Domenica 27 maggio, a partire dalle ore 21, sull’aia di quello che oggi è il
Museo della civiltà contadina si svolgerà la prima edizione del Cambonino Folk
Festival. La sua collocazione “ai margini” dell’evento «Cremona in poesia» trova
la ragione in uno dei momenti previsti per la serata: la presentazione del disco
«El Zàch. Dieci poesie in dialetto cremonese», l’ultimo lavoro di Fabio Turchetti, omaggio alla poesia
dialettale rappresentata qui dal Gruppo Dialettale Cremonese "El Zàch") che in questi brani incontra la musica d’autore in un tessuto sonoro
tra “radici” e “contaminazioni”.
Sull’aia del Cambonino troveremo i gruppi legati all’etichetta CPC –
Consorzio produttori Cremonesi e all’Associazione Musicale Porta Marzia. Ci
saranno i Khaossìa, reduci della presentazione a Lecce dell’ultimo loro disco
«De Migratione», omaggio, anche, al famoso compositore Ignatio Jerusalem nato
nel 1707 a Lecce ed emigrato a Città del Messico, ci sarà la formazione
“Capricci cremonesi” la cui rivisitazione del cremonese Tarquinio Merula ha
riscosso grande apprezzamento della critica specializzata; ci saranno «I giorni
cantati» di Calvatone a tenere accesa l’attenzione sulla “cultura delle radici”
che mai deve perdere il suo portato ideale e artistico.
Ospiti “d’oltre Po” i «Temporaro» con il loro repertorio folk piacentino.
Fabio Turchetti precisa: «Chiamiamola “edizione 0”, senza pretese del “grande
evento”. E poi, se facciamo musica che viene definita “folk”, il nostro modo di
fare deve essere coerente. Chi ama suonare o ascoltare questo tipo di musica, si
ritrova una sera sull’aia della cascina e “ce la suoniamo e ce la cantiamo”
senza strizzare troppo l’occhio allo “spettacolo” e vivendo di più le emozioni
del “fare” musica.»
Sulla produzione artistica di musicisti cremonesi negli ultimi anni gli enti
locali hanno “investito” quanto le ristrettezze hanno loro permesso. La "festa" di domenica e il disco "Poesie del Zàch" hanno il patrocinio del Comune. Turchetti,
basterà questo per dare il giusto peso alla creatività “targata Cremona” nella
vita culturale del territorio?
«Da parte nostra nessun “campanilismo”. Sarebbe anche strano, visto che è il
nostro ambiente tra “etno” e jazz a vivere proprio di “contaminazioni” e
relazioni e collaborazioni, come è successo anche recentemente nel progetto
dedicato alle poesie di Mariella Mehr, svizzera e rom, insieme a due musicisti
di Zurigo, uno dei quali rom/jenische. In tutte le realtà provinciali (in senso
buono, “geografico”, s’intende) quello che viene da fuori sembra luccicare di
più, agli occhi del pubblico non particolarmente impegnato. È dovere nostro, di
chi fa oltre che il musicista anche l’operatore culturale, non demordere, anzi.
Il festival del Cambonino può diventare un appuntamento importante per
incontrarci-confrontarci sulla produzione artistica improntata al rispetto delle
culture tradizionali, senza retorica e senza strumentalizzazione.»
T.M.