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15 Settembre, 2002
*Conferenza pubblica a Lugano* di Marco Pezzoni
Omaggio a Carlo Cattaneo ed appello ai cittadini italiani emigrati all'estero a votare NO al prossimo referendum costituzonale

Venerdi 16 giugno terremo una conferenza stampa pubblica, spiegando da un lato le ragioni dell'omaggio che abbiamo voluto rendere ad un grande italiano, Carlo Cattaneo, dall'altro le motivazioni che ci portano, proprio in quanto federalisti, a chiedere agli emigrati italiani all'estero di votare No al Referendum che propone di modificare 50 articoli della nostra Costituzione.

Dunque il taglio che daremo è quello di sostenere esplicitamente il No alle modifiche della nostra Costituzione decise unilateralmente dal centro destra, proprio perchè vogliamo un vero federalismo, un federalismo solidale e cooperativo.

Il nostro slogan infatti è " Vota No al Referendum, per un vero federalismo". Veniamo a Lugano per visitare a Castagnola la casa dove Carlo Cattaneo visse e lavorò a lungo, continuando a criticare i modi in cui stava avvenendo l'unificazione dell'Italia e simpatizzando da subito con le forze politiche e culturali più aperte che in Svizzera, proprio tra il 1847 e il 1848, si battevano per una Costituzione di tipo federale.

Cattaneo era convinto che la questione federale fosse "la questione del secolo", anzi " per la prima volta al mondo una questione di tutto il genere umano: o l'ideale asiatico o l'ideale americano: aut aut ." Ammirava solo la Costituzione della Svizzera e degli Stati Uniti. Considerava asiatico ogni modello centralistico, dispotico, poco sensibile allo Stato di diritto e alla divisione dei poteri.

Oggi come potremmo definire lo stravolgimento della Costituzione italiana proposta dal centrodestra: dittatura del Primo Ministro, dittatura della maggioranza, umiliazione del ruolo del Parlamento e del Presidente della Repubblica ? La stragrande maggioranza dei costituzionalisti italiani definisce questo Progetto del centrodestra "incostituzionale", " malacostituzione", frutto dell'incontro di culture politiche pericolose, vecchi e nuovi populismi che cercano di conciliare la figura dell'uomo forte con quella di chiusure localistiche e protezionismi antiglobalizzazione.

Più di un terzo della Costituzione italiana è stata fatta a pezzi e appaltata alle diverse pretese delle singole forze del centrodestra, senza una visione d'insieme e senza un equilibrio tra pesi e contrappesi, come avviene invece nella Costituzione americana o in quella tedesca o in quella appena rinnovata della Svizzera.

Ad esempio, l'articolo 68 della Costituzione tedesca che prevede lo scioglimento del Bundestag non blinda alla sola maggioranza uscente la possibilità di trovare un nuovo Primo Ministro, come invece fa la nuova norma anti-ribaltone proposta dal centrodestra. Il fatto è che solo in Italia si è escogitato un meccanismo di ricatto bidirezionale : il premier uscente minaccia la sua maggioranza, se non accetta i suoi diktat, di elezioni anticipate; la maggioranza tiene in ostaggio il premier con la minaccia di trovare i numeri e la forza per sostituirlo.

Questo premierato forte, che nomina e dimette i ministri, che ha il potere di sciogliere la Camera, che non ha bisogno del voto di fiducia del Parlamento, che è in ostaggio o tiene in ostaggio una maggioranza blindata è lontano mille miglia dalla Costituzione svizzera che prevede una esplicita cooperazione tra Cantoni e Confederazione e una Direzione collegiale del Governo, senza alcuna indulgenza verso poteri troppo concentrati e personalistici.

In tema di devolution la definizione rigida di poteri esclusivi da affidare alle Regioni in materie sensibili, rende più conflittuale e confuso il rapporto tra le istituzioni nazionali e quelle regionali, non migliorando per nulla le questioni lasciate aperte con la modifica del Titolo V del 2001.

A questo proposito è bene ricordare che la Costituzione tedesca è chiarissima, all' articolo 31 sostiene : " Il diritto federale prevale sul diritto dei Land " Solo in Italia permane questa illusione-ossessione dell'uomo forte. Scriveva Cattaneo nel 1860 in una prefazione al "Politecnico" : " Quando ingenti forze e ingenti ricchezze e onoranze stanno raccolte in pugno d'una autorità centrale, è troppo facile costruire o acquistare la maggioranza d'un unico parlamento . La libertà non è più che un nome: tutto si fa come tra padroni e servi."

Non diremo che l'impressione che spesso è stata data del rapporto tra Berlusconi e i suoi alleati è quella di un monarca che ha imposto una forma gerarchica alla sua alleanza; il dramma è che questi rapporti di forza si sono proiettati sulla modifica stessa della Costituzione.

Così la devolution è stato il regalo per Bossi, il premierato forte per le ambizioni di Berlusconi, l'interesse nazionale per Fini. Per Casini il regalo è stato fuori dal pacchetto di revisione della Costituzione : una nuova legge elettorale di tipo proporzionale che non favorisce certo l'evoluzione del sistema politico italiano e dei partiti.

Che le varie parti della Costituzione siano state trattate come merci di scambio lo dimostra anche la materia degli italiani all'estero. Con l'attuale Circoscrizione estero, i cittadini italiani iscritti all'Aire possono votare per corrispondenza ed essere eletti sia alla Camera dei deputati sia al Senato.

Con le modifiche votate dal centrodestra, i cittadini italiani residenti all'estero potranno votare per corrispondenza solo per la Camera dei deputati, ma non per il Senato. Non solo: non risiedendo sul territorio di alcuna Regione italiana , perdono il diritto di poter essere candidati al Senato, alla faccia del principio di uguaglianza di tutti i cittadini.

Come vengono allora risarciti ? Il centrodestra ha pensato bene di portare a 18 i deputati eletti all'estero, infischiandosi del problema di fondo che è quello dei diritti politici di tutti.

Infatti il diritto di voto di chi è cittadino italiano dovrebbe continuare ad essere concretamente garantito sia per la Camera che per il Senato; ma chi ha inventato con le attuali modifiche un Senato federale lo ha pensato escludendo dalla rappresentanza i cittadini italiani residenti all'estero.

Che accadrà allora? Che gli elettori italiani all'estero potranno votare per corrispondenza solo la scheda della Camera per eleggere 18 deputati; non potranno essere candidati al Senato, ma potranno rientrare in Italia nei loro comuni di origine per votare per il Senato con l'altra scheda che le sezioni elettorali dovranno riservare loro. Stando ben attenti, presidenti e componenti dei seggi elettorali in Italia, a non consegnare agli emigranti che tornano la scheda per la Camera, per evitare di farli votare due volte. Chi ha concepito queste modifiche della nostra Costituzione, si è reso conto delle conseguenze macchinose che causerebbero, se venissero approvate con il prossimo referendum?

La realtà è che non ci hanno pensato, concentrati com'erano a farsi guidare da una logica spartitoria, indifferenti ai diritti che avrebbero calpestato. Altra soluzione che si potrebbe attivare in futuro per rimediare a queste dimenticanze è quella che ogni Regione italiana si organizzi con apposita legge per far votare i nostri emigranti, anche al Senato federale, per corrispondenza dall'estero. Però ve lo immaginate i nostri Consolati che spediscono e raccolgono 21 tipi di schede diverse, quella unica della Circoscrizione estero per la Camera e ben 20 diverse schede differenziate da riportare, alla fine del processo elettorale, nelle 20 diverse Regioni, per lo spoglio del Senato federale? Di tutto questo non c'è la minima traccia né la minima consapevolezza nelle proposte che stravolgono ben 50 articoli della Costituzione, all' insegna della sottovalutazione più completa degli elettori all'estero e dei loro diritti.

Del resto l'ex premier Berlusconi, dopo aver constatato che il centrosinistra ha superato il centrodestra ottenendo all'estero ben 90.000 voti in più di differenza, ha messo in discussione la legittimità del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, perché …. non pagherebbero le tasse.

Una pura logica di ritorsione da parte di chi, tra l'altro, non conosce il regime internazionale dell'imposizione che privilegia il pagamento delle tasse nel paese dove il reddito o la ricchezza vengono prodotti o, forse, conosce assai bene il regime dei paradisi fiscali per i grandi patrimoni finanziari e ha messo in discussione l'eticità del dovere di contribuire alla solidarietà sociale.

La Costituzione si può modificare, certo, ma solo dove sia strettamente indispensabile e con il concorso del numero maggiore di forze politiche e sensibilità culturali.

Stiamo parlando della nostra Casa comune, in cui tutti devono sentirsi tutelati e nessuno ospite indesiderato. Se l'architetto ha sbagliato progetto, non dobbiamo farci attrarre da alcune soluzioni sgargianti ( ad esempio la diminuzione del numero dei parlamentari è una bella trovata, visto che entrerebbe in vigore solo nel 2016, cioè tra dieci anni!), dobbiamo invece preoccuparci delle fondamenta e delle travi portanti che non sono ben collegate tra loro e ci possono travolgere. La democrazia è un bene troppo prezioso, non può essere costruita o rafforzata a colpi d'accetta o con colpi di mano di una sola maggioranza. Per questo solo la vittoria del No apre la strada alla possibilità di un vero dialogo tra maggioranza e minoranze, spinge a riforme il più possibile condivise, nella consapevolezza che le minoranze di oggi possono domani essere maggioranza e viceversa.

Al contrario se prevalessero i Si al referendum, quale dialogo serio volete mai che si possa realizzare tra centrodestra e centrosinistra, visto che il confronto sarebbe pregiudicato da una Costituzione ormai stravolta ma approvata dal voto popolare. Inoltre i compromessi più nobili e le sintesi possibili sarebbero ogni volta mandate per aria da quelle parti del centrodestra che già hanno ottenuto il massimo con le soluzioni approvate dal referendum.

LA DELEGAZIONE

La delegazione che partirà da Milano alla volta di Lugano è composta dal prof. Alberto Martinelli, già preside e oggi docente di scienze politiche all'Università Statale di Milano; dall'on. Giovanni Bianchi, presidente dal 2001 al 2006 del Comitato italiani all'estero della Camera dei Deputati e già Presidente nazionale delle Acli; da Marco Pezzoni, già capogruppo DS alla commissione Esteri della Camera dei deputati e attualmente impegnato nel Movimento Federalista Europeo; dal senatore Antonio Duva, esponente della componente repubblicana dell'Ulivo, già collaboratore di Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini.

CARLO CATTANEO: IL CONTEMPORANEO DEI POSTERI

Giovedi 15 giugno ricorre l'anniversario della nascita a Milano di Carlo Cattaneo( 15 giugno 1801). Duecentocinque anni non sono una cifra tonda, ma un iniziativa simbolica val sempre la pena di compierla, anche per segnalare un legame, una vicinanza di ideali.

Cattaneo è morto in Svizzera, esule volontario, nel 1869 . La sua casa a Castagnola , nei pressi di Lugano, è stata trasformata in museo cittadino e centro culturale.

Dopo la visita a Casa Cattaneo, terremo una conferenza stampa pubblica, sottolineando la grandezza delle idee di Cattaneo, uno dei padri del pensiero democratico italiano, e l'attualità di un federalismo solidale.

Alla conferenza stampa dovrebbero partecipare diversi giornali svizzeri, giornali dell'emigrazione, e le televisioni della Svizzera e del Ticino, assai sensibili a queste problematiche.

La televisione della Svizzera italiana ha prodotto recentemente un bel documentario, per la regia di Mirto Storni, dal titolo " Carlo Cattaneo: il contemporaneo dei posteri", facilmente reperibile e utilizzabile. Lo studioso italiano che ha fatto da consulente a questo film è il prof. Arturo Colombo, dell'Università di Pavia. Sua è anche la bella definizione " contemporaneo dei posteri".

Sarebbe importante fare qualcosa anche a Milano. A Milano esiste una statua in bronzo di Cattaneo, vicino al Duomo, nella piazzetta di Santa Margherita. Il suo corpo invece riposa al Famedio, vicino ad Alessandro Manzoni ( i due si detestavano cordialmente) .

Roberto Vitali si è impegnato a ricordare brevemente Cattaneo nel Convegno promosso a Milano dall'Associazione libertàEGUALE proprio la sera di venerdi 16 giugno " per un NO riformista e federalista" alle modifiche della Costituzione. Carlo Cattaneo è uno dei più grandi intellettuali italiani dell'800' e uno dei padri del pensiero democratico italiano. Non solo diresse l'insurrezione di Milano e le Cinque Giornate, ma fondò e diresse la più importante rivista di cultura italiana del secolo " Il Politecnico": taglio scientifico e respiro europeo.

Liberale in economia, repubblicano radicalmente antimonarchico ( eletto più volte in Parlamento, non vi entrò mai per non giurare fedeltà al re), federalista sia sul piano interno che su quello europeo : diversamente da Mazzini era favorevole agli Stati Uniti d'Italia; in accordo con Mazzini sosteneva con forza la creazione degli Stati Uniti d'Europa ( anzi la formula viene usata da lui e da Victor Hugo per primi già nel 1848 ).

Come è ovvio c'è una complessità e una evoluzione nel suo pensiero che, se tolto dal contesto, può essere distorto e piegato a interpretazioni riduttive. Brillante polemista difendeva le "repubblichette capaci di accordo tra loro " rispetto al " repubblicone, magari segnato da contrasti insanabili". Contrario al semplice decentramento amministrativo, perché questo implicava il riconoscimento di uno Stato centralistico, Cattaneo riteneva, come del resto Mazzini, che l'affermazione dell'individualità nazionale fosse una tappa di un percorso più universale: l'affermazione dell'uguaglianza e della solidarietà dei popoli nella comune lotta per la libertà. Nel 1848 scriveva : "la guerra d'Italia fa parte della guerra civile d'Europa. La schiavitù d'Italia è un fatto europeo: l'Italia non può essere libera che nel seno di un' Europa libera… Noi avremo la pace solo quando avremo gli Stati Uniti d'Europa ".

Riparato in Svizzera, Cattaneo vedrà con molto favore lo sforzo dei vari Cantoni di superare le divisioni che li avevano contrapposti nella guerra del Sonderbund, per riunirsi in una organizzazione statale di tipo federale. Anni dopo, all'amico Ferrari che voleva rilanciare in Italia un progetto federalista radicale, rifiuterà il proprio sostegno, in parte considerando ormai perduta la partita, in parte sostenendo che il federalismo che gli interessava era "quello che unisce, non quello che divide ".

Nessuno più di lui è lontano dai fondamentalismi e dai razzismi di gruppi e partiti di destra dell'Europa di oggi. Sostenitore della scuola pubblica e di una etica pubblica laica, promosse riforme scolastiche innovative a Lugano, potendo contare su amicizie di vecchia data con importanti politici ticinesi come Stefano Franscini.

Si interessò delle ferrovie e delle moderne reti di collegamento sostenedo il traforo del Gottardo, promosse studi e piani per la modernizzazione dell'agricoltura che saranno valorizzati 80 anni dopo da Luigi Einaudi. Fondatore della sociologia in Italia, si è battuto per una società aperta, per una cultura europea, anzi universale " perché gli interessi delle civiltà sono solidali e comuni". Soprattutto ha elaborato nei suoi scritti una "teorica della libertà", per la quale la soluzione federale non si adatta solo agli stati plurinazionali, ma a tutto l'ordinamento nazionale e internazionale: sul piano nazionale come sola via per evitare la frattura tra paese reale e paese legale, ovvero fra unità statale e unità nazionale; sul piano internazionale come sola via per evitare la politica di potenza, e quindi il nazionalismo e le ambizioni imperiali.

Il pensiero di Cattaneo è stato riutilizzato da alcune correnti del meridionalismo del primo 900' .

Salvemini arriverà a sostenere che, nel pensiero politico italiano successivo all'unità, Cattaneo è stato l'unico a opporsi all'egemonia dei moderati.

Il pensiero democratico italiano, dunque, deve moltissimo a Cattaneo, anche se le sue posizioni sono state allora sconfitte. Chi si appresta a costruire in Italia un moderno partito democratico, non può non riconoscere in lui uno dei Padri fondatori, e ricordarsi che ogni volta che nel sistema politico italiano si è affacciata l'esigenza del " partito nuovo", questa si è accompagnata con le esigenze istituzionali di riforme federaliste. Perché non pensare in futuro a un grande convegno, con studiosi italiani ed europei, sul nesso democrazia-federalismo?

Ma Cattaneo non appartiene ad una sola parte politica né ad una sola patria né ad una sola nazione. Ecco perché a Lugano verrà lanciata l'idea del Cattaneo day da tenersi a metà giugno di ogni anno in località diverse della Svizzera, dell'Italia, della stessa Europa. Naturalmente Lugano e Milano resteranno i due centri motori e promotori delle varie iniziative di dialogo e di confronto tra diverse tradizioni politiche, città, università, Regioni e Cantoni.

Marco Pezzoni

*****

Sindaci e amministratori provinciali e regionali, docenti di ogni ordine e grado a partire dalle Università, associazioni democratiche e organizzazioni sociali di diverso orientamento possono aderire alla "Rete europea delle autonomie che organizza il Cattaneo day per il federalismo" scrivendo a marco.pezzoni@poste.it oppure telefonando a 335-6319337

 


       



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