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 Politica

15 Settembre, 2002
Liberalizziamo la politica
Cari Prodi, Fassino e Rutelli, siamo un gruppo di 30-40enni, eterogeneo, lavoriamo in Italia e all’estero nel privato, nelle istituzioni multilaterali, nell’università, nelle amministrazioni pubbliche, nella politica.....

Caro Prodi, caro Fassino, caro Rutelli,

come voi siamo convinti che il PD può essere lo strumento decisivo per liberare energie e restituire futuro al paese. Per noi, quindi, non è in discussione se fare il PD, ma “come” farlo.

Vi scriviamo perché siamo molto preoccupati per l’andamento dei lavori di costruzione del PD. L’iniziativa che avete finora messo in campo non ci sembra all’altezza delle sfide di fronte all’Italia, un paese in gravi difficoltà. Ci pare che prevalgano verticismi e tatticismi. Tutto il dibattito ruota intorno alla necessità –fondamentale- di non perdere per strada pezzi importanti di quello che c’è. Vi è scarsa attenzione a gettare ponti con la società, con le formidabili risorse intellettuali e morali pronte a partecipare alla fondazione di un partito nuovo, catalizzatore di innovazione nel sistema politico italiano. Si parla molto di unità, ma troppo poco di innovazione culturale e politica.

Vi diciamo con franchezza che non abbiamo compreso la scelta di farci piovere addosso il comitato di redazione per il Manifesto per il PD, la redazione della Rivista per il PD e il coordinamento delle scuole di formazione politica del PD. Avete scelto ottime personalità, non è questo il punto. Ma quali criteri di selezione avete applicato? Ci avete dato l’impressione di una politica autoreferenziale. Non comprendiamo perché non si possono definire da subito canali di partecipazione dal basso, a partire dalle sezioni dei DS e dai circoli della Margherita. Non capiamo perché non attivate le straordinarie potenzialità offerte dalle tecnologie della comunicazione e dell’informazione per mobilitare le enormi disponibilità di partecipazione, soprattutto delle generazioni più giovani. Vi segnaliamo che non riusciamo ad appassionarci –eppure abbiamo grande passione politica e civile- al chiacchiericcio assordante su transizioni federative, tempistiche congressuali, mozioni di segmenti di maggioranze.

Vorremmo sentirvi di più parlare di cose da fare: il rinvigorimento della democrazia nel secolo dell’interdipendenza; lo sviluppo sostenibile; la lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo; il rilancio dell’integrazione politica dell’Europa; l’estensione dei diritti civili; la reinvenzione della civiltà dei lavori nel mondo globale; le sfide della transizione demografica in corso; il rilievo politico del cittadino-consumatore; la costruzione di una nuova etica pubblica; l’affermazione della laicità dello Stato in relazione alla dimensione pubblica del sentimento religioso; il completamento delle riforme istituzionali e il cambiamento della legge elettorale; la rinascita del Mezzogiorno e la lotta alla criminalità organizzata. Ma soprattutto, vorremmo sentire da voi l’impegno a liberalizzare la politica, ad introdurre principi di merito e responsabilità per la selezione delle classi dirigenti.

In sintesi, vi segnaliamo il rischio di naufragio sostanziale, dietro il (probabile) successo formale del progetto avviato. Di fronte a tale rischio, non staremo a guardare. Ci interessa il futuro dei nostri figli e del nostro paese. E’ troppo importante la posta in gioco. L’Italia è ad un bivio: ha la potenzialità per farcela. Ma serve, innanzitutto, il rinnovamento e la riqualificazione della politica per battere i mille corporativismi abbarbicati alle loro piccole e grandi rendite di posizione. Il difficile iter di approvazione del disegno di Legge Finanziaria l’ha dimostrato ancora una volta: una politica senza autonomia culturale, senza un progetto forte e radicamento diffuso nella società soccombe alla pressione degli interessi particolari.

Per contribuire a scongiurare i rischi di naufragio, vi sottoponiamo una proposta concreta: aprite le unità di base dei DS e della Margherita per la scrittura dal basso del Manifesto per il PD. Fate diventare le unità di base i luoghi di incontro delle mille esperienze costituitesi in questi anni sul territorio. Costruiamo insieme anche sezioni virtuali nelle quali raccogliere le idee e le passioni di quanti non possono, per tante ragioni, assicurare una presenza reale continuativa.

Capiamo bene le vostre difficoltà: i partiti sono soggetti democratici e non si possono bypassare le scelte congressuali. Non si possono, quindi, mettere a disposizione le unità di base ora, prima dei congressi. E’ giusto. Ma se è così, rinunciate a scorciatoie verticistiche, fate partire la fase di mobilitazione per la scrittura del Manifesto per il PD subito dopo la conclusione, speriamo positiva, dei congressi dei DS e della Margherita.

Noi comunque ci daremo da fare: cercheremo di lavorare sul territorio con i dirigenti di DS e Margherita, con i gruppi per L’Ulivo per costruire, insieme, sedi stabili, reali e virtuali, di discussione ed elaborazione politica e programmatica.

Vi salutiamo confidando nel vostro aiuto, sicuri che, come noi, anche voi volete realizzare un partito che “faccia storia”, che sia capace di portare il paese fuori dalla secche in cui si trova. Siamo sicuri che lavorando insieme il PD ce la farà e, soprattutto, “l’Italia ce la farà”.

 


       CommentoL'Italia ce la farà



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