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15 Settembre, 2002
L*Associazione Nazionale Magistrati sulle vicende Salerno-Catanzaro
La vicenda che ha coinvolto gli uffici giudiziari di Salerno e di Catanzaro ha creato sconcerto e preoccupazione nell’opinione pubblica. Il tempestivo intervento....

La vicenda che ha coinvolto gli uffici giudiziari di Salerno e di Catanzaro ha creato sconcerto e preoccupazione nell’opinione pubblica. Il tempestivo intervento prima del Capo dello Stato e, subito dopo, della I Commissione del Consiglio con la immediata convocazione dei vertici degli uffici giudiziari coinvolti, cui è seguita l’apertura di una pratica di trasferimento di ufficio per entrambi, hanno rappresentato una prima doverosa risposta ad una situazione di eccezionale gravità, che non ha precedenti nella storia giudiziaria del paese.

Spetterà ora al CSM ricostruire compiutamente i fatti e adottare le conseguenti determinazioni, così come spetterà ai titolari dell’azione disciplinare valutare la eventuale sussistenza di condotte di singoli meritevoli di sanzione. Riteniamo, però, che in una fase così delicata per la magistratura italiana, si imponga da parte nostra un meditato approfondimento ed un dovere di chiarezza di posizione.

Al di là delle eventuali responsabilità di singoli, infatti, non si può non vedere come in questa vicenda sia stata gravemente messa in discussione la credibilità dell’istituzione giudiziaria nel suo complesso.

E non è un caso, infatti, che coloro che da tempo auspicano interventi di riforma della Costituzione diretti a ridurre l’autonomia e l’indipendenza del potere giudiziario cerchino di approfittare del legittimo sconcerto dell’opinione pubblica per rilanciare una proposta di accordo per riforme della giustizia dirette ad aumentare il controllo della politica sulla magistratura.

Ed è per questo che riteniamo di dover dire, senza reticenze o tatticismi, all’opinione pubblica e ai colleghi quali siano le nostre valutazioni su questa vicenda. In questa occasione la gravità e l’eccezionalità della situazione non consentono, infatti, di sottrarsi al giudizio e di rifugiarsi in un doveroso riserbo in attesa che la giustizia faccia il suo corso.

Si è verificato un cortocircuito istituzionale e giudiziario che richiede risposte istituzionali da adottare con rapidità nelle sedi competenti, ma che chiama in causa anche il ruolo di rappresentanza culturale e politica della magistratura che compete all’Associazione Nazionale Magistrati.

L’intervenuta revoca dei due provvedimenti di sequestro offre ulteriore conforto alla valutazione negativa per quanto accaduto, perché il metodo seguito da ultimo ben poteva essere adottato prima, evitando questa drammatizzazione ed i suoi deleteri effetti.

Noi riteniamo che la credibilità della funzione giudiziaria e la sua legittimazione democratica si fondino esclusivamente sull’applicazione di regole secondo criteri di ragione. L’autonomia e l’indipendenza di un corpo di magistrati professionali e di carriera trova, infatti, la sua sola giustificazione nella riferibilità delle decisioni giudiziarie ad una regola interpretata ed applicata sulla base di criteri razionali.

Criteri che possono essere opinabili, ma devono sempre apparire comprensibili. Ecco: quello che sconcerta in questa vicenda, che sconcerta noi come magistrati e come cittadini e che crediamo sconcerti l’opinione pubblica è lo smarrimento completo e assoluto di ogni regola e di ogni ragione, di talché l’esercizio del potere giudiziario si presenta all’esterno come arbitrario, sganciato da regole, incomprensibile.

Non è nostra intenzione esprimere valutazioni sul merito del provvedimento di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura di Salerno, sulle finalità o sulle modalità esecutive adottate. Ciò che interessa in questa sede è il profilo della professionalità dei magistrati che emerge dalla vicenda.Riteniamo di dover ricordare che il dovere di motivazione dei provvedimenti giudiziari consiste nella chiara e analitica descrizione delle ragioni di fatto e di diritto sulle quali il provvedimento si fonda.

E che la riproduzione integrale di atti di indagine, affastellati tra loro e non inquadrati all’interno di un percorso argomentativo logico-razionale, da un lato, non aiuta a comprendere le ragioni di fatto e di diritto su cui il provvedimento si fonda e, dall’altro, determina una impropria diffusione del materiale investigativo. Tale materiale, peraltro, proprio perchè non filtrato da un ragionamento di ricostruzione di fatti, si presta ad uso distorto da parte dei mezzi di informazione, i quali, per l’autorevolezza della fonte da cui l’atto promana, amplificano la confusione tra fatti accertati e mere ipotesi o allusioni.

Né può sottacersi il fatto che tra il materiale riprodotto nel provvedimento vengono riportati fatti attinenti alla vita privata di persone estranee all’indagine e privi di alcuna rilevanza investigativa, così come vengono riportati sospetti, insinuazioni e accuse rivolte dal denunciante a persone estranee all’indagine e nei confronti delle quali non è stata elevato alcun addebito, e che pertanto non hanno alcuna possibilità di difendersi.

Si tratta di conseguenze dannose, estranee alle finalità proprie dell’atto e che sarebbe stato agevole evitare.

L’ANM reputa legittimo domandarsi quale sia la finalità di un tale metodo di elaborazione dei provvedimenti giudiziari ed interrogarsi se, al di là delle intenzioni, la stessa non appaia estranea alle ragioni ed alle regole del processo penale.

In ogni caso, l’ANM ritiene di poter dire che non condivide questo metodo, in quanto lo giudica in contrasto con il dovere del magistrato di argomentare secondo criteri logico-razionali.

All’iniziativa giudiziaria della Procura di Salerno la Procura Generale di Catanzaro ha reagito aprendo un procedimento penale a carico degli inquirenti di Salerno per i reati di abuso di ufficio e interruzione di pubblico servizio e ha disposto il sequestro degli stessi procedimenti già acquisiti da Salerno.

Al di là di ogni giudizio sul merito e sulla fondatezza della iniziativa non può sfuggire la grave e palese violazione dell’obbligo di astensione che grava sul magistrato che sia sottoposto ad indagini in procedimento collegato. I magistrati di Catanzaro, infatti, hanno aperto un procedimento a carico dei pubblici ministeri di Salerno che procedevano nei loro confronti e ne hanno assunto la titolarità.

Infine, il sequestro di atti del procedimento già sequestrati dall’autorità giudiziaria “contrapposta”, con il grottesco finale dei due carabinieri a guardia del medesimo fascicolo ha portato al culmine parossistico la vicenda. Anche in questo caso, è evidente, si sono smarrite regole e ragione.

Un magistrato non deve mai allontanarsi dalla regola e dalla ragione: solo questi sono i fari e i punti di riferimento della sua azione. Tutta la vicenda, però, deve essere letta nel più ampio contesto calabrese. Una terra difficile che è, per molti versi, simbolo dei mali del nostro paese e che non deve essere abbandonata.

Dobbiamo riconoscere il fatto che per troppi anni si è accettato che alcuni uffici giudiziari fossero gestiti da persone inadeguate, che non hanno esercitato i propri compiti con trasparenza ed impegno responsabile e a volte sono apparse legate a poteri locali; il che ha contribuito a quella crisi della legalità che, purtroppo, è il connotato più preoccupante di quella regione. Dobbiamo dire con forza che noi non ci riconosciamo in “quella” magistratura.

Allo stesso tempo siamo consapevoli del fatto che l’ansia di legalità e di giustizia che viene da quella terra può solo essere alimentata dentro un circuito di legalità e rispetto delle regole. Che ogni illusione di “rompere il cerchio” attraverso scorciatoie è destinata ad infrangersi e finisce per favorire lo status quo.

Noi siamo dalla parte di quei tanti magistrati che lavorano con rigore, giorno dopo giorno, nel pieno rispetto delle regole, pur nella consapevolezza della difficoltà dello sforzo, senza mai deflettere dalla cultura del limite della funzione.

Possiamo cambiare solo se siamo capaci di rinnovarci al nostro interno: è dovere e responsabilità dell’ANM e degli organi di autogoverno assicurare ai cittadini una magistratura capace, motivata e professionalmente adeguata.Roma, 10 dicembre 2008La Giunta Esecutiva Centrale

 


       



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