Egregio Direttore,
nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale è stato approvato un ordine del
giorno che impegna la giunta a sostenere l’associazionismo giovanile, ho
apprezzato il consenso da parte dell’intera maggioranza e anche di una
componente rilevante dell’opposizione, resto infatti convinto che abbiamo tutti
l’interesse a costruire una città aperta in grado di accogliere e valorizzare
esperienze, proposte e capace di offrire opportunità ai giovani del nostro
territorio.
Cremona, la sua storia, è densa di esperienze partecipative, di una
cittadinanza attiva capace di prendersi cura della comunità; eppure nella nostra
città il fenomeno dell’associazionismo giovanile appare ancora troppo limitato.
Io non credo che a Cremona i giovani non esistano, non penso che ci sia
omologazione, provincialismo, sono questi i luoghi comuni che attraversano il
conflitto permanente tra giovani e adulti, anzi…oggi siamo di fronte a una
generazione che utilizza la creatività come elemento di sopravvivenza in un
futuro incerto fatto di precarietà, siamo davanti a competenze, a sensibilità
che possono declinarsi non solo nel ristretto mondo artistico-espressivo, ma che
si propagano nelle diverse dimensioni della vita: il lavoro, le relazioni, il
tempo libero, la presa in carico.
L’associazionismo diventa quindi lo strumento attraverso il quale queste
competenze possono inserirsi, trasmettersi al territorio e generare nuove
iniziative e nuove abilità.
Il compito di un’amministrazione deve allora essere quello di facilitare
percorsi di crescita, valorizzare le competenze e soprattutto organizzare spazi
di libertà, senza mettere ogni volta il cappello a iniziative, progetti, senza
avere l’ansia della presenza e della gestione, rischiando di incanalare, o
peggio, di soffocare le proposte di un territorio.
Il senso del documento approvato in Consiglio Comunale è proprio quello di
sollevare un’attenzione politica su questi temi, sul rapporto fra pubblico e
privato, sulle potenzialità di soggetti e realtà presenti nel nostro territorio
ma sconosciuti o poco valorizzati.
Si parla spesso di sussidiarietà e se ne parla a sproposito,
strumentalizzando o forzando su questo principio; secondo alcuni infatti si
rischia di attaccare l’impianto dei diritti su cui si fonda lo stato sociale,
altri la celebrano come novità epocale.
L’unica certezza è che la sussidiarietà fa parte della nostra Carta
Costituzionale e che non riduce, ma valorizza il ruolo del pubblico perché è
chiamato a una regia strategica e valorizza la società perché ne esalta la sua
capacità di prossimità, la quotidianità, la lettura immediata dei fenomeni.
Io sono fermamente convinto che un approccio riformista debba passare
attraverso la coerenza a questo principio, viviamo in un’epoca in cui assistiamo
alla deriva che riguarda la concentrazione dei luoghi della decisione, viviamo
in un’epoca insieme oligarchica e frammentata, per questo sono necessari
contrappesi nella moltiplicazione e nel riconoscimento delle esperienze di
partecipazione e di presa in carico dell’altro da sé.
Permettetemi un’ultima considerazione, siamo appena entrati nel dibattito sul
futuro Partito Democratico e questo partito che ancora non esiste è tuttavia già
in grado di elaborare risposte ai percorsi concreti di città, persone,
aggregazioni….i valori fondanti di un nuovo soggetto politico non possono essere
oggetto di una contrattazione a tavolino, non sono il prodotto di congressi e di
assemblee, nulla di calcolato quindi ma sono l’atto spontaneo e trasparente di
un incontro con la società che abbiamo di fronte, i suoi bisogni, le sue
contraddizioni e la sua complessità.
Andrea Virgilio
(Segretario Cttadino dei Democratici di Sinistra)