15 Settembre, 2002
Viva il lavoro : 1 maggio reclaim may day
" Cari borghesi, simao noi a mantenere i vostri vizi" Qualche istantanea dai tempi passati per ricordare quanto fosse difficile lottare contro l'arbitrio del padrone. di GC Storti

" Cari borghesi, simao noi a mantenere
i vostri vizi"
Qualche istantanea dai tempi passati per
ricordare quanto fosse difficile lottare
contro l'arbitrio del padrone
Viva il lavoro : 1 maggio reclaim may day
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Vi sono, nella storia delle agitazioni sindacali,
momenti che restano impressi piu' di latri
nella memoria. Ho provato a sintezziarne
qualcuno ( citando ovviamente le fonti),
a cominciare dalla fine dell' 800, secolo
in cui il conflitto tra capitale e lavoro
comincia a diventare moderno, per arrivare
ai primi anni del dopoguerra...e fino ai
giorni nostri.
Brevi flash relativi al Cremonese da rileggere
e meditare.
Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it
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Viva il lavoro 1882
“Il primo segno della battaglia che il proletariato
cremonese darà al padronato parte dalla massa
contadina nel 1882. Iugulari dalla pressione
dei conduttori, ridotti alla miseria dalle
circostanze ambientali di tempo e di governo
i contadini cremonesi partono all’offensiva
con uno slancio inconcepibile agli occhi
dei reazionari di allora, con una freschezza
di entusiasmi e un a decisione così ferma
da far restare meravigliati anche noi che
pure abbiamo visto altre lotte per il pane
ed il lavoro.”
Emilio Zanoni
(opuscolo per gli 80 anni della Cgil di Cremona
–1974)
Viva il lavoro 1921
“ Da giovane proletario, dopo essermi messo
un garofano rosso all’occhiello della mia
giacca,sono uscito di casa per osservava
quanto succedeva per il 1° Maggio nella rossa
Cremona. Tutto era quete.
Il questore aveva proibito qualsiasi comizio
ed il prefetto aveva ordinato la chiusura
delle bettole e delle osterie.
I caffè e gli alberghi rigurgitavano di sfaccendati,
di lazzaroni, dei soliti borghesi insomma.
L’operaio che sfugge e che aborre gli eleganti
e mondani ritrovi, caffè e bar, doveva quindi
rimanere senza la possibilità di bere un
bicchierino di quel buono.
E si,che era giorno di festa !
E’ la giustizia del resto,è l’uguaglianza
tra le diverse classi. Le cantonate,i pilastri,le
mura dei palazzi e delle case erano state
coperte da manifesti portanti la scritta
“ W l’Italia ed il lavoro”.
Passando davanti agli affollati caffè e ricordandomi
di quanto avevo letto, ho riso di cuore.
Ho riso in quantochè quelle strisce erano
state affisse dai fattorini della borghesia.
Al caffè si può è vero gridare viva l’Italia,
del resto come in tempo di guerra, ma poi
quella di gridare viva il lavoro, non la
mi va affatto.
Scusatemi, signori borghesi, se su questo
giornale vi prendo in giro !
Ma del resto non avete tutti i torti a gridare,
scrivere, far affiggere il motto di viva
il lavoro.
In quanto il lavoro al quale accudisce l’operaio
vi permette la vostra vita di ozio e di agiatezza.
Si, si avete ragione di gridare viva il lavoro….degli
altri però.
E che così la continui un pezzo.
IROS “
( da l’Eco dei Comunisti. Cremona 7 maggio
1921-esce il sabato)
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Viva il lavoro 1943
“ Proprio con gli scioperi operai del marzo
1943, i quali incidono anche nel cremonese,
lo “ spirito pubblico” in provincia, per
usare il linguaggio diplomatico dell’allora
prefetto Trinchero, un “ sensibile turbamento”…….
A fine aprile i Carabinieri informavano in
termini non meno preoccupati il Prefetto
: “ lo spirito pubblico è generalmente depresso.
A tale stato di cose contribuisce principalmente
: 1° ) l’andamento generale della guerra;2°)il
malcontento che serpeggia tra gli sfollati….;
3°) il razionamento alimentare; 4°) nessuna
puntualità nella distribuzione dei generi
alimentari……Propaganda sovversiva non si
è ancora verificata nel territorio di giurisdizione;
ma l’attuale stato di cose ed il malcontento
che serpeggia tra le classi medie e povere,
è certo terreno atto a generare ed alimentare
la scintilla per atti di ostilità verso il
governo e le istituzioni”.
Armando Parlato
(ciclostilato maggio 1983 a cura della Federazione
PCI di Cremona)
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Viva il lavoro 1948
“Le disdette intimate nell’anno 1948 ai braccianti
agricoli sono state 10.962. L’abuso della
disdetta era ormai diventato di dominio pubblico.Tant’è
che anche l’on. Amos Zanibelli,allora segretario
della Cisl cremonese, non potè esimersi dal
denunciare questo abuso. Lo fece con molto
ritardo, un ritardo di ben otto anni……Tutto
è stato tentato per indebolire….l’unità dei
lavoratori: patti separati…organizzazione
del crumiraggio….Anche Zanibelli evidenzia
il clima di prepotenza, di terrore, di rappresaglia
e di repressione che si è scatenato contro
la gloriosa categoria dei salariati e braccianti
agricoli cremonesi nel periodo “ scelbiano”.
“
Giovanni Chiappani
(ciclostilato “ il ‘48” della Lega della
cultura di Piadena)
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VIVA IL LAVORO 1971
“ A Firenze i tre consigli generali di Cgil-Cisl-Uil
decidono, cogliendo le spinte unitarie provenienti
dai lavoratori, contenuti e tempi per l’unità
sindacale. Le assemblee congressuali si svolgono
in provincia di Cremona unitariamente….Le
assemblee hanno un esito positivo: la stragrande
maggioranza dei lavoratori vota per lo scioglimento
delle tre organizzazioni e conseguentemente
per l’unità organica…Quel positivo processo
costruito nel corso delle grandi lotte e
sperimentato ogni giorno sembrava ormai avviato
a conclusione….Ma ecco che qualcosa viene
a incepparlo….Non vi sono piu’ le condizioni
per l’unità organica…”
Renzo Antoniazzi
(opuscolo per gli 80 anni della Cgil di Cremona
–1974)
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VIVA IL LAVORO 1982
“ La posta in gioco per governare la crisi
è quella di realizzare ed ottenere uno spostamento
di potere per lavoratori nelle fabbriche
e nella società, in modo che si realizzi
una via d’uscita che sappia dare risposte
ai disoccupati, ai problemi dello sviluppo
del paese…….
Che la posta in gioco sia questa ce lo dice
l’atteggiamento della Confindustria: la scelta
di attacco alla scala mobile e il rifiuto
di aprire la contrattazione è stata fatta
…perché è prevalsa nel padronato la linea
piu’ oltranzista e conservatrice, in sintonia
con le tendenze emergenti nell’Europa e in
America, di attacco preciso al sindacato,
alla forza dei lavoratori….”
Cesare Mainardi
(da atti e documenti dell’80° della Fiom-Cgil-
1982)
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VIVA IL LAVORO 1994
Grande manifestazione unitaria di Cgil-Cisl-Uil
il 19 novembre a Roma. Una parte del Paese
si ribella al governo Berlusconi ed alla
sua riforma sulle pensioni. Manifestazioni
ovunque. Massiccia astensione dal lavoro
in quasi tutti i settori. Tanta ironia dal
Polo, ma nessun incidente dei manifestanti.La
polemica invece è attizzata dallo stesso
premier che si trova a Mosca, con alcune
battute piuttosto infelice, arroganti e gratuite.
Come è strana la vita. Berlusconi asserragliato
al Cremlino, mostra un misto di disprezzo,
rabbia e paura perchè nella lontana Italia
milioni di lavoratori sono "discesi
anche loro in campo". Non ne vuole sentir
parlare. Nel suo mondo virtuale questo sciopero
non c'è stato.
Berlusconi da Mosca ironizza: "Lo sciopero?
Ho altro a cui pensare...Né uno né dieci
scioperi generali possono cambiare la Finanziaria.
Dite che erano in molti? Se scendevano in
piazza quelli di Forza Italia erano molto
di più... più di cinque milioni". "I
giornali parlano di tre milioni? significa
che allora venti milioni se ne sono stati
a casa!"
"Le forze responsabili sono largamente
prevalenti, lo sciopero è stata una scelta
sbagliata e i giornali disinformano."
( dalle agenzie di stampa)
VIVA IL LAVORO 2002
“ Marco Biagi: un uomo di cultura al servizio
dello Stato". La follia del terrorista
cerca sempre la componente simbolica"
e sotto il profilo simbolico questo è stato
un "attacco alle politiche di coesione".
L'articolo 18 non deve essere toccato: è
nell'interesse tanto dei "padri"
quanto dei "figli". "Sappiamo
che l’intenzione del governo è subdola .
Quello che prospettano è un patto neo corporativo.
Chiedono consenso a chi è garantito a discapito
di chi non lo è. Ci sono note le proposte
che il Governo ha affacciato, anche a proposito
della modifica dell'articolo 18. Sappiamo
benissimo che quel provvedimento agisce in
parte sulle persone che hanno già un'occupazione
e un sistema di diritti consolidato e agisce
in maniera ancor più rilevante su coloro
che vorrebbero avere dei diritti e oggi ne
sono privi, oppure su quelli che entreranno
successivamente nel mercato del lavoro".
Sergio Cofferati
( dal discorso alla manifestazione del 23
marzo 2002 a Roma)
VIVA IL LAVORO 2004
26 marzo : sciopero generale di 4 ore indetto
da Cgil-Cisl-Uil per lo sviluppo con manifestazioni
in tutte le città. I sindacati chiedono soprattutto
una revisione delle politiche fiscali, giudicate
penalizzanti per i lavoratori dipendenti,
una politica dei prezzi e delle tariffe basata
sulla disincentivazione degli aumenti speculativi,
una politica tariffaria antinflazionistica.
( da agenzia sindacale)
1^ maggio: uno striscione lungo circa 10
metri con la scritta "1 maggio reclaim
may day" è apparso mercoledì 21 aprile
2004 a Como. Presumibilmente è stato collocato
durante la notte da ignoti " lavoratori
precari".( da agenzia di stampa)
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La Storia del 1^ Maggio.
La Festa del Lavoro affonda le sue radici
nelle battaglie intraprese dal movimento
operaio verso la fine del secolo scorso.
Il primo maggio del 1886, infatti, negli
Stati Uniti, la "Federation Trade and
Labor Unions" aveva proclamato i primi
scioperi ad oltranza per chiedere di sancire
contrattualmente l'orario lavorativo di otto
ore.
Le agitazioni riguardarono circa 400 mila
lavoratori dei diversi stati dell'Unione
e provocarono scontri con la polizia, come
avvenne il 4 maggio a Chicago, dove al termine
di una grande manifestazione con oltre 80
mila persone una vera e propria battaglia
causo' 11 morti ed un centinaio di feriti.
La decisione di organizzare una manifestazione
a data fissa per ridurre legalmente la giornata
di lavoro fu presa pero' solo tre anni più
tardi, il 14 luglio 1889, approvando all'unanimita'
una mozione presentata dai delegati francese
e statunitense al Congresso della Seconda
Internazionale.
In Europa la prima celebrazione della Festa
del Lavoro si ebbe quindi nel 1890, con esclusione
dell'Italia dove l'allora presidente del
Consiglio, Francesco Crispi, imparti' ordini
severi ai prefetti di reprimere sul nascere
qualsiasi manifestazione di piazza.
Nel nostro paese la prima commemorazione
della Festa del Lavoro si tenne l'anno successivo,
il primo maggio del 1891, in un clima tutt'altro
che tranquillo, tanto che a Roma, in scontri
tra polizia e dimostranti, ci furono due
morti e decine di feriti.
Dal 1891 fino all'avvento del fascismo il
primo maggio coincise con le celebrazioni
della Festa dei Lavoratori, ma dall'ambito
sindacale dell'orario di lavoro le rivendicazioni
si estesero al terreno dei diritti civili
e a quello della politica internazionale
del Paese.
Dopo l'ottobre del 1922 Mussolini decise
di abolire le celebrazioni del primo maggio
e stabili' la data del 21 aprile (Natale
di Roma) per festeggiare "il lavoro
italiano e non quello inteso in senso astratto
e universale". Durante il ventennio
di regime fascista, tuttavia, in molte grandi
citta' le commemorazioni proseguirono, sia
pure in modo clandestino.
Nel 1945, con la Liberazione, il primo maggio
torno' a coincidere
con la festa del lavoro.
Delle celebrazioni in epoca repubblicana
resta memorabile per la sua tragicita' quella
del 1947 a Portella della Ginestra, nelle
campagne del palermitano, dove durante una
manifestazione di braccianti i banditi di
Salvatore Giuliano spararono sulla folla
uccidendo 11 persone.
Negli anni successivi le celebrazioni del
primo maggio si intrecciano con le vicende
interne alle confederazioni sindacali e agli
svilupi della situazione politica, sociale
ed economica dell'Italia. Il primo maggio
1990, anno del centenario, CGIL, CISL e UIL
organizzano una celebrazione a Milano, nell'area
degli ex stabilimenti Ansaldo, alla quale
partecipa, per la prima volta nella storia
della Festa del Lavoro, il presidente della
repubblica. ( fonte dal sito www.cgil.it)
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Parte del materiale è stato pubblicato sul
settimanale " Il Piccolo" edizione
sabato 1° maggio 2004.
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