15 Settembre, 2002
Intervista de l'Unità a Gino Strada
'L'Occidente crea mostri e poi si indigna. Vi spiego perché la pace conviene'
Intervista de l'Unità
'L'Occidente crea mostri e poi si indigna. Vi spiego
perché la pace conviene'
Gino Strada in questi giorni è a Milano, in partenza
per Kabul. Intanto sta trattando con le autorità
irachene per trasferirsi a Baghdad e allestire
rapidamente un ospedale di guerra. Strada non crede
alla possibilità che la guerra non ci sia. Dice che
gli interessi americani sono troppo grandi e che
nessuna argomentazione politica o di buon senso può
convincere Washington a rinunciare all’attacco
all’Iraq.
Strada dice che la guerra è in programma da
tempo, e che è un grande affare. Gino Strada in Italia ormai è diventato il simbolo vivente del pacifismo. Ogni tanto qualcuno dice: “io sono pacifista, ma non sono pacifista alla Gino Strada”. Com’è il pacifismo di Strada?
'Non saprei, bisogna chiedere a loro cosa intendono'.
D’accordo, ma per lei cos’è il pacifismo?
'La scelta della pace per me è una scelta etica e
politica. Si basa sui valori e sul buonsenso, sulla
pratica, cioè sulle cose che ho visto nella mia vita.
Io sono convinto che la guerra non sia mai un modo per
risolvere i problemi ma sia un modo per ingrandirli. E
che la guerra inneschi una spirale che nessuno poi
riesce a spezzare. La politica internazionale
dell’ultimo anno lo dimostra. Mi chiedo: dove ci porta
questa spirale? Vorrei che ce lo chiedessimo tutti. La
pace, secondo me, non è solo un dovere, un imperativo
morale: la pace è una necessità. Se non riusciamo ad
affermare un cultura di pace e una politica di pace,
sono convinto che andiamo verso un’avventura il cui
punto finale è l’autodistruzione. Non sono un
catastrofista, non esagero: è così. L’autodistruzione
è la conclusione logica della cultura della guerra. Io
pongo questa domanda semplicissima: e se il conflitto
tra Usa e Iraq si trasformasse in conflitto nucleare,
cosa succederebbe del mondo?'
È un’ipotesi estrema, abbastanza irreale...
'No, non credo che sia irreale. Gli americani hanno già
dichiarato in modo abbastanza esplicito che sono
pronti a valutare l’ipotesi di usare bombe atomiche
tattiche. E a quel punto non è da escludere una
reazione devastante del mondo islamico
fondamentalista, e l’uso di strumenti nucleari anche
da parte loro.'
Queste sono le ragioni “politiche” del pacifismo
integrale, alla “Strada”. E le ragioni etiche?
'Sono i miei princìpi. I princìpi che nascono da quello
che ho fatto in questi anni. Io lavoro per provare a
salvare vite umane: sarebbe per me un controsenso
essere favorevole a pratiche politiche e militari che
hanno come obiettivo fondamentale quello di annientare
vite umane. La mia etica nasce dalle cose che vedo.'
Lei non è religioso, se non sbaglio...
'No, da quando sono adulto non lo sono mai stato. Sono
assolutamente un laico. Però il mio punto di vista
etico si incontra spesso con quello di tanta gente che
ha un profondo senso religioso. Oggi per esempio torno
da Jesi, dove abbiamo creato un centro di “Emergency”
in un istituto di monache clarisse... '
Faccio un’obiezione che le avranno fatto spesso. Se si
esclude la guerra come “estrema ratio”, se si esclude
in via di principio l'uso della forza, non c’è il
pericolo che il mondo cada in mano ai prepotenti?
'Ho già detto che le mie posizioni sono ispirate al
buon senso e alle cose che vedo e che so. Non è giusto
semplificarle. È del tutto evidente che se l’Italia
fosse invasa da un esercito straniero che ruba,
stupra, uccide e prende a mitragliate la gente, io
reagirei. Mi ribellerei. Va bene? Però non mi sembra
che questo scenario sia all'orizzonte, giusto? E
allora perché discuterne? Discutiamo dei fatti reali,
che succedono, che si profilano all’orizzonte. Il
problema casomai è il seguente: come si evita che i
cosiddetti “mostri” - diciamo i dittatori - salgano al
potere e poi diventino potentissimi? Io credo che la
risposta sia molto semplice: si evita di costruirli.
Una volta che sono stati costruiti, appoggiati,
coperti, foraggiati, e che questi dittatori sono
diventati molto forti, certo, a quel punto è difficile
liberarsene con mezzi pacifici. L’occidente, in
genere, non si preoccupa di questo. Crea mostri e poi
si indigna per il fatto che ci sono. Oggi tutti dicono
che Saddam è uno spietato dittatore. Giustissimo. E
ricordano le sue nefandezze, soprattutto lo sterminio
di 5000 curdi. Benissimo. Quando avvenne lo sterminio?
Nell’88. Allora le autorità americane sai come
chiamavano Saddam? Lo chiamavano il presidente, ne
erano amici, lo aiutavano, lo armavano. Oggi lo
chiamano il dittatore. E invece chiamano presidente il
signor Musharraf, il pachistano, che pure ha svariate
bombe atomiche. Vedrai un giorno ci ripenseranno, si
accorgeranno che è un dittatore...'
Recentemente lei ha detto che i paesi che fanno uso
delle mine, e che le producono (quindi anche l’Italia)
sono paesi che praticano il terrorismo. Le mine sono
terrorismo. Mi sembra che su questo c’è poco da
obiettare. Però ha anche detto che le sanzioni contro
l’Iraq (cioè l’embargo) è terrorismo. Non è
un’esagerazione? Le sanzioni spesso sono l’alternativa
alla guerra. Sono l’unica possibilità di fare politica
sul piano internazionale senza ricorrere alle armi.
Non è così? E non furono giuste le sanzioni contro
Mussolini, negli anni 30, o quelle contro il Sudafrica
di Botha, negli anni della apartheid?
'Proviamo ad esaminare la questione ponendoci dal punto
di vista delle persone che vivono lì. Cioè in alcuni
paesi concreti, reali, dove sono in atto le sanzioni.
Per esempio l’Iraq (era dell’embargo contro l’Iraq che
io parlavo quando ho usato il termine terrorismo).
L’embargo funziona da 12 anni. Se io e te ci
chiamassimo Mohamed e avessimo un figlio, un ragazzo,
malato di leucemia, e non potessimo avere le medicine
che ci servono per curarlo perché così hanno deciso le
nazioni dell’occidente e gli americani, e vedessimo il
nostro bambino morire per questo, cosa credi che
penseremmo di quelli che ci impediscono di curarlo?
Penseremmo: sono terroristi. Qui da noi invece
invertiamo tutte le logiche. Siamo abituati a chiamare
“Opinione Pubblica” l’opinione di un gruppetto di
governati e commentatori, siamo abituati a chiamare
“Legalità Internazionale” la prepotenza degli stati
più forti, e a chiamare “diritti umani” i nostri
privilegi. Noi viviamo in una parte del mondo che
ospita il 20 per cento della popolazione e consuma
l’85 per cento della ricchezza, e siamo convinti che i
diritti umani siano i diritti di questo 20 per cento
di mantenere o aumentare le proprie ricchezze a danno
degli altri...'
Lei non fa nessuna distinzione tra uso della forza e
terrorismo?
'Il terrorismo è la forma moderna della guerra. È stato
terrorismo l’uso dei gas in Russia, che ha ucciso
gente inerme in un teatro, lo è stato l’uso del
napalm, i bombardamenti contro i nicaraguensi, le
bombe a Tel Aviv dei palestinesi e le rappresaglie
israeliane. È terrorismo anche l’embargo contro
l’Iraq. La guerra, fino al primo conflitto mondiale,
produceva l’85% delle vittime tra i militari. Nella
seconda guerra mondiale cambiò tutto: il 65% delle
vittime fu tra i civili. Ora siamo arrivati a
percentuali ancora più alte: 9 morti su dieci sono tra
la popolazione civile. In Afghanistan, nei
bombardamenti americani, secondo le stime più
ottimiste sono morti cinquemila civili. Le vittime tra
i soldati saranno state alcune decine, al massimo
qualche centinaia. Noi non possiamo sapere cos’è il
terrorismo. Per capirlo bisogna conoscerlo, averlo
sperimentato. Quando vedi che uccidono i tuoi parenti,
i tuoi vicini, e sai che non hanno fatto niente, mai
un reato, mai un delitto, mai un atto di violenza, che
non hanno mai tenuto in mano un fucile, allora capisci
che quelli che li hanno uccisi sono terroristi.'
Si ma lei parla di terrorismo per l’embargo contro
l’Iraq....
Un milione e mezzo di morti in dodici anni di embargo.
Come dobbiamo valutarli, come opera di bene? Quando si
attua una politica che uccide i civili e mantiene in
vita i regimi, anzi li rafforza, cosa si sta facendo?
Io sono medico, sarebbe come se decidessi di usare per
il mio lavoro delle medicine che rafforzano i batteri
e indeboliscono l’organismo da curare. Come mi
considereresti? Un delinquente...'
Non mi ha risposto però all’obiezione sulle sanzioni a
Mussolini o quelle a Botha...
'Io non sono contrario in via di principio alle
sanzioni. Sono contrario alle sanzioni che uccidono la
gente per bene e rafforzano i dittatori. Tutto qui.
Sono favorevole, eventualmente, a sanzioni che non
uccidono gli innocenti.... '
Conosce anche l’altra obiezione al pacifismo. Quella,
diciamo così, storica: cosa sarebbe successo se le
potenze europee avessero lasciato fare Hitler?
Le potenze occidentali hanno lasciato fare Hitler. La
guerra è scoppiata nel ‘39. Precedentemente Hitler
aveva annesso l’Austria, la Renania, era entrato nelle
zone smilitarizzate, aveva riarmato la Germania
violando l’armistizio, aveva negli anni venti tentato
un colpo di Stato, eccetera eccetera. C’erano state
mille occasioni per fermarlo, ma non conveniva a
nessuno. Il riarmo della Germania fu una grande affare
per tutti...'
Dunque se Saddam è come Hitler, prima si interviene
per fermarlo e meglio è. Saddam Hussein è come Hitler?
'Guarda, se si facesse un referendum mondiale, e si
chiedesse ai sei miliardi di cittadini che popolano il
mondo in chi vedono il pericolo di un nuovo Hitler, so
con certezza chi vincerebbe il referendum: lo
vincerebbe George W. Bush. Non è così? del resto chi è
che oggi più di chiunque altro al mondo mette a
rischio la sicurezza internazionale? Quel
guerrafondaio, petroliere, figlio di petroliere
guerrafondaio, che è George W. Bush. I paesi più
pericolosi per il mondo, in questo momento sono tre:
al primo posto gli Stati Uniti, al secondo Israele, al
terzo la Russia.'
Strada, perché il pacifismo è filopalestinese? Non
sarebbe giusto mettere sullo stesso piano il
terrorismo palestinese e le rappresaglie di Sharon?
'Noi di “Emergency” mettiamo sullo stesso piano il
terrorismo di frange palestinesi e quello del governo
israeliano. Recentemente ci siamo offerti per
realizzare un servizio di ambulanze che intervenisse
sia per le vittime palestinesi che per quelle
israeliane. Trattammo con l’ambasciatore di Israele a
Roma, studiammo tutti i dettagli per dare al governo
israeliano ogni garanzia possibile. L’autorità
palestinese ha subito accettato la nostra offerta, il
governo israeliano neanche ci ha risposto. Detto ciò,
noi non abbiamo sposato la causa palestinese, nel
senso che non abbiamo sposato i metodi di lotta che
stanno usando (difendiamo invece il diritto di avere
una terra, una patria e la pace). L’autorità
palestinese ci ha invitato per una manifestazione di
solidarietà politica: non ci siamo andati, noi non
facciamo testimonianza, lavoriamo come medici per
salvare delle vite.'
La sinistra italiana, per la prima volta nel
dopoguerra, sembra finalmente unita nel no alla
guerra. È un fatto importante, non crede?
Io spererei che tutto il Parlamento italiano sia unito
contro la guerra. La pace non è un valore di sinistra
o di destra, è di tutti gli uomini. Dopodiché, vedremo
cosa succederà. L’Ulivo sarà unito nel no alla guerra?
Ne sarei felice. Anche se alcuni dirigenti dell’Ulivo
non mi sembrano molto convinti. Fassino molte volte ha
polemizzato con me...'
Se però, pur polemizzando, si ritrovasse nel no alla
guerra...
'Ne sarei molto contento, figurati. Però non sono
sicurissimo di come andranno le cose. Ho visto che
molti dicono: “ no alla guerra, a meno ché l’Onu non
l’autorizzi...”. Per Onu si intende Consiglio di
sicurezza dell’Onu. I cinque stati membri permanenti
del Consiglio di sicurezza e con diritto di veto sono
i produttori dell’85 per cento degli armamenti che
esistono al mondo. Cioè sono quelli che alimentano i
50 conflitti attualmente aperti nel mondo (e ci
guadagnano sopra). '
Strada, secondo lei la guerra in Iraq è inevitabile o
ci sono ancora speranze di evitarla?
'Non credo che ci siano speranze di evitarla. Alcuni
studi dicono che l'America nei prossimi diciassette
anni prevede di aumentare dal 50 al 65 per cento la
quota di petrolio che importa per coprire il proprio
fabbisogno nazionale. Dove andrà a trovare tutto quel
petrolio, e in che modo potrà controllarne il prezzo e
dunque governare la propria economia? Te lo dico io:
nei cinque paesi del centro-Asia, a partire
dall’Afghanistan, e in Iraq che è il paese al mondo
che ha più riserve petrolifere. Chi controlla i pozzi
dell'Iraq (che è fuori dall’Opec) è colui che fa il
prezzo del petrolio nel mondo. Per questo l’America
farà la guerra. E spenderà, per fare la guerra -
dicono gli esperti- non meno di 200 miliardi di
dollari. Pensa che il Wto ha stimato che con 13
miliardi di dollari si può battere per un anno la fame
in tutto il mondo. Vuol dire che coi soldi che si
spenderanno per la guerra si fa sparire la fame per
una quindicina d’anni. Gliene frega niente a nessuno?
No, tutti dicono: be, la guerra... io sono contrario
per carità... però l’estrema ratio....”. Mentono: non
è l'estrema ratio, è la prima scelta. E sai perché?
Perché la politica oggi, in molti paesi, è nelle mani
di gruppi di gangster.'
 
www.unita.it
|