Lettera di Pax Christi alle comunità di Vicenza
“Tanto è ladro chi ruba che chi para il sacco” (don Lorenzo
Milani)
Care sorelle e fratelli
di fronte alla proposta di ampliamento della base militare americana di Dal
Molin, questione sulla quale come movimento prendemmo tempo fa una chiara e
preoccupata posizione di dissenso, vorremmo condividere con voi alcune
riflessioni soprattutto sulla scelta del disarmo, che ci interessa ormai
tutti in prima persona. Partiamo da alcune domande:
quali ragioni renderebbero indispensabile l'ampliamento della base militare?
eventuali ragioni come si raccordano con la democrazia e i suoi valori?
quale è il ruolo dei cristiani e delle chiese in questo momento e davanti a
questa scelta?
si può stare in silenzio come individui e istituzioni senza essere
corresponsabili?
Oggi constatiamo una crisi propria delle democrazie occidentali che si
esprime in alcuni aspetti:
nel modo di prendere le decisioni. Sul dibattito aperto prevale infatti il
lavoro di lobbing, cioè di pressione dei poteri forti e dei loro interessi, su
alcuni punti sensibili delle istituzioni. Ciò rende sempre meno importante il
coinvolgimento dei cittadini sulle scelte che li riguardano direttamente
nella crisi di riferimento al bene comune, puntualmente raccomandato dal
magistero della chiesa in ogni suo documento. Oggi, attraverso un sistema che
usa la menzogna, calpesta la verità e fa uso strumentale dei mass media,
si presenta l’interesse di pochi come bene comune per tutta l’umanità.
nel quadro dei valori dell’occidente a tal punto falsato che, in esso,
prevale solo la massimizzazione del profitto come idolo a cui sacrificare tutto,
non solo i bisogni reali di gran parte della popolazione del mondo ma anche
l’ambiente, i beni più elementari del creato come l’acqua, l’aria, gli equilibri
climatici e la qualità stessa di un territorio. La struttura
militare risulta evidentemente a servizio di questa unico idolo ricoperto
dall’ideologia della sicurezza.
Tutto ciò ci induce a riflettere seriamente e a fare la nostra parte.
Nelle nostre chiese è tempo di prenderne maggiormente coscienza del nostro ruolo
a favore della pace, riscoprendo lo Spirito conciliare di vicinanza all’umanità
e di speranza. Uno spirito che è un grande dono e contemporaneamente il grande
disatteso anche da noi credenti.
Davanti ai bisogni reali dell’intera famiglia umana la costruzione di armi o di
sistemi d’arma appare in tutta la sua crudeltà come un’enorme bugia. E’ furto,
aggressione e crimine contro i poveri (vedi: Pontificia Commissione Justitia
et Pax, "La Santa Sede e il disarmo generale", 1976).
Nel raggio del vostro territorio potrebbe forse costituirsi una maggioranza di
persone che ritengono l’ampliamento della base Dal Molin un volano di crescita e
di benessere immediato. Noi crediamo che la voce silenziosa di coloro che, pur
lontani, non solo pagheranno le conseguenze del riarmo mondiale, di nuove
guerre, di ulteriori e gravi privazioni dei diritti fondamentali e
dell’essenziale per vivere (la prima vera sicurezza), deve essere tenuta
in considerazione anche nei piccoli limiti di un territorio come il vostro, e
pure altrove.
Svelare questa realtà, stare dalla parte degli ultimi e degli impoveriti,
ribadire la necessita del disarmo per la sicurezza, della nonviolenza per la
speranza e la vita di tutti, della condivisione per la giustizia è oggi il
compito primario di un credente nel Vangelo di Gesù. Non è quindi più possibile
la nostra partecipazione di credenti alle "strutture di peccato", sia nella
forma di costruttori di armi e difensori del “sistema guerra” che nella
esasperata ricerca del puro profitto.
E’ urgente quindi la costruzione del consenso sui progetti di pace e
riconciliazione, non con un lavoro di pressione di lobbing, ma con un
dialogo aperto sui reali bisogni dell'intera famiglia umana e con l’allargamento
della partecipazione della società civile.
E questo impegno con la coscienza di essere minoranze abramitiche, care a dom
Helder Camara, o nuove comunità benedettine, care all'attuale pontefice, ha una
nome antico e nuovo, la nonviolenza evangelica, che è lotta coraggiosa e costosa
alle violenze strutturali. Cristo non e certo stato il pacifista che evita il
conflitto, né si è astenuto dalla violenza per mancanza di coraggio ma per
scelta, né, per amore di tranquillità, si è posto “fuori” dai turbamenti del
mondo. Gesù porta la pace lottando per la vita e contro ogni logica di morte.
Così ogni cristiano!
Possa davvero lo spirito di comunione con l'intera umanità che "vive" con due
spiccioli al giorno farci prendere coscienza di un più serio e rinnovato impegno
per il disarmo.
Vi siamo vicini, con l’affetto e la preghiera, in ogni impegno per
smilitarizzare i territori e disarmare l’umanità. Con voi difendiamo la
terra per un domani senza basi di guerra.
Il consiglio nazionale di Pax Christi
Firenze 4 febbraio 2007
"NO AL DAL MOLIN"
APPELLO DEL COORDINAMENTO DEI COMITATI LOCALI
Una mobilitazione unitaria che pone al suo centro il NO alla nuova base
Usa al "Dal Molin" a Vicenza, uno degli strumenti di guerra.
Il popolo dei vicentini è contrario alla decisione assunta dal Presidente
del Consiglio Romano Prodi, dal Sindaco di Vicenza Enrico Hullweck e dalla
Presidente della Provincia Manuela Dal Lago di concedere il territorio vicentino
per la costruzione di una base militare con un impatto ambientale e sociale
devastante. La contrarietà è ampia e coinvolge tutti: cittadini, movimenti,
sindacati, partiti, associazioni, membri delle istituzioni ed Enti locali.
Sulla base di Vicenza si pongono due questioni:
>>> la pace
l’Italia sta facendo passi importanti per restituire all’Europa protagonismo
e autonomia, mentre sul “caso” Vicenza il governo è in contraddizione con gli
atti fin’ora compiuti rispetto alla politica estera ed inficia l’esercizio della
stessa sovranità nazionale;
>>> il rapporto con la comunità locale
la quale non può essere irrisa ma va ascoltata. La politica non può alzare un
muro tra se stessa e la comunità. I cittadini devono potersi esprimere e
contare.
Per questo noi invitiamo tutte le donne, gli uomini, le ragazze e i ragazzi,
le organizzazioni della società civile, i sindacati, i movimenti e gli Enti
locali a partecipare alla manifestazione internazionale che si terrà sabato
17 febbraio a Vicenza.
Una manifestazione pacifica, di popolo, non violenta e colorata che
ribadisca che la democrazia non significa imporre le decisioni dall’alto, ma si
costruisce partendo dall’ascolto delle comunità che vogliono un futuro di
pace, di sviluppo di qualità e di buona occupazione.
Chiediamo ai responsabili della politica italiana di lavorare con coraggio e
tenacia per scongiurare il malcontento che ha imboccato la strada
dell’antipolitica e dello scollamento della società dalle istituzioni. Il
governo non può non assumersi la responsabilità del confronto con la diffusa
ostilità della popolazione a questa decisione, espressa dalla richiesta
referendaria e da numerose mobilitazioni.
Chiediamo infine al governo che sia coerente col proprio programma al cui
centro c’è la pace.
Anche opporsi alla nuova base Usa a Vicenza, strumento di guerra,
significa compiere un passo avanti per costruire un mondo diverso, fatto di pace
e non di guerra.
"DISARMARECIELOETERRA"
tutte e tutti a Vcenza con l’Arci!
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Arci Cremona
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