15 Settembre, 2002
I figli della decrescita infelice. ( di Gian Carlo Storti)
Le grandi manifestazioni degli studenti, medi ed universitari, di questi giorni , come è ovvio fanno discutere.
I figli della decrescita infelice. ( di Gian
Carlo Storti)
Una generazione che sbatte la testa contro
il muro?
Le grandi manifestazioni degli studenti,
medi ed universitari, di questi giorni ,
come è ovvio fanno discutere.
E’ assai triste però sentire che la discussione
di sposta solo sulle violenze e scontri nei cortei.
Nel chiarire da subito che condanno tali
violenze ed atteggiamenti, di cui sono responsabili
una piccola, anzi piccolissima parte, dei
partecipanti è necessario approfondire le
reali motivazioni di queste proteste che
attraversano le nuove generazioni.
Sulle violenze e scontri nei cortei non posso,
politicamente, escludere che vi siano anche
provocatori, di estrema destra o di estrema
sinistra, che si sono mossi per trasformare
queste pacifiche manifestazioni in “rivolte”.
Qualcuno ricorda la Roma messa a soqquadro dai “ tifosi” del calcio qualche tempo fa?
In queste manifestazioni si inseriscono tutti
coloro (anti-sistema e/o luddisti) che per l’appunto non hanno a cuore la riforma
della società ma che teorizzano il “ tanto
peggio tanto meglio”.
Certamente questi “ figli della decrescita
infelice” appaiono come restii a prendere le distanze
da questi atti “ luddisti , e questo è il
loro punto debole.
La politica e la società hanno però il compito
di capire le fortissime sensazioni di disagio
che queste generazioni hanno.
Insomma su questi “ figli della crescita
infelice” abbiamo scaricato addosso un debito
pubblico immenso ( circa 35 mila euro per
cittadini) ed oggi la politica, le istituzioni
,i palazzi approvano un riforma della scuola
che non li vede “soggetti al centro di una
prospettiva di futuro” ma solo “oggetti”
a cui tagliare risorse.
Sarebbe tragico che non si fossero “ ribellati”
ed assuefatti al clima generale di sonnolenza
nel quale si trova questo paese. Per fortuna
che una parte della società ( il futuro )
si muove e ci costringe ad una riflessione.
Alcuni sostengono che questa sia una generazione
che non ha ben chiaro gli obiettivi di lotta
e protesta e che stanno battendo la testa
contro il muro..!!! Ovvero si romperanno
la testa… e così ritorneranno silenti e dormienti
( sic !!)
Questa protesta non ha similitudini con il
’68 o meglio allora vi erano forze politiche
e sindacali che sapevano orientare e lo scontro
politico fu duro ed il movimento si articolò in tre filoni: il
primo, maggioritario trovò casa nel riformismo
e nella sinistra istituzionale, il secondo
rafforzò le file dell’antagonismo ( centri sociali, movimenti extra parlamentari
ecc.) ed uno fortemente minoritario nel terrorismo.
Analoga e parallela evoluzione avvenne a destra.
Partiamo allora nel capire che cosa chiedono
questi giovani.
Mi pare chiaro che si battano per “cose”
del tutto sensate ovvero:
-
un scuola che rimanga pubblica e qualificata;
-
il sostegno alla ricerca ed alla cultura
in genere;
-
un prospettiva di lavoro, in somma un futuro
se non splendido almeno luminoso.
Le forze governative sostengono che la scuola
e la ricerca pubblica sono ormai obsolete e che solo l’ingresso dei privati garantirebbero il futuro.
Ma davvero pensiamo che questi giovani, delusi
dalla società che gli hanno lasciato i genitori,
ci possano credere?
Che fare allora?
Credo che nell’area del centro-sinistra ed
a sinistra difficilmente vi sia ora una forza
politica in grado di raccogliere ed accogliere
queste energie nuove. Nemmeno il PD, pur
facendo qualche sforzo si sta sintonizzando. Però la sfida va accettata.
E’ necessario discutere, interloquire, ragionare
su delle nuove proposte, fornire loro prospettive
“ materiali” che li tranquillizzino..
Certo vanno trovate risorse ma in questa
operazione è necessario saldare un’alleanza
per la lotta agli sprechi e costruire un
sistema che sicuramente premi il merito ma
che porti avanti anche gli ultimi.
Insomma i giovani rappresentano il futuro,
qualunque esso sia, quindi dialoghiamo tutti
con loro, diamo spazio. Chi può fare un passo indietro lo faccia.
Nessuna ricetta precostituita dunque ma va
dispiegata una grande capacità di ascolto.
Se le forze di centro-sinistra e sinistra,
le strutture sociali della chiesa e la rete
del volontariato non sapranno aprire le porte
e dialogare il rischio sarà sicuramente quello
che una parte consistente di questi giovani diventi “ antistato” ed allora si che sarà
più difficile per tutti.
Gian Carlo Storti
Storti@welfareitalia.it
Cr 19.12.2010
 
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