15 Settembre, 2002
Un mondo da sminare: report 2005
Campagna Italiana Contro le Mine e per il «Fondo per lo Sminamento Umanitario»
A poco meno di una settimana dall’inizio della Riunione degli Stati-parte
della Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine, che si terrà a
Zagabria dal 28 novembre al 2 dicembre, viene presentata oggi la nuova edizione
del Landmine Monitor Report, rapporto annuale sulle mine. Ottantaquattro Paesi
(più otto territori non riconosciuti) infestati da mine e residuati bellici
esplosivi, un numero di vittime che oscilla tra le 15.000 e le 20.000 ogni anno,
quasi 400.000 persone in tutto il mondo costrette a vivere con i drammatici
postumi di un incidente da mina: i numeri contenuti nel rapporto sono
agghiaccianti e tracciano il quadro di una situazione che, malgrado gli sforzi
compiuti a livello internazionale, rimane ancora profondamente critica.
I dati più incoraggianti riguardano la progressiva adesione degli Stati alla
Convenzione per la messa al bando delle mine (sono 147 gli Stati-parte e sette i
firmatari, mentre all’appello ne mancano 40 tra cui Cina, Russia e USA), il
blocco del commercio di mine antipersona, la diminuzione del numero di Paesi
produttori e utilizzatori. Nell’ultimo anno hanno fatto uso di questi ordigni
gli eserciti di tre Paesi (Birmania, Nepal e Russia) e gruppi armati non statali
in almeno 16 Paesi, e la lista dei produttori si è ridotta a 13 Paesi (erano
più di 50 nel 1999). “Purtroppo, però, la situazione in decine di Paesi
rimane drammatica. Le mine seminate nel terreno, eredità di guerre spesso ormai
concluse da tempo, continuano ad uccidere, mutilare, bloccare lo sviluppo ed
impedire la ricostruzione di economie e società lacerate dal conflitto,”
ricorda Simona Beltrami, coordinatrice della Campagna Italiana contro le Mine.
“Di fronte a tutto questo, al fatto che in un Paese come l’Afghanistan si
verifichino circa 100 incidenti da mina al mese, non si può abbassare la
guardia. E’ urgente accelerare le attività di bonifica dei territori,
prevenzione dei rischi, assistenza, riabilitazione e reinserimento
socio-economico delle vittime. Attività costose, che richiedono la
collaborazione di tutta la comunità internazionale, primi tra tutti i Paesi ex
produttori di mine come il nostro,” continua Beltrami. “L’enormità dell’opera
da compiere può essere esemplificata da un dato contenuto nel rapporto. Nel
corso del 2004 sono stati bonificati circa 135 km quadrati di terreni. Ma si
stima che le aree contaminate nel mondo ammontino a circa 200.000 km quadrati: a
questi ritmi, quanto dovranno aspettare milioni di persone per vivere finalmente
libere dal terrore delle mine?”
Nel corso del 2004 i finanziamenti messi a disposizione a livello internazionale
per la lotta contro le mine sono complessivamente aumentati, raggiungendo i
399.000.000 di dollari (60 milioni in più che nel 2003), soprattutto grazie ai
contributi di Stati Uniti, Commissione Europea e Giappone. L’Italia purtroppo,
con la continua erosione a cui è sottoposto il Fondo per lo Sminamento
Umanitario, rimane nella lista nera di quanti di anno in anno riducono il
proprio apporto. I finanziamenti stanziati dal governo italiano per lo
sminamento umanitario per il 2005 sono stati così ripartiti: Angola, 688.000
euro; Bosnia, 500.000; Sudan, 250.000, Iraq, 250.000; Mozambico, 200.000; Yemen,
140.000 (più altri 387.000 euro destinati ad organizzazioni nazionali ed
internazionali).
Ad oggi, la Convenzione di Ottawa per la proibizione di uso, produzione,
stoccaggio e trasferimenti di mine e per la loro distruzione conta 147
Stati-parte. Altri sette stati l’hanno firmata ma non ancora ratificata.
Mancano ancora all’appello 40 Stati, tra cui Cina, Russia, Stati Uniti, India,
Pakistan, Egitto, Israele e Finlandia. Nel 2004 è stato registrato uso di mine
antipersona da parte di tre governi (Birmania, Nepal, Russia) e si sospetta l’uso
da parte della Georgia. Hanno inoltre usato mine gruppi armati non statali in 13
Paesi (Birmania, Burundi, Colombia, Filippine, Georgia, India, Iraq, Nepal,
Pakistan, Russia, Somalia, Turchia, Uganda) e su scala minore in Afghanistan,
Egitto, Sri Lanka eYemen. Risultano ancora minati 84 Paesi (di cui 54 hanno
aderito al Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine) e otto aree non
riconosciute come stati indipendenti. [AT]
 
Fonte: Unimondo
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