei luoghi tipici
del dibattito politico, hanno scelto di servire
la collettività nelle varie associazioni
di volontariato. Questo impegno fondamentale
per il vivere civile ha una valenza nobile
centrale: l’amministrazione deve quindi
favorire e aiutare ogni forma di privato
sociale che vada ad implementare l’azione
degli enti pubblici, nella certezza delle
regole e nel rispetto dell’inquadramento
del personale interessato alla realizzazione
dei progetti e in una politica che superi
il principio del massimo ribasso nelle gare
senza mettere in discussione il rispetto
da parte degli operatori dei diritti dei
soci-lavoratori e dei dipendenti. Come indica
il Vescovo di Cremona, mons. Dante Lafranconi,
bisogna evitare contrapposizioni e lotte
tra gruppi e associazioni tali da indurre
a pensare che esistano interessi di altra
natura.
Un ruolo fondamentale nella nostra vita sociale
è ricoperto anche dalle associazioni di difesa
dei consumatori che tengono monitorati molti
aspetti della nostra quotidianità, garantendoci
dalle possibili disfunzioni. La sicurezza
alimentare, la difesa dei risparmiatori e
tante altre attività passano attraverso questi
filtri importanti della società. Sono azioni
e impegni che vanno favoriti, soprattutto
nella possibilità di divulgare i dati delle
ricerche e comunicare in incontri pubblici
le possibilità degli utenti."
Gian Carlo Storti
storti@welfarecremona.it
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