15 Settembre, 2002
Lettera aperta indirizzata al dr. Melazzini
Firmata dal Comitato cremonese per le libertà di cura e di ricerca scientifica
Non abbaiamo assistito all’incontro organizzato dal Movimento per la Vita domenica 4 us, a palazzo Cittanova a Cremona (esperienze precedenti ci hanno insegnato che in contesti poco avvezzi al pluralismo delle idee è molto difficile far sentire la propria opinione). Ci rifacciamo, perciò, a quanto riportato dai giornali.
Il dott. Melazzini, malato di SLA da quattro anni , dichiara di sentire una inguaribile voglia di vivere. Ci associamo all’applauso che certamente ha accolto questa dichiarazione.
Poi afferma che il dott. Riccio ha compiuto un omicidio di consenziente e perciò auspica da parte della Magistratura quella severità che l’Ordine dei Medici di Cremona non avrebbe adottato per mancanza di coraggio. Questa volta ci dissociamo dall’applauso che la gremita platea gli ha certamente tributato. P. Welby era malato da oltre trent’anni e da dieci respirava grazie ad una macchina che gli spingeva aria nei polmoni attraverso un tubo inserito nei bronchi.. Melazzini sostiene che non aveva diritto di rifiutare questo accanimento e morire in pace e dignità, nonostante la Costituzione affermi il contrario. Siamo con la Costituzione e con il Dottor Riccio che ha permesso a Welby di esercitare il suo diritto.
Il Card. Carlo Maria Martini, facendo sentire attraverso la sua autorevole voce quel dissenso che fortunatamente esiste all’interno della Chiesa, seppur soffocato ed oscurato dalle gerarchie, ha ribadito ciò che il magistero della chiesa ha in passato affermato e oggi rinnegato: il diritto di rifiutare la cura quando la sofferenza perde ogni speranza di valore e dignità, diritto che lo stesso Giovanni XXIII aveva volontariamente esercitato. E il dott. Melazzini, che forse non ha mai letto in vita sua una sola riga di Carlo Maria Martini, al colmo del suo delirio di onniscienza, sprezzante di tutto quanto ha rappresentato e tuttora rappresenta il Cardinal Martini a livello culturale, umano, spirituale e pastorale, gli dà, con stupefacente supponenza, dell’alterato nelle capacità cognitive!
Vogliamo sperare, e vivamente, che in quella sala si sia soppesata la gravità di quelle parole, e che memori dell’insegnamento evangelico si siano prese le distanza da tanta violenza: il rispetto per la condizione di sofferenza di Melazzini non può spingersi al punto di conferirgli licenza di uccidere, seppur con le parole.
Siamo col Card. Martini! E con Don Verzè, e con il prof. Veronesi, e con Don Piantelli. E con tutti coloro che, in pieno spirito di Carità Cristiana, riconoscono che deve essere possibile (non obbligatorio dott. Melazzini!) ottenere aiuto da un medico quando le cure diventano insopportabili e senza speranza.
 
|