15 Settembre, 2002
Associazione Ricreativa Culturale Italiana
Il neonato ArciLab – spazio operativo aperto della società civile globale
Mi è capitato tante volte sentir rispondere -da non “addetti ai lavori”
- che la “C” di Arci starebbe per “comunista”. Se potessimo intendere comunista
“solo” come pensiero e azione costruttori di una società regolata dall’interesse/bene comune,
l’errore non sarebbe poi un grave errore. La C però sta per “culturale”.
Fa quasi paura dover ricordare e ribadire, nel 2005, che l’accesso ad un
patrimonio di saperi e di creatività depositato nei secoli e l’accesso al suo
accrescimento è una conquista sociale. Fa quasi paura dover
ribadire che il restringimento dei diritti culturali è indicatore di esclusione
sociale. È altrettanto opportuna la sottolineatura di Gigi Rossetti sulla R di
“ricreativa”: riappropriarsi dell’originario valore della “ricreazione”
oggi è urgente necessità. Oggi come decenni fa - e la quasi cinquantennale
storia dell’associazione è solo la continuazione di una tradizione
cooperativa-associativa solidaristica - è di vitale importanza per la
democrazia l’esistenza di spazi di ri-creazione, ovvero di creatività, dell’affermazione
di sé da cittadini, da persone, da altro che quotidiana forza lavoro
intruppata ai fini del Consumo.
Arci è un’associazione di associazioni dai mille colori e mille finalità;
è - come è sempre stata - presidio di democrazia, capace di tener unite le
diversità proprio con la forza di una identità che risiede nei valori
condivisi, che è radicata nella vocazione al pubblico interesse. Il
presidente nazionale Paolo Beni, intervenuto all’inaugurazione del nuovo
spazio dell’Arci cremonese, puntualizza: è riduttiva la definizione “associazione
senza scopo di lucro”. L’Arci è una associazione la cui azione non è
finalizzata soltanto al soddisfacimento dei bisogni dei soci ma alla promozione
sociale. Cha ha nella sua visione della società un sistema di welfare
non risarcitorio ma basato sulla promozione dei diritti, che concepisce la
sussidiarità non come surrogato dell’azione dell’ente pubblico ma come
allargamento delle responsabilità condivise.
Paolo Beni, toscano, fiero dell’esperienza vissuta nell’organizzazione di
quel grandioso evento come il Social Forum di Firenze, è erede di una
responsabilità che fu di Tom Benetollo, il presidente del quale è così
difficile dire “scomparso”: idealmente è tutt’oggi presente. Paolo Beni
è presidente di una associazione di più di 5 mila circoli ma guarda questo
nuovo spazio cremonese come i padri guardano la nascita di un figlio, foss’anche
il decimo: sono tutti “unici”. Ogni nuova struttura - dice - è un mattone
nella costruzione di una casa che noi vogliamo non alta ma larga, la più larga
possibile, la più inclusiva possibile.
Nello spazio ArcoLab (entrata dal corso XX Settembre, 60) un dolce
semicerchio di contenitori dai colori dell’arcobaleno sono pronti ad
accogliere ciò che in gergo archivistico si chiama “materiale grigio”. Ma
grigio sarà solo “per definizione”, i cartelli indicano un mondo assai
colorato: cultura, solidarietà, pace, 3° settore, movimenti, giovani, migranti…
La documentazione che l’Arci si propone di raccogliere è di estremo pregio
culturale e sociale: quella prodotta da una miriade di “istanze” che sono forti in azioni di generosità gratuita, molto meno, spesso, nella
conservazione della memoria di quanto fanno. Conservare la memoria non è
autocelebrazione; è un gesto responsabile verso i protagonisti di oggi e verso
il futuro. Conservare la memoria significa poter trasmettere esperienze e
valori. Un mondo diverso è possibile e va costruito; il collante tra i mattoni
è fatto anche di memoria.
M.T.
 
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