15 Settembre, 2002
Lettera aperta all’Assessore Maura Ruggeri e ai membri dell’esecutivo del Partito Democratico
Elena Cappellini, Silvia Camisaschi ed Anna Lazzarini lanciano la candidatura a Sindaco di Maura Ruggeri
Con la presente chiediamo di poter pubblicare sul sito Welfare Cremona la nostra lettera aperta all'Assessore Maura Ruggeri e ai componenti dell'esecutivo del Partito Democratico, in merito al dibattito che sta animando il partito in vista delle primarie.
Consapevoli della delicatezza e della significatività di questo momento precedente la campagna elettorale, con questo testo desideriamo offrire non solo uno spunto di riflessione, ma anche una proposta concreta, degna, a nostro parere, di attenzione e di sostegno.
Nella speranza che vogliate dare spazio e visibilità a questa iniziativa, porgiamo i nostri più distinti saluti.
Silvia Camisaschi
Elena Cappellini
Anna Lazzarini
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Lettera aperta all’Assessore Maura Ruggeri e ai membri dell’esecutivo del Partito Democratico
Cara Maura,
a partire dal dialogo sulle candidature alle primarie, avviato martedì sera durante l’Assemblea cittadina del Partito Democratico, assumiamo le due posizioni emerse, quella che intende sostenere la continuità e quella che intende puntare sulla novità, e proviamo a intraprendere un altro possibile percorso di riflessione, in grado di tenere insieme entrambe queste istanze, riconfigurandone i significati di fondo.
Convinte che la continuità vada perseguita, perché esperienza e competenza sono in sé valori che possono garantire un buon esercizio delle azioni di governo di un territorio, crediamo anche che nella situazione di smarrimento sia a livello locale che nazionale, non mettere in discussione gli attuali assetti possa costituire un pesante deterrente per l’elettorato reale e potenziale, e che una seria e autentica autocritica non possa che giovare alle prossime future elezioni. D’altra parte, crediamo che assumere il nuovo come valore in sé sia altrettanto rischioso. L’idea che la politica debba contaminarsi con ciò che politica non è assume tratti di ambiguità se nasconde in fondo il giudizio secondo cui solo in chi non ha radici, in chi non ha storie di appartenenza, si possa trovare una presunta “purezza”, una rinnovata capacità di confronto e gestione della cosa pubblica, che non si mischi con quanto della politica appare “brutto e sporco”.
Il nuovo non è l’urgenza e l’emergenza di un nome, ma un processo da inventare e intraprendere. E proprio perché crediamo profondamente nell’esigenza di un rinnovamento non solo della classe politica, ma anche delle pratiche e dei linguaggi di questa politica, non vogliamo che vada sprecata l’occasione davvero nuova che il Partito Democratico ha messo in campo: lo strumento delle primarie. Chiediamo che il portato di novità e la carica di partecipazione e democrazia che questo strumento porta con sé non venga offuscato da un eccesso di cautela o addirittura vanificato nella consumazione di un rito.
A partire dal nostro impegno di questi anni, nella diffusione di una cultura della differenza e delle differenze, e dalla volontà di intervenire concretamente, da cittadine, nel dibattito di questi giorni, vogliamo raccogliere le esigenze di novità e continuità traducendole nella proposta di candidare una donna. Un’iniziativa che non nasce dalla riproposizione di una retorica del femminile, spesso strumentalmente usata in clima di campagna elettorale e poi puntualmente disattesa e dimenticata, ma dalla convinzione che esistano saperi e pratiche femminili che possono e devono essere messi al servizio della città e della collettività. La cura di sé, degli altri, delle cose e dell’ambiente. Il senso di responsabilità, verso chi è vicino e chi è lontano, chi ha una storia comune e chi ha una storia diversa. La creatività, intesa come capacità di immaginare mondi possibili e mettersi nei panni degli altri. L’abilità, infine, di tessere relazioni tra persone e luoghi, tra risorse e bisogni personali e sociali, tra realtà e desiderio, creando legami e scambi dove c’è frammentazione e disordine, trovando vie oblique e inventando mediazioni significative per un senso più grande e libero del convivere.
Questo è ciò che noi chiediamo alla politica. E crediamo di interpretare il pensiero di molti affermando che la persona che in questo momento meglio di ogni altra ci sembra incarnare questi saperi e questi valori sei tu. E non nonostante la tua storia politica, istituzionale e di appartenenza militante, ma proprio in virtù di quella storia e delle sue specifiche caratteristiche. Una storia che dice come si possa portare la propria vicenda umana, formativa e culturale dentro un partito per farla crescere, prestando il proprio servizio, ma anche intrecciando con questa la trama di altre storie. La cifra della tua esperienza politica è la capacità di mettere in relazione un’identità forte di appartenenza con esperienze diverse dalla tua, come quella del mondo del volontariato laico e cattolico, e dell’impegno solidaristico nel sociale, il tentativo di tenere insieme e mettere in dialogo energie e potenzialità diverse, che difficilmente si sarebbero incontrate, per disegnare insieme percorsi e progetti possibili.
E non era forse su questa capacità di dialogo e confronto che affondava le sue radici l’esperimento del Partito Democratico?
Silvia Camisaschi
Elena Cappellini
Anna Lazzarini
 
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