Il CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea del Liceo Artistico "Bruno Munari"
di Cremona apre la propria stagione 2006 - 2007 con una mostra della giovane
artista torinese Daniela Bozzetto.
Il CRAC, nell'ambito del proprio programma di educazione permanente all'arte
contemporanea rivolto al territorio, proporrà una serie di iniziative da Ottobre
a Giugno, con mostre a scadenza mensile affiancati da laboratori ed incontri con
gli artisti, progetti speciali che verranno presentati in apposite sedi esterne
al Liceo e da Gennaio in poi si prevede il secondo appuntamento di "Questioni
aperte nell'arte contemporanea", 7 incontri con studiosi internazionali.
TITOLO DELLA MOSTRA VACUI
ARTISTA DANIELA BOZZETTO
CURATORI Dino Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli
INAUGURAZIONE Venerdì 20 Ottobre 2006 ORE 18.00
APERTURA AL PUBBLICO dal 21 Ottobre al 18 Novembre 2006
ORARI DI APERTURA da Lun a Ven ore 10.00 – 16.00, Sab ore 10.00 – 13.00 e su
appunt.
GENERE Personale, Fotografia, Arte Contemporanea
SEDE e INFORMAZIONI CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea
del Liceo Artistico Statale "Bruno Munari" di Cremona
Direzione, segreteria, organizzazione: Dino Ferruzzi, Gianna Paola
Machiavelli, Ferdinando Ardigò
tel/fax 0372 34190 – cell. 347 7798839 e - mail. crac.cremona@artisticomunari.it
con il patrocinio del Comune e della Provincia di Cremona
VACUI: Uova, saponi, paesaggi
Daniela Bozzetto, vive e lavora a Torino. Da tempo si occupa di
fotografia con un linguaggio scarno e dai colori algidi, indaga l’essenziale
come se avesse una lente d’ingrandimento, sonda come un biologo la superficie
delle cose nei minimi particolari per ricercare tracce di esistenza, indizi che
dicono degli oggetti e dei corpi, del loro essersi sfiorati.
Le fotografie che presenta al CRAC sono delle cartografie del locale, vicine
all’originaria conoscenza, ordine disordinato immerse in una fisica delle
singolarità e delle relazioni, piccole invenzioni vicine al rumore di fondo
sempre alla ricerca di un contatto, di un possibile segnale.
La Bozzetto ci parla del suo lavoro come di “immagini che suscitano
situazioni contraddittorie, cariche di valenze emotive e vissuti personali in
bilico tra una piacevolezza visiva e un vago senso di disagio.
I pezzi con uova e saponi testimoniano istanze di appartenenza e
tentativi inconcludenti.
I contatti sono mediati, frustrati, di natura transitoria.
I saponi costituiscono un medium d’interazione ma effimero ed
indiretto.
Si caricano dell’intimità dell’altro ma contemporaneamente la cancellano
lavandola via.
Ne rimangono tracce impermanenti nelle crepe, spaccature ramificate, si
allargano, si insinuano nel profondo per poi consumarsi nell’infinitesimo
passaggio.
Nelle uova l’appartenenza diventa fagocitazione, parto, poi distacco,
vuoti da colmare, lacerazioni.
Nei paesaggi prevale un senso di distanza, impossibilità di
congiungimento.
Sono zone di confine, membrane separatorie, passaggi sospesi, luoghi da
intravedere, varchi inaccessibili”.
Ciò che sappiamo di questi spazi ci viene dal corpo delle cose stesse, dalla
nascita e dalla morte, dalle semine, dall’invecchiare, dalla fatica e
dall’usura, dal consumo e dal rifiuto.
Il corpo è così nudo, così bianco, così fragilmente assente da far emergere
una varietà di presenze, altri corpi, piccolo continuo nugolo di spazio
stratificato di segni, tracce del vivente, di un reale fisico che dilaga nel
suono permanente che inizia il mondo.
Dino Ferruzzi