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15 Settembre, 2002
E i precari quanti sono?
Interrogazione di Galmozzi (Prc) in Consiglio Provinciale

Precarietà del lavoro e della vita. Qual è la fotografia della Provincia di Cremona? Questo il quesito contenuto nell'interrogazione presentata da ATTILIO GALMOZZI, consigliere provinciale per Rifondazione Comunista, affinché venga inserita nell'ordine dei lavori per il prossimo consiglio.
Il testo.
Da una recente indagine promossa dall'Ires e dal Nidil CGIL (sindacato che tutela le nuove identità del lavoro) è emersa una poco rassicurante fotografia dell'Italia del precariato, condizione che sta assumendo sempre più la caratteristica di condizione predominante nel mercato del lavoro. I lavoratori parasubordinati quantificati nel nostro Paese (dato giugno 2005) sono 1.785.856, almeno tanti sono i lavoratori attivi che hanno versato i contributi al fondo "parasubordinati" dell'INPS. Un numero, questo, che va a smontare le rassicurazioni del governo circa la reale incidenza del precariato nel nostro Paese, stimato da fonti governative in circa 400.000 unità. Infatti, accanto alla quantità, i ricercatori hanno collocato il reddito dei precari, sempre in base ai dati forniti dall'INPS: 3.266 milioni di euro annui, per una media di 13.063 euro lordi a collaboratore, in linea cioè con le ricerche Ires ed Eurispes e ben al di sotto di quanto sarebbe se i precari sarebbero 400.000 (come da fonti governative): in quel caso il reddito pro capite (rapportato ai versamenti INPS) sarebbe di 58.321, trasformando così la precarietà da condizione da combattere a vero e proprio miraggio.
Alcuni giorni fa l'Ocse ha pubblicato i suoi studi sull'economia italiana (dati riferiti al 2005) dove dopo 24 mesi di crescita occupazionale, seppur viziata dal dilagare delle nuove forme contrattuali instabili, l'occupazione rimarrà ferma almeno fino al 2006, lasciando nella situazione attuale almeno 2 milioni di lavoratori. Sempre in termini occupazionali l'ISTAT ha reso noto i dati relativi allo stato occupazionale nelle aziende, non agricole, con più di 500 dipendenti: ad aprile sono andati in fumo 7.000 posti di lavoro e nell'industria, rispetto all'analogo periodo dello scorso anno, ben 13 mila sono i posti di lavoro in meno.
Più di 1 milione e 700 mila precari, dunque, che, benché appartenenti ad una platea eterogenea, hanno in comune l'assenza di protezione sociale, l'incertezza sul futuro previdenziale, l'assenza di regole contrattuali e di tutela e una forte discriminazione salariale.
La precarietà, dunque, diviene elemento predominante nel mercato del lavoro, come dimostrano i dati relativi alla tipologia contrattuale dei nuovi assunti che, come comune denominatore, hanno l'incertezza del posto di lavoro e del futuro. Sempre l'indagine succitata rivela che il 44.7% dei lavoratori assunti con contratti precari sono giovani/adulti di età compresa tra i 30 e i 44 anni. Particolarmente affollati risultano essere i settori dell'istruzione privata (56%) e delle imprese con meno di 15 dipendenti (63%). I contratti sottoscritti dai "nuovi assunti", oltre all'elemento distintivo della precarietà sono caratterizzati dalla discontinuità dell'impiego, con contratti rinnovati massimo per 7-12 mesi, anche per diversi anni. Dopo l'introduzione della legge 30 solo il 4.9% dei collaboratori è stato assunto mentre l'88% è rimasto collaboratore. Il resto è scivolato verso il lavoro nero, piaga ancora attuale nella nostra società
Tutto ciò premesso s'interroga l'Assessore competente affinché renda noto:
· Quali sono i dati dell'Osservatorio Provinciale del Lavoro relativamente alle forme contrattuali precarie nella nostra provincia?
· Quali sono i soggetti maggiormente colpiti da questa ultraframmentazione contrattuale?
· La Provincia di Cremona ha assunto lavoratori mediante l'utilizzo di contratti di collaborazione, a progetto ecc…?
· Quali sono le ricadute territoriali della legge 30?
Attilio Galmozzi - Consigliere Provinciale - Partito della Rifondazione Comunista

 


       



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