15 Settembre, 2002
Welfare e assistenza: una riforma inadeguata
È negativo il giudizio del PD sulla nuova legge sull’assistenza, approvata giovedì in Consiglio Regionale, dopo tre giorni di discussione.
Non sono passate
le proposte di merito presentate dal PD
e l’esito finale è una riforma molto
diversa da quella contenuta nel
progetto alternativo sottoposto alla
commissione dall’Ulivo un anno fa.
“Non è questo il welfare che la
Lombardia dovrebbe avere – ha
spiegato nella dichiarazione di voto la
consigliera Ardemia Oriani (nella foto) -, perché
questa legge non garantisce ai Comuni
e alle Province un effettivo ruolo di
partecipazione e programmazione nel
governo delle reti dei servizi sociali.
Inoltre non dà vera libertà di scelta ai
cittadini poiché non garantisce a tutti i
servizi necessari: in Lombardia, infatti, i
servizi per l’infanzia non sono
sufficienti, come non lo sono quelli per
le donne, a sostegno della maternità
libera e consapevole. Nulla è previsto
per gli stranieri, mentre per gli anziani
mancano le risorse necessarie. Il
centrodestra non ha voluto accettare le
nostre proposte, in particolare lo sportello
unitario di accesso ai servizi sociali e
sociosanitari, il fondo di sostegno per i
piccoli comuni, un ruolo definito per le
Aziende per i Servizi alla Persona (ASP),
perdendo l’occasione per riformare davvero
e in modo positivo il nostro sistema”.
“Il welfare lombardo – spiega Maria
Grazia Fabrizio – dovrebbe valorizzare il
ruolo delle imprese sociali e di tutti coloro
che hanno un ruolo nella risposta alla
complessa domanda che giunge dal
territorio. Qui si mortifica una pluralità di
soggetti e non si definiscono i livelli di
responsabilità della rete. Se la rete non è
organizzata si darà vita solo ad un
modello poco partecipato che non
protegge davvero gli individui, né le
famiglie, né tanto meno tutte quelle
fragilità sociali temporanee e permanenti
che hanno diritto a risposte concrete.
Inoltre trovo che sia stato assolutamente
fuori luogo affrontare in questa sede
dibattiti etici come quello sulla legge 194,
che nulla ha a che fare con il modello di
stato sociale della nostra regione. Chi lo
fa, rende un pessimo servizio alle attese
dei cittadini e degli operatori che di altre
soluzioni hanno bisogno”.
 
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