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 Dal Mondo

15 Settembre, 2002
«Contro la guerra e le basi da guerra»
Manifestazione a Vicenza il 17 febbraio; lettera dell’Arci e di Pax Christi

Lettera di Pax Christi alle comunità di Vicenza


“Tanto è ladro chi ruba che chi para il sacco” (don Lorenzo Milani)
 
Care sorelle e fratelli
 di fronte alla proposta di ampliamento della base militare  americana di Dal Molin, questione sulla quale come movimento prendemmo tempo fa una chiara e preoccupata posizione di dissenso, vorremmo condividere con voi alcune riflessioni soprattutto sulla scelta del  disarmo, che ci interessa ormai tutti in prima persona.  Partiamo da alcune domande:

quali ragioni renderebbero indispensabile l'ampliamento della base militare?

eventuali ragioni come  si raccordano con la democrazia e i suoi valori?

quale è il  ruolo dei cristiani e delle chiese in questo momento e davanti a questa scelta?

si può stare in silenzio come individui e istituzioni senza essere corresponsabili?

Oggi constatiamo una crisi propria delle democrazie occidentali che si esprime in alcuni aspetti:
nel modo di  prendere le decisioni. Sul dibattito aperto prevale infatti il lavoro di lobbing, cioè di pressione dei poteri forti e dei loro interessi, su alcuni punti sensibili delle istituzioni. Ciò rende sempre meno importante il coinvolgimento dei cittadini sulle scelte che li riguardano direttamente

nella crisi di riferimento al bene comune, puntualmente raccomandato dal magistero della chiesa in ogni suo documento. Oggi, attraverso un sistema che usa la menzogna, calpesta la verità e fa uso strumentale dei mass media,  si presenta l’interesse di pochi come bene comune per tutta l’umanità.

nel quadro dei valori dell’occidente a tal punto falsato che, in esso, prevale solo la massimizzazione del profitto come idolo a cui sacrificare tutto, non solo i bisogni reali di gran parte della popolazione del mondo ma anche l’ambiente, i beni più elementari del creato come l’acqua, l’aria, gli equilibri climatici e la qualità stessa di un territorio.   La struttura militare risulta evidentemente a servizio di questa unico idolo ricoperto dall’ideologia della  sicurezza.

Tutto ciò ci induce a riflettere seriamente e a fare la nostra parte.
Nelle nostre chiese è tempo di prenderne maggiormente coscienza del nostro ruolo a favore della pace, riscoprendo lo Spirito conciliare di vicinanza all’umanità e di speranza. Uno spirito che è un grande dono e contemporaneamente il grande disatteso anche da noi credenti.
Davanti ai bisogni reali dell’intera famiglia umana la costruzione di armi o di sistemi d’arma appare in tutta la sua crudeltà come un’enorme bugia. E’ furto, aggressione e crimine contro i poveri (vedi: Pontificia Commissione Justitia et Pax, "La Santa Sede e il disarmo generale", 1976). 
Nel raggio del vostro territorio potrebbe forse costituirsi una maggioranza di persone che ritengono l’ampliamento della base Dal Molin un volano di crescita e di benessere immediato. Noi crediamo che la voce silenziosa di coloro che, pur lontani,  non solo pagheranno le conseguenze del riarmo mondiale,  di nuove guerre, di ulteriori e gravi privazioni dei diritti fondamentali e dell’essenziale per vivere (la prima vera sicurezza), deve  essere tenuta in considerazione anche nei piccoli limiti di un territorio come il vostro, e pure altrove.
Svelare questa realtà, stare dalla parte degli ultimi e degli impoveriti, ribadire la necessita del disarmo per la sicurezza, della nonviolenza per la speranza e la vita di tutti, della condivisione per la giustizia è oggi il compito primario di un credente nel Vangelo di Gesù. Non è quindi più possibile la nostra partecipazione di credenti alle "strutture di peccato",  sia nella forma di costruttori di armi e difensori del “sistema guerra” che nella esasperata ricerca del puro profitto.
E’ urgente quindi  la costruzione del consenso sui progetti di pace e riconciliazione, non con un lavoro di pressione di  lobbing, ma con un  dialogo aperto sui reali bisogni dell'intera famiglia umana e con l’allargamento della partecipazione della società civile.
E questo impegno con la coscienza di essere minoranze abramitiche, care a dom Helder Camara, o nuove comunità benedettine, care all'attuale pontefice, ha una nome antico e nuovo, la nonviolenza evangelica, che è lotta coraggiosa e costosa alle violenze strutturali. Cristo non e certo stato il pacifista che evita il conflitto, né si è astenuto dalla violenza per mancanza di coraggio ma per scelta, né, per amore di tranquillità, si è posto “fuori” dai turbamenti del mondo. Gesù porta la pace lottando per la vita e contro ogni logica di morte. Così ogni cristiano!
Possa davvero lo spirito di comunione con l'intera umanità che "vive" con due spiccioli al giorno farci prendere coscienza di un più serio e rinnovato impegno per il disarmo.
Vi siamo vicini, con l’affetto e la preghiera, in ogni impegno per smilitarizzare i territori e disarmare l’umanità.  Con voi difendiamo la terra per un domani senza basi di guerra.
 
Il consiglio nazionale di Pax Christi
Firenze 4 febbraio 2007

"NO AL DAL MOLIN"
APPELLO DEL COORDINAMENTO DEI COMITATI LOCALI

Una mobilitazione unitaria che pone al suo centro il NO alla nuova base Usa al "Dal Molin" a Vicenza, uno degli strumenti di guerra.
Il popolo dei vicentini è contrario alla decisione assunta dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, dal Sindaco di Vicenza Enrico Hullweck e dalla Presidente della Provincia Manuela Dal Lago di concedere il territorio vicentino per la costruzione di una base militare con un impatto ambientale e sociale devastante. La contrarietà è ampia e coinvolge tutti: cittadini, movimenti, sindacati, partiti, associazioni, membri delle istituzioni ed Enti locali.
Sulla base di Vicenza si pongono due questioni:
>>> la pace

l’Italia sta facendo passi importanti per restituire all’Europa protagonismo e autonomia, mentre sul “caso” Vicenza il governo è in contraddizione con gli atti fin’ora compiuti rispetto alla politica estera ed inficia l’esercizio della stessa sovranità nazionale;
>>> il rapporto con la comunità locale

la quale non può essere irrisa ma va ascoltata. La politica non può alzare un muro tra se stessa e la comunità. I cittadini devono potersi esprimere e contare.
Per questo noi invitiamo tutte le donne, gli uomini, le ragazze e i ragazzi, le organizzazioni della società civile, i sindacati, i movimenti e gli Enti locali a partecipare alla manifestazione internazionale che si terrà sabato 17 febbraio a Vicenza.
Una manifestazione pacifica, di popolo, non violenta e colorata che ribadisca che la democrazia non significa imporre le decisioni dall’alto, ma si costruisce partendo dall’ascolto delle comunità che vogliono un futuro di pace, di sviluppo di qualità e di buona occupazione.
Chiediamo ai responsabili della politica italiana di lavorare con coraggio e tenacia per scongiurare il malcontento che ha imboccato la strada dell’antipolitica e dello scollamento della società dalle istituzioni. Il governo non può non assumersi la responsabilità del confronto con la diffusa ostilità della popolazione a questa decisione, espressa dalla richiesta referendaria e da numerose mobilitazioni.
Chiediamo infine al governo che sia coerente col proprio programma al cui centro c’è la pace.

Anche opporsi alla nuova base Usa a Vicenza, strumento di guerra, significa compiere un passo avanti per costruire un mondo diverso, fatto di pace e non di guerra.

 

"DISARMARECIELOETERRA"

tutte e tutti a Vcenza con l’Arci!

PULLMAN DI PACE DA CREMONA
iscriviti subito!

Arci Cremona
Corso 20 Settembre, 60
0372 456371
(dal lunedì al sabato h.17/20)
cremona@arci.it
 

Appello dell'Arci

LA SOCIETA’ CIVILE DEMOCRATICA CON LE COMUNITA' LOCALI PER UN’ITALIA COSTRUTTRICE DI PACE

L’Arci aderisce alla manifestazione internazionale, condividendo la piattaforma promossa dal Coordinamento dei Comitati "No al Dal Molin". Continua così l’impegno dell’associazione al fianco delle cittadine e dei cittadini di Vicenza che si oppongono all’ampliamento della base militare americana.
Daremo il nostro contributo perché il 17 ci sia una grande manifestazione, pacifica e unitaria, in grado di incidere sugli attuali orientamenti del governo nazionale e locale.
Siamo infatti convinti che sia necessario modificare una decisione che ci sembra sbagliata nel merito e nel metodo.
 
Il nostro paese deve mettere in campo una politica forte e autonoma per la costruzione della pace, per il disarmo e la convivenza, adoperandosi perché l’Europa e le Nazioni Unite tornino ad avere un ruolo centrale nella risoluzione pacifica dei conflitti.
Né possiamo condividere il metodo con cui si è arrivati alla decisione dell’ampliamento della base, senza confrontarsi con le comunità locali da tempo mobilitate sul tema insieme alla maggioranza dei dirigenti politici locali.
Al governo chiediamo quindi di rivedere la sua posizione sulla base di Vicenza, dando la priorità alle esigenze di sicurezza, tutela della salute e del territorio così come chiede la cittadinanza. 
Si dia la parola ai cittadini. Il governo sostenga con tutti gli strumenti a sua disposizione la soluzione della consultazione democratica attraverso il referendum. Siano i cittadini a decidere su un progetto destinato a incidere sulla qualità della loro vita.
Da parte nostra, confermiamo l’impegno a  continuare insieme alla comunità locale questa battaglia di democrazia e civiltà.

Paolo Beni
Presidente Nazionale ARCI

 


       



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