15 Settembre, 2002
Catania: Quando si moriva per difendere un diritto
Un libro sulla storia del movimento dei lavoratori
Sergio Sciacca per La Sicilia
17 gennaio 1951, Adrano: Girolamo Rosano, un giovane di appena 19 anni cade
mortalmente ferito nel corso di una manifestazione pacifista: i braccianti
etnei, nella dura battaglia per il superamento dei contratti agrari feudali e
per l'assegnazione delle terre ai contadini, avevano deciso una giornata di
impegno contro la guerra: molti sapevano per personale esperienza quali disastri
provoca; il panorama internazionale era dei più minacciosi con il conflitto in
Corea, la spartizione del mondo in due blocchi contrapposti, gli sperimenti
atomici in corso. Nonostante le informazioni allora non circolassero come adesso
e molti non riuscissero a localizzare l'entità dei pericoli, la coscienza di
tutti aspirava a quel bene supremo della pace che era stato suggellato nella
Costituzione. Quella prima vittima fu la dimostrazione di un impegno politico
che guardava ben oltre i confini ristretti della regione.
Di questo si è parlato nel corso della presentazione, ieri sera, alla Camera
del Lavoro, del volume documentario "Era come un diavolo che
camminava", curato da Salvo Torre (giovane studioso che si è segnalato
già per alcuni saggi tra economia e politica), edito dalla Cuecm nel quadro
delle iniziative per festeggiare i cento anni della CGIL. Il volume (230 pagine
e diverse storiche foto d'epoca) contiene le interviste dedicate agli agitatori
sindacali e ai dirigenti contadini nelle campagne catanesi del dopoguerra,
raccolte da Bianca Gera, Giorgina Levi, Diego Robotti e Sebastiano Solano
(studiosi di lunga e partecipe esperienza nel mondo sindacale) con una
prefazione dello storico Rosario Mangiameli e una nota di Francesco Battiato
(come segretario generale della Camera del Lavoro). Alla conferenza ha
presenziato Emanuele Macaluso, protagonista delle lotte di quegli anni e lucida
memoria storica di quei fatti e del loro significato. "Entrai alla Camera
del Lavoro di Catania nel '47 -ha ricordato- e la situazione generale era di
grande confusione. Bisognava inquadrare i responsabili, creare una cultura del
confronto. Ma fu una lotta epocale, che riuscì ad abbattere le strutture
feudali e a forgiare una nuova coscienza politica. La pubblicazione di questo
volume permette di prendere coscienza di un divenire storico molto
significativo". […]
[Per leggere l'articolo completo vedi link in fondo pagina]
 
La Sicilia
|