15 Settembre, 2002
Differenze e similitudini fra movimento studentesco 1968 e 2008 di Gian Carlo Storti.
I giovani protagonisti delle lotte del ’68 erano essenzialmente ragazzi. Oggi invece le ragazze sembrano essere diventate protagoniste ed appassionate animatrici dei cortei e delle assemblee.
Differenze e similitudini fra movimento studentesco
1968 e 2008 di Gian Carlo Storti.
I giovani protagonisti delle lotte del ’68
erano essenzialmente ragazzi. Oggi invece
le ragazze sembrano essere diventate protagoniste
ed appassionate animatrici dei cortei e delle
assemblee.
In questi giorni mi sono chiesto diverse
volte che differenze e che similitudini vi
sono fra il movimento studentesco del 1968
e del 2008.
Mi ha molto colpito una lettera di una studentessa
del Liceo Linguistico “ Montale” di Pontedera
( pubblicata su un giornale) che dice:
“Caro nonno, ti spiego perché vado in piazza.
Ti hanno detto che avrebbero riportato la
scuola come ai tuoi tempi:grembiule,maestra
unica, voto in condotta…Ma vedi, nonno, io
sono in piazza perché ci stanno togliendo
la scuola, stanno tagliando con una legge
senza neppure discutere in Parlamento. Tu
nonno hai lottato perché questo non accadesse
più, hai lottato per una società migliore
ed io vorrei che questa società continuasse
ad esistere”.
Sono andato a rivedermi alcuni appunti su
quel periodo ( anno scolastico 1968-1969)
e la parola d’ordine che spiccava in tutti
volantini era una: “ Diritto allo studio”.
Nello specifico l’elenco delle richieste
era lunghissimo:
- diritto all’assemblea, buoni libro, buoni
trasporti, diminuzione delle tasse scolastiche,
un orario scolastico meno pesante ( si andava
a scuola 6 mattine e 5 pomeriggi) , meno
autoritarismo, contestazione dei ruoli gerarchici,
riforma degli esami di stato ecc.
In questi primi due-tre anni , il movimento
studentesco del ‘68 si caratterizzò su una
piattaforma “ rivendicativa” tesa ad espandere
i diritti, a far si che le classi subalterne
potessero accedere con maggiore facilità
alla scuola. Insomma la spinta era per far
si che la scuola diventasse di massa e non
solo al servizio della classe “borghese”.
Quel movimento ,che poi approdò alla politica
( e solo una minoranza di esso al massimalismo
ed all’estremismo) era in sintonia con la
battaglia sociale che le classi lavoratrici
stavano combattendo anch’esse sui diritti
( ricordiamo che lo statuto dei lavoratori
fu approvato nel 1970). Era il periodo appena
successivo alla riforma delle scuole medie
inferiori con l’introduzione dell’obbligo
scolastico per la terza media ecc.
Un movimento che guardava ai fenomeni di
contestazione europea, francese, tedesca
ed americana in particolare. Sullo sfondo
vi erano le prima manifestazioni contro la
guerra in Viet Nam.
Un movimento che via via si poneva l’obiettivo,
tramite la contestazione, della trasformazione
radicale delle società capitalistica.
In questo contesto il fronte sociale non
era vasto come appare o come è oggi.
Le famiglie, nonni compresi, i sindacati
della scuola non erano presenti. A volte
erano ostili. I partiti della sinistra, Pci
in testa, guardavano con titubanza quel movimento.
La ragazza di Pontedera individua la vera
centralità di questa battaglia sociale: la
difesa di un istituto, quello della scuola,
fondamentale per la crescita sociale e civile
delle nuove generazioni.
Ecco perché il fronte è molto ampio: studenti,
genitori, insegnanti e società.
Vi è poi una identificazione diretta fra
un movimento socialmente ampio ed l’opposizione
politica al governo Berlusconi.
Partito Democratico, Italia dei Valori ed
altre forze politiche si apprestano a raccogliere
le firme per un referendum abrogativo dei
contenuti della legge Gelmini.
Un movimento quindi che tende a “ conservare”
quello che c’è di fronte ad attacchi pesanti
di questo governo di centro-destra che porta
avanti con tagli indiscriminati al sistema
scolastico e che rischia di far saltare la
scuola pubblica a vantaggio della privatizazione.
Una battaglia quindi in “difesa” che però
può cambiare gli orientamenti sociali e politici
del paese.
Un fenomeno comune è l’occupazione delle
scuole per l’autogestione. La differenza
è che a queste occupazioni partecipano anche
gli insegnanti allora dall’altra parte della
barricata e già fortemente contestati ( la
contestazione del corpo insegnanti divenne
più forte nei mesi successivi).
Il dibattito se queste occupazioni sono legali
o meno è lo stesso. I Ministri democristiani
dell’epoca erano piu’ intelligenti e meno
provocatori. Evitavano cioè appelli all’ordine,
alla denuncia ecc. In alcuni casi la politica
migliore è quella di attendere, aspettare
che il fenomeno si sgonfi.
Sicuramente quella esperienza matura i giovani
e li obbliga a scrivere regole di convivenza
e di gestione in pochissimo tempo ed autogovernarsi
per davvero.
L’estremismo è connaturato alle situazioni
di contestazione. Mi pare che questi gruppi
studenteschi siano oggi in grado di respingere
atteggiamenti estremistici e tenere assieme
il fronte comune con insegnanti e famiglie.
Sicuramente il fenomeno dei provocatori non
sarà da meno, come non sarà da meno il rischio
di infiltrazioni fasciste o para-fasciste.
Allora si chiamavano “ forza nuova” oggi
“ blocco studentesco”: la base ideologica
è la stessa.
Interessante è il richiamo che molti giovani
fanno all’antifascismo. Problematica che
in questa fase politica pare essere finita
nel dimenticatoio.
Infine una novità assoluta.
I giovani protagonisti delle lotte del ’68
erano essenzialmente ragazzi. Oggi invece
le ragazze sembrano essere diventate protagoniste
ed appassionate animatrici dei cortei e delle
assemblee.
Un fatto splendido. Segno dei tempi . Insomma
le femministe di quegli anni, le nonne di
oggi, hanno lasciato, ed è proprio il caso
di evidenziarlo, il positivo segno delle
loro lotte, delle loro ambizioni e speranze.
Gian Carlo Storti
Cremona 31 ottobre 2008.
 
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