15 Settembre, 2002
Quando lo spazio ci sembra familiare significa che è diventato un luogo
Mariposa è il terzo progetto che il CRAC presenta invitando associazioni non profit italiane che si occupano di arte pubblica
CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea associazione non profit
Press release – Aprile 2010
TITOLO DELLA MOSTRA: MARIPOSA
TITOLO del WORKSHOP: FUORI E DENTRO
ARTISTI:
SERGIO CAMIN, ANNALISA CATTANI, PAOLO MAZZOCCHI
CURATELA:
Associazione Culturale DARTH di Bologna
COORDINAMENTO:
Dino Ferruzzi, Gianna Paola Machiavelli
INAUGURAZIONE:
sabato 17 aprile 2010, h. 18
APERTURA AL PUBBLICO: dal 17 aprile al 17
maggio
ORARI DI APERTURA: da lun a ven ore 10.00 – 16.00 sab ore 10.00
– 13.00 e su app. festivi chiuso
PATROCINI:
Comune e Provincia di Cremona, Ufficio Scolastico
Provinciale di Cremona
SEDE e INFORMAZIONI:
CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea
Liceo Artistico Statale "Bruno Munari"
Via XI Febbraio 80 – Cremona
tel/fax 0372 34190 – cell. 347 7798839
crac.cremona@artisticomunari.it
www.crac-cremona.org
“Quando lo spazio ci sembra familiare significa
che è diventato un luogo”.
Mariposa è il terzo progetto che il CRAC
presenta invitando associazioni non profit
italiane che si occupano di arte pubblica.
In questo caso, il Darth di Bologna di Annalisa
Cattani con l’artista, curatore e giornalista
Sergio Camin e l’attore Paolo Mazzocchi hanno
proposto ad un gruppo di studenti di una
terza classe del Liceo Artistico Munari di
Cremona un workshop dal titolo Fuori e Dentro;
un percorso che si concretizzerà in una mostra
i cui risultati saranno presentati e resi
visibili attraverso i materiali prodotti
durante l’incontro.
La forma laboratoriale è ancora una volta
l’occasione per porre in relazione artisti,
studenti, idee e materiali in un fare condiviso
che porta a svelare cosa c’è dietro l’intero
processo comunicativo della pratica artistica
contemporanea. Il Fuori e Dentro è un percorso
che ha a che fare con i luoghi geografici
dello spazio urbano e fisici del corpo e
dell’abitare.
Si tratta di concepire un viaggio in cui
il senso della scoperta non consiste nel
cercare nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi
occhi per trovare i propri luoghi di appartenenza.
Bisogna forse ripartire sempre dai luoghi
del nostro vissuto quotidiano per affrontare
lo spazio altro e dell’altro da sé? Oggi
tutto lo spazio naturale è occupato, dominato
dalla claustrofobia del denso, ciò che si
apre allo sguardo è stranamente il suo opposto:
un vuoto, qualche cosa che non c’è, una mancanza,
identificata nella perdita dello spazio urbano.
Così, la scomparsa di un vissuto familiare
tende a divenire spazio anestetizzato e anonimo.
L'arte pubblica ha come scopo quello di diffondere
l'estesia contro l'anestesia del quotidiano,
ridandoci una sensibilità per i luoghi e
per le relazioni.
Il workshop come esperienza di partecipazione
attiva e consapevole, dovrebbe rivelarsi
il luogo del riconoscimento reciproco degli
appartenenti ad una collettività e delle
modalità dell’agire in comune in rapporto
al senso dello stare insieme.
In questo contesto l’azione dell’arte pubblica
è tentare di rendere lo spazio urbano nuovamente
visibile, o meglio, tentare di renderlo nuovamente
“luogo” dove esercitare una pratica di comunicazione
simbolica.
I luoghi sono un po’ come le facce, solo
apparentemente uguali, si differenziano solo
se siamo in grado di vederli e di viverli.
E come con le facce o le persone, non si
tratta di conoscenza ma di convivenza e spesso
di connivenza. Imparare a vedere è una delle
strade più semplici per imparare a vedersi.
Da fuori a dentro, dalla geografia relazionale
alla geografia interiore.
Il workshop aiuterà a percepire i passaggi
che attraversano il ciclo vitale di ogni
individuo, rimarcardone la soggettività attraverso
il vissuto di ognuno. La ricerca corporea
propedeutica al risveglio dei sensi,del sentire/vedere/capire/capirsi,
ci aiuterà ad avere un atteggiamento di disponibilità
nei confronti di noi stessi e del gruppo.
Un oggetto, una poesia, ci riporteranno a
quella che è stata la nostra infanzia, permettendoci
di ri-visitarla e acquisendo cosi maggior
consapevolezza, per poi prenderne la "giusta
vicinanza/distanza".
 
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