News e informazioni da Cremona e dalla Lombardia
Home page Scrivi  
 
  Benvenuto nel circuito WELFARE NETWORK
Europa, notizie e attualità sul welfare News di politica e attualità dall'Italia News dalla Lombardia Notizie sul Welfare, Diritti e Sociale
 
Chi siamo Forum Fotogallery Link Contatti Collabora con noi

... Welfare canali
Agenda
Angolo del dialetto
Arte
Associazioni
Attualità
Buone Notizie
Comune di Cremona
Costume
Cronaca
Cultura
Dai Partiti
Dal Mondo
Economia
Eventi
Giovani
In Breve
Lavoro
Lettere a Welfare
Mediateca
News dai partiti
Petizioni attive
Politica
Provincia di Cremona
Racconti
Società
Storia Cremonese
Ultimissime
Varie
Volontariato
ARCHIVIO WELFARE
 ... In Breve
... e inoltre
Banca della Solidarietà
I sondaggi
Fotogallery
Banner kit






















 La biblioteca di welfare

15 Settembre, 2002
Salvemini parola di laico (di Bruno Gravagnuolo)
Supplemento a L'Unità del 6 settembre in collaborazione con Editori Riuniti

Tutte le parole chiave di un grande maestro, e lo era davvero, da «analfabeti» a «verità». E passando per lemmi come «Fascismo», «Quistione meridionale», «Laicità», «Socialismo», «Razionalità», «Risorgimento», «Nazione», «Mezzogiorno», «Federalismo», «Cattaneo», «Democrazia», « Libertà», «Individuo», «Scuola», «Liberalismo» e altro ancora. In pratica tutte le idee di Gaetano Salvemini, uno dei padri della democrazia italiana e della sua sinistra, inclusa quella comunista. E senza il quale né la democrazia italiana né la sinistra avrebbero genealogia culturale e orizzonti da inseguire.

Tutto questo troveranno domani in edicola i lettori de l'Unità, a 6,90 Euro oltre il prezzo del quotidiano, in occasione del cinquantennale della morte dello storico pugliese, e nella collana «Le chiavi del tempo», i classici di ieri e di oggi per capire il mondo in cui viviamo, in collaborazione con gli «Editori Riuniti»: Salvemini. Dizionario delle Idee, a cura di Sergio Bucchi. Oltre centotrenta pagine essenziali più la bibliografia su Salvemini e due scritti del curatore, biografico l'uno e di inquadramento culturale l'altro.

Ma introduzioni a parte, è un libro che si può leggere anche passim, saltando di palo in frasca, con la curiosità e la libertà di chi sceglie di «spigolare» tra le cose che Salvemini pensò e per cui lottò controcorrente.

E nondimeno siamo sicuri che comincia a spigolare tra le pagine e le voci, sarà irrestibilmente trascinato ad approfondire e a vederci più chiaro. Per capire chi fu quel meridinale ostinato e rompiscatole (così si autodefiniva) che non si accasò mai con nessuno, salvo la breve parentesi socialista dal 1919 al 1921 e che tuttavia fu schieratissimo. Con la ragione critica, la laicità intransigente, l'Illuminismo, i ceti subalterni e il socialismo, declinato a modo suo.

Cominciamo dalle prime parole che formano «l'abbecedario» di questo volumetto. Anzi dalla prima e dall'ultima: «Analfabeti», e «verità», tratti da scritti di occasione (ma il più delle voci viene dalle Opere vere e proprie). Ebbene «esordisce» Salvemini, «gli analfabeti almeno non pretendono di saperla lunga». E chiude così, nell'ultima pagina: la «verità fabbricata»- quella di despoti e politicanti - è facile da inventare e imporre e «difficile da amministrare». E l'inganno alla lunga vien fuori. Invece la «verità ricercata»- prosegue lo storico - è difficile da tirar fuori, ma «rimane sempre la stessa e perciò è facile da amministrare».

A guardar bene c'è tutto Salvemini, in questo apparente buon senso. C'è la tenacia «contadina» del figlio di agricoltori che non si fa fregare e capisce altresì l'oppressione patita dagli umili. E c'è la sapienza storiografica di chi sa che la scienza è fatica etica, lavorìo di ipotesi da comparare e pesare, fino a elidere quelle che non reggono. E c'è persino un'idea di politica: arte del miglioramento umano. Che s'appoggia alle cose come sono, ma non rinuncia a mutarle. Come? Diffondendo il sapere e il potere a tutti e a partire dai «senza potere», dai subalterni. L'interesse dei più diventava così in Salvemini la molla del progresso, il lievito della trasformazione democratica innestata sui diritti sociali, una trasformazione dove l'universalità democratica coerente con se stessa era ipso facto e in divenire «socialismo». Detto in altri termini: era la democrazia che non s'arrestava alla soglia dei diritti liberali (privilegio dei pochi fino al primo suffragio universale del 1911) ma invadeva anche la sfera dell'economia.

Dunque sapere come liberazione, scienza come etica universale, storiografia come democrazia e conflitto di classi. Fuori da metafisiche provvidenziali, da destini imperiali, determinismi settari e fatalistici (anche marxistici). E in tal senso fortissima fu la polemica di Salvemini contro l'idealismo italiano, vuoi nella versione filofascista di Gentile, vuoi in quella liberalconservatrice di Croce, la cui «libertà» - diceva - era generica e proprietaria (la libertà dei «galantuomini»). Ma al di là di queste inclinazioni «filosofiche» di metodo - la sua era una filosofia razional/empirista malgrado «l'antifilosofismo» - Salvemini ebbe tanto da dire da ridire nel concreto della vicenda italiana del 900.

Vediamo alcuni suoi cavalli di battaglia. La «Quistione meridinale» anzitutto, di cui sulle orme di Fortunato fu lo scopritore moderno. Sua l'idea, passata a Gramsci, di un Meridione reso subalterno dalle élites manifatturiere ed agrarie del Nord, in alleanza con il ceto dinastico legato alla Corona e con il latifondo agrario e assenteista del sud: il «patto scellerato», come lo chiamò Gramsci. E a sigillo di ciò Salvemini indicava la «burocrazia», «meridionalizzata» alla bisogna dal nord, per meglio controllare l'altra Italia. Sua l'idea che fu di Banfield (e prima di Lepopardi) del «familismo amorale»: tradizionalismo e familismo dell'individuo italico. Individuo cinico e generoso, scettico e creativo, furbo e antipolitico.

Sua l'idea dell'«antipolitica», che Salvemini allora chiamava «antiparlamentarsmo». Un circolo vizioso e sovversivo tra notabilati e popolo, contro la separazione dei poteri, contro le regole e le istituzioni, volto a travalicarle in nome dell'«azione diretta» sorretta da miti: nazione, popolo, individui carismatici e «ammazzacattivi». Sua infine l'idea del fascismo come moderna reazione di massa, figlia dell'antiparlamentarismo e della crisi di riconversione seguita alla prima guerra mondiale, con la sua «piccola borghesia sbandata». Perciò fascismo come arte retorica massificata e « blocco tra ceti», ciascuno dei quali riceveva il suo piccolo o grande tornaconto trasformista. E il tutto favorito dall'impotenza dei socialisti, divisi tra riformismo imbelle e rivoluzionarismo altrettanto imbelle e inutilmente sovversivo. Il fascismo quindi come «sovversione dall'alto», né «rivoluzione», né progresso. Orchestrato al vertice da un uomo geniale nella tattica e nella propaganda, ma meschino e disonesto nella costruzione di fini comuni: Mussolini. Infine il «trasformismo». Salvemini, nato al sud e che al sud aveva fatto tanti viaggi elettorali tra braccianti e contadini, lo individuò non solo come convergenza al «centro» sorretta dal malaffare. Ma anche come liquefazione delle identità politiche nazionali, a vantaggio di blocchi locali e corporativi che lavoravano a fornire al centro politico una base parlamentare di consenso. E con mezzi legali e illegali. Per questo lo storico polemizzò contro Giolitti «ministro della malavita». Perché a sostegno della sua base consociativa (operai del nord e industria) spezzava l'unità delle classi subalterne, le privava di una visione nazionale. E al contempo inaugurava un costume «democratico» destinato a perdurare fino ad oggi. Non fu tutto giusto il giudizio di Salvemini su Giolitti (e del suo allievo Gobetti). Poiché il giolittismo con le sue aperture poteva favorire - se ben usato dal Psi - equilibri di centrosinistra, capaci di scongiurare oltretutto il fascismo. Ma giusto era il richiamo di Salvemini alla necesità di un socialismo di massa e in prospettiva governante. Contro ogni trasformismo identitario e subalterno, e contro il massimalismo sterile. E basterebbe soltanto questa polemica, tra le tante, a fare del nostro Salvemini un autore straordinario, profetico e attuale.

 


       CommentoFonte L'Unità



 Invia questa news ad un'amico Versione stampabile Visti: 3369 | Inviati: 0 | Stampato: 94)

Prossime:
Pietro Scoppola *Un cattolico a modo suo* – 15 Settembre, 2002
Presentazione *Dilemmi della Bioetica* – 15 Settembre, 2002
Il memori@le della collina di Andrea Griseri – 15 Settembre, 2002
Carlo Marx visto da Corrado Ocone – 15 Settembre, 2002
Allo specchio e altri racconti di Laura Badaracchi – 15 Settembre, 2002

Precedenti:
Cremona in Poesia – 15 Settembre, 2002
Quando imparare é facile – 15 Settembre, 2002
Musei, non-musei, territorio. Modelli per una pedagogia urbana e rurale – 15 Settembre, 2002
Sapienza per vivere e per .... giocare – 15 Settembre, 2002
Gianni Carotti, un noir targato anni Ottanta – 15 Settembre, 2002


... in WelfareCremona



... Novità








 Il Punto
44°Rapporto Censis. Un inconscio collettivo senza più legge, né desiderio ( di Gian Carlo Storti)
Le Considerazioni generali introducono il Rapporto sottolineando come la società italiana sembra franare verso il basso


 La biblioteca di welfare
Verso il destino, con la vela alzata
Lo ricordo qui con un brano tratto dalla sua rubrica “Colloqui col padre"


 Scuola... parliamone!
Ata. Sottoscritto il contratto per il compenso una tantum di 180 euro
Il Miur prevede il pagamento nel mese di febbraio 16/12/2010


 Welfare Per Te
COMPLETATA LA CONSEGNA DELLE STUDENT E UNIVERSITY CARD
E' stata completata in questi giorni la consegna, negli istituti superiori cittadini e nellele sedi universitarie, delle student e delle card.

... Fotogallery
La Fotogallery di
Welfare Cremona


Ultima Vignetta
... Speciale on line
- Previsioni del tempo
-
Libri
-
Programmi TV
-
Lotteria
-
Oroscopo
-
Cambia Valuta
-
Euroconvertitore
-
Traduttore
-
Paginebianche
-
Paginegialle
-
Borsa
... Novità




| Home | Chi siamo | Collabora con noi | PubblicitàDisclaimer | Email | Admin |
www.welfarecremona.it  , portale di informazione on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 392 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti
La redazione di Welfare Cremona si dichiara pienamente disponibile ad eliminare le notizie che dovessero violare le norme sul copyright o nuocere a persone fisiche o giuridiche.
Copyright Welfare Cremona 2002 - 2009