Riportiamo l’ultima intervista apparsa di Mordechai Vanunu. 17 anni
di carcere per aver svelato l'atomica israeliana «Italia, voglio la verità sul
mio sequestro» Il tecnico nucleare israeliano: «Nel 1986 sono stato rapito a
Roma. Ora l'Italia deve aprire un'inchiesta su questo crimine. Ho subito il
carcere e l'isolamento per denunciare l'illegalità e la pericolosità del
progetto nucleare del mio paese»
Ivan Compasso da Gerusalemme.
Pochi giorni prima dell'ultimo suo arresto abbiamo incontrato Mordechai
Vanunu, il tecnico nucleare che ha subìto ben 17 anni di carcere in Israele per
aver denunciato la politica di proliferazione di armamenti nucleari messa in
atto dal governo di Tel A Viv. Era ospite della chiesa anglicana che si trova
percorrendo Nablus Road, fino in cima, lasciandosi alle spalle Damasco Gate.
Nonostante le restrizioni di questi anni, è sicuro e ha voglia di parlare. Per
prima cosa si rivolge ai parlamentari italiani.
«Vorrei - dice Vanunu - che qualche parlamentare ascoltasse la mia storia e
la portasse in parlamento. Il mio rapimento ad opera del governo israeliano, è
avvenuto a Roma, e l'Italia per questo crimine degli anni Ottanta non ha mai
investigato. Solo un giudice, il dott. Sica nel 1987, ha provato ad indagare ma
dopo un anno ha chiuso il caso».
Il suo caso e, più recentemente quello di Ocalan nel 1998-1999, dimostrano
che l'Italia è un crocevia inaffidabile per i rifugiati politici. Cosa pensa
dell'Italia?
Ho seguito le vicende del governo italiano per molti anni e penso che fosse
molto ambiguo fino alla fine della guerra fredda. Come dimostra il mio caso,
chiunque poteva «venire» in Italia e fare quello che voleva: Israele veniva e
rapiva, i russi venivano e rapivano.... Ora l'Italia si mostra più simile agli
altri stati europei e forse può capire di più il nodo che io ho rappresentato
nel rapporto tra Israele e Italia dopo quello che ho rivelato al mondo, cioè il
fatto che Israele ha armi nucleari. Ora l'Italia dovrebbe parlare.
La guerra fredda è finita, c'è stato l'11 settembre e c'è la guerra
preventiva di Bush, il conflitto in Iraq e il «cambiamento» del Grande Medio
Oriente. Come giudica il fatto che Israele continui a sviluppare la bomba
atomica?
Non so che cosa abbia fatto Israele negli ultimi 18 anni. Conosco bene le
cose fino a 18 anni fa. Certo, ora il mondo è cambiato, con la fine della
guerra fredda. Il comunismo non c'è più, non ci sono stati o sistemi di stati
nemici dichiarati per gli Stati Uniti, per la Russia e la Cina. Le armi atomiche
potrebbero essere distrutte. Ma Israele non vuole distruggere il suo arsenale
nucleare. Tenendo le armi nucleari, può condizionare sempre il processo di pace
in Medio oriente dove fa quello che vuole, a partire dall'occupazione della
Palestina, un processo che io credo non voglia realmente. Non vuole dare davvero
i diritti ai palestinesi, né concedergli il loro stato. Si fa allora forte
della «bomba». Invece in questa epoca non abbiamo bisogno di armi nucleari, in
nessuno stato. Né in Francia, né in Gran Bretagna, né in Russia, né in
Cina... Non hanno nessuna giustificazione, perché non hanno nemici che possano
usare bombe atomiche contro di loro. Noi cittadini possiamo chiedere, ora,
l'abolizione delle armi atomiche in tutto il mondo, per liberare il mondo dalle
armi nucleari.
E, allo stesso tempo, vogliamo dall'Europa e dagli Stati Uniti che chiedano a
Israele di porre termine alla sua politica del terrore. Ma nessuno parla chiaro
e forte contro la politica nucleare d'Israele. Non lo fanno le Nazioni unite,
gli Stati Uniti, non lo fa l'Italia... Silvio Berlusconi dovrebbe invece
pubblicamente, in parlamento, chiedere ad Israele di aprire l'area di Dimona
agli ispettori internazionali. Dico questo perché so che lui è venuto nel
luglio del 2004 e ha sorvolato l'area di Dimona in elicottero. Israele non ha
firmato il trattato Npt, di non proliferazione delle armi atomiche. Dovrebbe
farlo. C' è così tanta pressione sull'Iran e c'è stata l'accusa infondata di
armi di distruzione di massa per l'Iraq, mentre entrambi al contrario il
trattato lo avevano sottoscritto. Se si domandasse ad Israele di farlo, se la
comunità internazionale facesse pressioni in questo senso, sarebbe davvero
l'unico aiuto possibile alla pace in Medio Oriente.