15 Settembre, 2002
Un terzo dei lavoratori dipendenti vive con meno di 1000 euro al mese.L’opulenza è un valore?
Questa settimana presentiamo L’ ASSOCIAZIONE DEI CLUBS DEGLI ALCOLISTI IN TRATTAMENTO.dalla rubrica sul Welfare a cura di Gian Carlo Storti nell'edizione de " Il Piccolo Giornale" del 10 gennaio 2004

Un terzo dei lavoratori dipendenti vive con
meno di 1000 euro al mese
In Italia cresce l’insicurezza dei cittadini
e, a fronte del continuo aumento del costo
della vita, si pone oggi una nuova questione
salariale che riguarda milioni di famiglie.
Un’indagine promossa dai Ds su centinaia
di buste paga, di tutti i settori di lavoro,
evidenzia che oltre un terzo dei lavoratori
dipendenti ha salari che arrivano, al massimo,
fino a 1000 euro netti mensili. Tutto ciò
pone seri problemi economici sia a una parte
consistente delle generazioni più anziane,
che hanno un lavoro stabile, che ai giovani
che entrano nel mercato del lavoro flessibile.
Meno male che, dopo tanto tempo, le retribuzioni
crescono nell’ultimo trimestre del 2003 sopra
l’inflazione rilevata dall’Istat. Questo
non servirà, purtroppo, a pareggiare i conti,
perché la perdita del potere di acquisto
di salari e stipendi è sotto gli occhi di
tutti. Questo è anche il risultato dell’abbandono
della concertazione e della politica dei
redditi voluta da questo governo, accompagnata
da scelte fiscali e sullo stato sociale che
non aiutano i redditi da lavoro dipendente
e, in particolare, i salari medio-bassi.
Occorre quindi una svolta che torni ad affermare
il valore di una politica di tutti i redditi
capace di salvaguardare il potere di acquisto
delle retribuzioni. L’alternativa è la crescita
della conflittualità. Infatti una situazione
sociale nella quale i salari crescono meno
dell’inflazione reale non regge a lungo in
un momento fra l’altro che vede offrire sul
mercato del lavoro opportunità sempre piu’
precarie di occupazione e dequalificate rispetto
al titolo di studio conseguito.
L’opulenza è un valore?
Mi ha colpito un appello in TV, di un esponente
laico di una struttura di volontariato milanese,
che si rivolgeva ai cittadini di non buttare
nelle immondizie gli avanzi delle cene e
dei cenoni ma di telefonare ad un certo numero
da dove prontamente avrebbero organizzato
il ritiro degli avanzi stessi. In un primo
tempo ho pensato che fosse qualche associazione
che si occupa di rifugi del cane o dei gatti.
Invece no. Il servizio televisivo si stava
invece sviluppando per illustrare il lavoro
di un gruppo di volontari impegnati a gestire
alcune cucine benefiche nelle periferie di
Milano frequentate non solo da extracomunitari
si diceva ma da cittadini italiani che sono
in una totale situazione di indigenza e che
hanno la necessità di pasti caldi.
Il paradosso sta tutto qui . Una società
che ha vaste aree di opulenza, alla quale
ci si rivolge perché non sprechi, non butti
via ma ricicli, ed un’ area di assoluta povertà
che ha bisogno, per sopravvivere, degli scarti
della società opulenta. Fino a quel messaggio
televisivo non avevo ben messo a fuoco il
fenomeno..Pensavo che questa parte poverissima
della popolazione fosse solo presente nei
paesi sud-americani e non da noi. Ho drammaticamente
invece preso atto che anche da noi esiste
la povertà estrema, di chi non sa cosa mettere
sotto i denti, di chi vive della carità degli
altri, come chiamarla diversamente, e che
solo pochi,pochissimi volontari lanciano
appelli in TV, per non buttare nell’immondizia
gli avanzi di una cena ricca ed opulenta.
In quel momento ho deciso di evitare ,anche
se poco costosi, inutili regali natalizi
ed ho iniziato a riflettere su come le nostre
lotte e battaglie sociali possano incidere
per correggere queste storture e far si che
la nostra società abbandoni il mito dell’opulenza
e ritrovi lo spirito dell’uguaglianza e della
fraternità. Su questi temi abbiamo molto
, ma ancora molto su cui ragionare e lavorare.
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Questa settimana presentiamo L’ ASSOCIAZIONE
DEI CLUBS DEGLI ALCOLISTI IN TRATTAMENTO
I clubs sono nati dalla proposta dello psichiatra
croato Vladimir Hudolin nel 1964 e si sono
poi diffusi in Italia e nel mondo.
Il club è una comunità multifamiliare, è
un gruppo di famiglie che si incontrano regolarmente
una volta alla settimana per produrre un
cambiamento di stile di vita in positivo,
che abbia, tra le altre cose, l’obiettivo
di allontanare l’alcol dalla vita famigliare.
L’alcolismo non tocca solo il fisico di una
persona ma le relazioni tra tutti,risolvere
davvero il problema non significa solo curare
il fisico di qualcuno ma modificare il tipo
di relazioni che si sono determinate tra
le persone. Nel club si vive l’esperienza
di crescita personale e sociale nel quale
il ruolo della famiglia è centrale, si riprende
in mano la propria vita nel pensare agli
altri accettando la propria fragilità, l’amicizia
e l’amore tra le persone.
Dal depliant illustrativo della attività
dei clubs riportiamo tratti della testimonianza
di Daniele:
“Circa dieci anni or sono avevo l’abitudine
di arrivare a casa alla sera, ubriaco. Eravamo
una coppia giovane e la mia bambina non sentiva
che urla tra noi…..Dopo essere stato dal
medico sono entrato in contatto con i clubs
degli alcolisti in trattamento..Ho cambiato
il mio comportamento con l’aiuto di altre
famiglie e di mia moglie……Non è stato facile
…ma ho smesso di bere…Oggi sono sereno, libero
dall’alcol riesco ad affrontare i problemi
quotidiani…Il mio club mi aiuta ad essere
sempre piu’ consapevole….”
Per informazioni sulla Associazione degli
Alcolisti in Trattamento (A.C.A.T Cremona
Est) telefonare allo 0372.430224-0372.39680
chiedendo di Mirca Rigoni.
Scheda compilata a cura di Gian Carlo Storti
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