15 Settembre, 2002
Giuseppe Torchio replica all’articolo de il Giornale “I fondi per l’Olocausto? Finiscono in cene ...
Il Comitato non era “tour operator”, come chiosato. Le risorse non impiegate per il sostegno alle famiglie per i “Viaggi della Memoria” erano utilizzate nell’anno scolastico per conferenze connesse, incontri, mostre, pubblicazioni
Giuseppe Torchio replica all’articolo de
il Giornale “I fondi per l’Olocausto? Finiscono
in cene e hotel”.
Il Comitato non era “tour operator”, come
chiosato. Le risorse non impiegate per il
sostegno alle famiglie per i “Viaggi della
Memoria” erano utilizzate nell’anno scolastico
per conferenze connesse, incontri, mostre,
pubblicazioni
Con riferimento all’articolo comparso su
“Il giornale” del 2 novembre 2009, ai sensi
dell’art. 8 della vigente normativa sulla
stampa sono a chiedere l’immediata rettifica
con la pubblicazione integrale della seguente
lettera sia sulla versione cartacea che sulla
versione online.
L’articolo:“I fondi per l’Olocausto? Finiscono
in cene e hotel”, di Stefano Filippi, pubblicato
sul Giornale di ieri, riprende polemiche
smentite dai fatti e dalla relativa documentazione,
incrudendo al limite della diffamazione e
dello scherno. A tutela della mia correttezza
e onorabilità, sono costretto a rettificare
quanto segue.
Dal 2004 al 2009, periodo della mia giunta,
non un sol centesimo del Comitato per la
Difesa della Democrazia è stato usato per
trasferte, cene o sollazzi di amministratori.
Risulta dagli atti di bilancio e pubblici,
depositati in Provincia. Le risibili spese
di taxi sono state affrontate non per condurre
amministratori in luoghi di balocchi, ma
per accompagnare reduci e internati dei campi
di sterminio, quindi non ragazzotti in gamba,
ad incontrare gli studenti nelle iniziative
del Comitato.
Il Comitato non era “tour operator”, come
chiosato. Le risorse non impiegate per il
sostegno alle famiglie per i “Viaggi della
Memoria” erano utilizzate nell’anno scolastico
per conferenze connesse, incontri, mostre,
pubblicazioni, spettacoli teatrali; e per
retribuire, con contratti tutt’altro che
dorati, part time per l’organizzazione. Le
tabelle di bilancio del Comitato sono lì
a dimostrarlo.
Il Comitato, fondato ed operativo con le
stesse modalità ben prima del 2004, non s’occupava
solo della Shoah, ma degli eventi del ‘900
che han rappresentato ferite alla democrazia:
dalle foibe titine alle guerre balcaniche,
dal genocidio del Ruanda ai gulag staliniani,
e quant’altro. L’attività del Comitato, per
l’obiettività storica e la correttezza del
lavoro svolto, fino a pochi mesi fa è stata
sostenuta non solo dalla giunta di centrosinistra,
ma da tutti gli Enti Locali, dalla Regione
in tutte le sue articolazioni politiche,
Pdl e Lega compresi.
L’autore afferma che i viaggi degli amministratori
con un raggio d’azione verso méte “dal sapore
più turistico” sono una“pacchia” finalmente
terminata. Non è colpa nostra se il “primo
atto della Resistenza italiana”, com’ebbe
a definirlo il presidente Ciampi, s’è svolto
sotto il sole di Cefalonia. Un’esigua pattuglia
di amministratori (di destra e di sinistra)
per comune e trasparente condivisione d’intenti
vi si è recata per testimoniare la vicinanza
delle Istituzioni ai suoi più giovani cittadini
nella scoperta di un fatto storico: un dovere
e non uno spreco. Insieme agli studenti:
senza taxi, aerei, “ristoranti con conti
da 800 euro”. Tutte le spese, la partecipazione
ai viaggi degli amministratori non hanno
gravato sul Comitato per la democrazia; esse
ammontano, per ciascuno dei cinque anni della
mia amministrazione, a circa 2.500 euro,
con un costo per partecipante di 600 euro,
reperiti sul capitolo di bilancio per il
funzionamento degli organi istituzionali.
Gli impegni istituzionali in provincia m’han
consentito la presenza solo nei momenti finali,
più solenni e ufficiali, come quest’anno
per lo stesso sindaco Alemanno, con le autorità
dei territori visitati e dell’UE. E’ capitato
che, con tour de force defatigante, giungessi
in Alsazia alle 3 di notte per rientrare
a Cremona in giornata, subito dopo la cerimonia
ufficiale. Una presenza, pur richiesta esplicitamente,
non indispensabile. Tuttavia definirla una
“pacchia” esula dalla verità per collocarla
oltre i limiti dello scherno, diffamazione
e gratuito dileggio.
Lo sperpero di denaro pubblico sotto il riparo
della Shoah è un’accusa pesante e immotivata:
le risorse sono state utilizzate, invece,
per gli studenti, per le iniziative a loro
dedicate e per rafforzare il rispetto delle
persone e delle idee contro ogni deriva razzista
o prevaricatrice. Ma la denigrazione non
cancella la realtà: la scelta di recedere
dal Comitato è dettata allora da ragioni
ideologiche e la sua ripercussione rende
culturalmente più povero il nostro territorio
provinciale.
Distintamente.
Giuseppe Torchio
Cremona, 3 novembre 2009
 
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