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15 Settembre, 2002
Obama. La scuola ci farà uscire dalla crisi . E in Italia? di Gian Carlo Storti
Durante un discorso alla Camera del Commercio ispanica di Washington il Presidente americano, Barack Obama, ha ribadito l'idea centrale del suo piano di rilancio economico

Obama. La scuola ci farà uscire dalla crisi . E in Italia?
Durante un discorso alla Camera del Commercio ispanica di Washington il Presidente americano, Barack Obama, ha ribadito l'idea centrale del suo piano di rilancio economico. La tendenza non è tagliare indiscriminatamente quanto rafforzare gli investimenti in settori come sanità e scuola per aiutare il paese ad uscire più forte dalla crisi:"Non possiamo permetterci il lusso di scegliere tra uscire dalla crisi e ricostruire la nostra economia per il futuro".
"Il relativo declino del sistema scolastico americano non è sostenibile per la nostra economia, per la nostra democrazia ed è inaccettabile per i nostri figli: non possiamo permettere che continui" ha proseguito il presidente americano, che vede in un impegno che coinvolga tutte le parti una delle soluzioni possibili per una riforma del sistema che renda "insegnanti, genitori e studenti più responsabili", quindi, ha proseguito; "E le scuole devono essere pronte a licenziare i professori che non rendono. D'altra parte, i repubblicani devono rinunciare all'opposizione ad aumentare i finanziamenti alla scuola, anche a quelli per i programmi per i bambini più piccoli".
In questa direzione, ha sottolineato ancora Obama, non esitando a toccare un argomento poco gradito ai sindacati: "la maggioranza democratica deve accettare l'idea di un sistema di incentivi economici basati sul rendimento per gli insegnanti".
E continua: "Troppi nel mio partito hanno avversato l'idea di compensare la bravura dell'insegnante con aumenti di stipendio anche se sappiamo che può fare la differenza in classe" ha detto oggi il presidente. "Troppi nel partito repubblicano hanno avversato nuovi investimenti nell'istruzione elementare, nonostante le indubbie prove della sua importanza". Perché "nonostante risorse che non hanno paragoni nel mondo, abbiamo lasciato che i voti calassero, le scuole crollassero, la qualità degli insegnanti si abbassasse, e che le altre nazioni ci superassero. Il declino dell'istruzione americana è intollerabile per l'economia, insostenibile per la democrazia, inaccettabile per i nostri figli. C'è in gioco semplicemente il sogno americano".

Sugli standard, continua nella sua riflessione Obama, le autorità statali devono porsi a modello i migliori standard mondiali e nel pacchetto di stimoli ci sono 5 miliardi per compensare quegli Stati che migliorano la qualità degli esami.
Sull'istruzione prescolare: 5 miliardi nel pacchetto per gli asili nido e i bambini con 'esigenze speciali'. Inoltre, 55mila genitori con un primo figlio avranno visite di insegnanti materni specializzati e agli Stati si chiede di elaborare programmi per l'apprendimento pre scolare.
La riduzione dell'abbandono degli studi è un'altra priorità, per cui è necessario riformare le scuole peggiori, "una responsabilità collettiva per gli americani". Obama chiede ai cittadini che ogni ragazzo si impegni a fare un anno di superiori o di università in più; l'obbiettivo è avere il primato mondiale dei laureati entro il 2020.

E in Italia?
In Italia siamo ai tagli, alla mortificazione delle strutture scolastiche pubbliche ed ad un impoverimento del sistema complessivo. Non si coglie la crisi per guardare avanti. Si considera l’istruzione un costo sa tagliare,da ridimensionare.
Del resto l’Associazione dei Genitori evidenzia che il rischio è anche quello che il taglio dei bidelli produrrà danni incalcolabili e metterà a rischio il tempo lungo.
Infatti , continua l’Associazione Genitori “ E’ un bel rompicapo questa nuova riforma della scuola: com'è possibile accontentare le famiglie con il tempo lungo (le 30 o 40 ore richieste dal 90% dei nuovi iscritti) e al tempo stesso mandare a casa i bidelli che assicurano l'apertura pomeridiana?
Qui qualcosa non quadra: non vorremmo certo che i nostri figli restassero senza un'adeguata sorveglianza. Eppure il recente regolamento del personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) lascia spazio a pochi dubbi: le scuole più piccole -e parliamo di 3/5 classi, non di quelle con poche decine di alunni- resteranno inesorabilmente a corto di personale (-17% in tre anni).

Non è certo colpa di noi genitori e tanto meno dei nostri figli se l'edilizia scolastica non è delle più razionali: fatto sta che di scuole con poche classi ce ne sono tante e i parametri del nuovo regolamento sembrano disegnati a misura di una scuola con centinaia di alunni e/o che funziona a 24 ore settimanali, e non certo a 30 o, peggio, a 40 ore.
Che dire poi delle segreterie, che si vedono aumentare il lavoro e diminuire il personale: manterranno i medesimi livelli qualitativi?
Una scuola che non funziona non giova a nessuno e se il Ministro vorrà uscirne onorevolmente, non potrà fare altro che chiedere la modifica della Legge 133 del 6 agosto 2008, che prevede tagli nella scuola per 7.832 milioni di euro entro il 2012, e al tempo stesso rivedere gli organici del personale non docente”.
Insomma rispetto ad Obama siamo davvero su un altro pianeta.
Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it

 


       



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