15 Settembre, 2002
Il bello della bicicletta di MARC AUGE’
In un agile libretto, l’etno-antropologo francese Marc Augè propone un’analisi stimolante ed appassionata della bicicletta
“IL BELLO DELLA BICICLETTA”: L’ANTROPOLOGO
MARC AUGE’ SCRIVE UN APPASIONATO ELOGIO DELLA
BICI, TRA EPICA E UTOPIA. PER IMMAGINARE
CITTA’ PIU’ VERDI E VIVIBILI .
In un agile libretto, l’etno-antropologo
francese Marc Augè propone un’analisi stimolante
ed appassionata della bicicletta (Il bello
della bicicletta, Bollati Boringhieri, Torino
2009, pagg. 69, € 8,00). Non è un caso che
la bicicletta rientri tra gli interessi di
uno studioso noto ai più per la formulazione
del concetto di non-luogo. I non-luoghi sono
gli spazi anonimi delle grandi città, spazi
privi di identità e significato, luoghi senza
memoria, uguali in ogni angolo del pianeta:
centri commerciali, parchi giochi. Le stesse
metropoli prive di aree di aggregazione e
socialità, in cui le piazze diventano parcheggi.
“La posta in gioco nel ricorso alla bicicletta
non è quindi di poco conto – scrive Augé
- Bisogna capire se, a fronte di un’ascesa
galoppante dell’urbanistica galoppante che
rischia di ridurre la vecchia città a un
involucro vuoto, di trasformarla in una cornice
per turisti o in un museo all’aria aperta,
può invece esserle restituito qualcosa della
sua dimensione simbolica e della sua iniziale
vocazione a favorire gli incontri più inattesi”.
Tra storia e utopia, da mito a simbolo. Questa
l’evoluzione che Augè traccia della bici.
Un mezzo di locomozione popolare, strettamente
collegato alla storia del novecento, alla
vita contadina e operaia, e allo stesso tempo
strumento per fughe epiche, letterali e non.
Fu Barthes in Miti d’oggi, come ci ricorda
Augé, a vedere in Fausto Coppi l’archetipo
dell’eroe perfetto: “il campione sognato
da generazioni di persone perché incarnava
allo stesso tempo il coraggio, l’intelligenza,
il talento e la fortuna”. Oggi forse il mito
della bici è in crisi. Colpa di una società
diversa, dai ritmi automobilistici, ma anche
dello sport professionistico, delle sue tattiche
e del suo doping. Ma c’è una via di uscita:
“La bicicletta diventa così simbolo di un
futuro ecologico per la città di domani,
di un’utopia urbana in grado di riconciliare
la società con se stessa”. Speriamo siano
parole profetiche.
(F.Se.)
Fonte: Uisp Cremona
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