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15 Settembre, 2002
*Protti? Milano faccia pure, ma Cremona ha già deciso*
Dopo l'annuncio di Sgarbi, la destra vuole riprendere la strumentalizzazione del baritono cremonese - Il prof. Taglietti: la lapide del Ponchielli basta ed avanza

Da tempo la destra cremonese cavalca la strumentalizzazione del nome del noto baritono cremonese.
Come artista di sicura fama internazionale Cremona, la sua città, l'ha ricordato e lo ricorda ogni giorno con una lapide posta nell'atrio del teatro Ponchielli.
Ma alla destra tutto ciò non basta. Vorrebbe a tutti i costi che gli venisse intitolata una via o una piazza, con ciò cancellando definitivamente le evidenti responsabilità del Protti fascista e sottufficiale delle camicie nere operanti in Valle di Susa, al fianco delle truppe naziste nella caccia dei tanti cremonesi che lassù combatterono dalla parte dei partigiani per la libertà e per la democrazia.
La destra dice che non c'é alcuna prova che Protti abbia partecipato al rastrellamento del 2 luglio '44 al Colle del Lys. Ed é vero. In quei frangenti non c'erano documenti, filmati, dirette televisive! Ed é probabilmente inutile cercarne.
Ma documenti ufficiali provano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Protti - il giovane Protti, non ancora divenuto baritono di fama internazionale - fosse lassù, ad Avigliana, dalla fine di Giugno '44. E da allora fino all'aprile del 1945 quando, il 28 di quel mese, dopo la liberazione, venne fatto prigioniero.
Ed é provato che non fosse lassù per passare la settimana bianca o per le ferie estive: svolgeva invece il proprio triste ruolo di sottufficiale delle camicie nere. Con tutto quello che ciò significa, al di là della sua presenza - non documentata ma probabile - al Colle del Lys durante il rastrellamento di quel 2 luglio del 1944.
Ad uno così si può dedicare addirittura una pubblica via ??!!
Sgarbi, assessore a Milano, ha deciso di dedicargliela. Buon per lui e per Milano.
Ma Cremona non può, non deve, non vuole né offendere né cancellare la memoria dei 14 ragazzi cremonesi che - insieme ad altri 2.000 caduti della Valle di Susa - diedero la propria giovane vita per la nostra libertà. Ha ragione il prof. Taglietti: la lapide al teatro Ponchielli basta ed avanza!


Di seguito pubblichiamo l'intervento che il prof. Gianfranco Taglietti, componente la Commissione comunale di toponomastica, ha pubblicato su *La Cronaca* di Lunedì 11 settembre

"Scrivo a titolo personale, ma anche come membro anziano della Commissione consultiva per la Toponomastica di Cremona.
La notizia che a Milano verrà intitolata una via ad Aldo Protti, mi fa piacere: che un cremonese sia onorato con il nome di una via a Milano non può che venire accolta con favore. Allora, perché non a Cremona? Perché la posizione di Cremona è diversa da quella di Milano. Tutti siamo concordi che Aldo Protti è stato un grande artista della lirica e, per onorare tale valore incontestabile, la Commissione per la Toponomastica ha proposto a suo tempo - e la proposta è stata accolta e realizzata - che venisse collocata nell'atrio del teatro Ponchielli una lapide celebrativa. La lapide è stata - ormai da qualche anno - collocata ed esalta le virtù canore di Protti.
Ma allora la Commissione aveva preso in esame il comportamento civico di Protti, ritenendo che il nome ad una via di Cremona serva ad additare al pubblico rispetto dei Cremonesi un cittadino meritevole sia come artista, sia anche come uomo, come persona, non macchiata da colpe gravi.
Ora, che Protti, durante il periodo della repubblica di Salò fosse un militante delle brigate nere, è indubitato; che rivestisse il grado di maresciallo del reparto di brigate nere cremonesi che agì in val Susa accanto a reparti tedeschi è pure provato. Che questi reparti abbiano effettuato rastrellamenti nella zona e che abbiano ucciso e seviziato - ripeto - almeno 14 giovani cremonesi che, sul Colle del Lys facevano parte di bande partigiane (o che vi si erano rifugiati per evitare di essere chiamati alle armi dalle autorità repubblichine, (vedi, ad esempio, Giampaolo Conca) é pure purtroppo provato. Che Protti facesse parte di quelle squadre che non solo uccisero, ma anche seviziarono (taluni morti avevano in bocca i loro testicoli) é, ripeto, purtroppo provato. Che il Protti, in quel determinato giorno, in quella determinata operazione di rastrellamento (furono almeno tre) fosse presente e si sia reso responsabile di quelle nefandezze, non é sicuro, ma é fondato dubbio.
Non si vede perché non dovrebbe aver partecipato ed aver eseguito quelle operazioni, dato che egli era l'unico sottufficiale del reparto (ed é noto che operazioni di tal genere vengono proprio affidate dagli ufficiali ai diretti dipendenti). Non é certezza - ripeto - e mai lo si potrà provare, poiché i morti non parlano, ma il dubbio é fortemente fondato.
Che egli fosse fascista e che tale fosse rimasto anche dopo la fine della guerra o che sia stato segretario del MSI-DN cittadino, non é stato elemento di giudizio (né poteva esserlo); che egli non abbia mai voluto parlare del suo passato militare durante la repubblica di Salò, é solo un elemento non probante di per sé, ma significativo.
Queste sono le ragioni che non hanno permesso alla Commissione di toponomastica di votare all'unanimità per l'intitolazione della strada, in aggiunta alla lapide nell'atrio del Ponchielli.
Aggiungo che se dovessi essere chiamato ancora a votare, il mio voto sarebbe quello che allora espressi, cioé negativo."

di Gianfranco Taglietti

Nella foto: Il monumento ai caduti al Colle del Lys

In allegato: i funerali di Deo Tonani e Sergio Rapuzzi - Deo e Pucci - caduti in valle di Susa
 


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