15 Settembre, 2002
Alitalia, chi pagherà i conti della *cordata elettorale* (di Eugenio Scalfari su www.repubblica.it)
Berlusconi, per come racconta la cronaca e come lo ricordo io che fui anche testimone diretto, e’ stato l'inventore delle cordate fasulle.
BERLUSCONI, per come racconta la cronaca e come lo ricordo io che fui anche testimone diretto, e’ stato l'inventore delle cordate fasulle.
La piu’ celebre fu quella della Sme, passata anche sui tavoli della giustizia civile e penale. Per bloccare il contratto gia’ firmato tra De Benedetti e l'Iri, s'invento’ un'inesistente cordata guidata da un suo prestanome, certo Scalera, che rimise in gioco l'accordo per il tempo necessario a riaprire il gioco.
Poi Scalera scomparve, scomparve fisicamente, e la cordata Fininvest-Ferrero-Barilla ne prese il posto, ma era fasulla anche quella. Alla fine lui si ritiro’ e Ferrero-Barilla si divisero le spoglie della Sme.
In quel caso la Fininvest non aveva altro interesse che fare un favore politico
a Craxi. Il compenso fu il famoso decreto soprannominato "decreto Berlusconi"
con il quale il governo blocco’ la sentenza della Corte Costituzionale
autorizzando le televisioni Fininvest a trasmettere in barba alla sentenza della
Corte e dei tribunali che le avevano emesse.
Non fu il solo caso. Ce n'erano stati altri all'epoca della guerra di Segrate,
che vide ancora una volta opposti lui da un lato e la Cir di De Benedetti
dall'altro e che culminarono nel famoso "lodo Mondadori" anch'esso transitato
sui tavoli della giustizia civile e penale con esiti a volte a lui favorevoli a
volte contrari, sepolti infine dalla prescrizione.
Il personaggio e’ dunque coniato in questo modo, se ne infischia dei conflitti
d'interesse, se ne infischia delle leggi e se ne strainfischia delle norme
europee. Guarda al sodo, al suo interesse, animato dall'istinto del combattente
e dagli spiriti animali d'un capitalismo senza regole.
Pero’ questa volta non gioca sul tavolo delle tre carte. Questa volta - credetemi
- fa sul serio.
La cordata italiana lui la vuole veramente e riuscira’ a farla decollare in un
modo o in un altro, magari imbarcando per la strada i tedeschi o i fondi
americani o qualche arabo di quelli che lui conosce.
Questa volta gioca da presidente del Consiglio "in pectore". L'Alitalia la
considera cosa sua e considera cosa sua anche l'hub di Malpensa e quello di
Fiumicino. Considera cosa sua i sindacati di Alitalia e quelli della Sea. Anche
di Linate. Anche i dieci aeroporti che infiocchettano il lombardo-veneto da
Bergamo a Treviso.
Si e’ calato interamente nella figura del leader autoritario preconizzato da
Giulio Tremonti. Decide la politica, l'economia segue. Il mercato, se ostacola i
suoi disegni, vada a farsi fottere. E se necessario vada a farsi fottere anche
l'Europa tecnocratica.
Dio, Patria, Famiglia e ora anche Alitalia. Tremonti dixit.
* * *
E’ opportuno a questo punto valutare oggettivamente i costi dell'operazione
cominciando dall'Alitalia e dal piano industriale presentato da Air France, che
prevede un investimento immediato di due miliardi di euro.
Questa cifra e’ la somma di 150 milioni di esborso per gli azionisti di Alitalia,
piu’ 600 milioni di rimborso delle obbligazioni emesse da quella societa’, piu’
l'assunzione dei debiti che figurano nel bilancio della Compagnia di bandiera.
Air France si e’ anche impegnata a ricapitalizzare l'azienda con un miliardo di
capitale. E fanno tre. Ci vogliono dunque tre miliardi per assumere il controllo
di Alitalia e assicurarle il capitale di funzionamento. Ma resta che la
Compagnia continuera’ a perdere a dir poco 350 milioni l'anno se non sara’
risanata e rilanciata.
Il corso Spinetta, che fa l'amore col progetto Alitalia ormai da quindici anni,
prevede di portare la societa’ al profitto entro cinque anni col taglio degli
esuberi, il rinnovamento della flotta, l'abbandono di Malpensa e un investimento
complessivo di 6,5 miliardi entro il 2013 nel quadro di un grande gruppo che
comprende Air France, Klm, e la stessa Alitalia.
L'impegno totale dell'acquisto e del rilancio contempla dunque 10 miliardi di
investimenti. Queste sono le cifre di partenza.
* * *
Ma per una cordata patriottica che abbia come obiettivo di rilanciare non solo
Alitalia ma anche Malpensa tutelando i sindacati interni delle due aziende senza
tuttavia smantellare Linate e tanto meno gli altri aeroporti padani, il costo
dell'investimento non si ferma qui.
Senza eliminare gli esuberi non si risana un bel niente. Quanto a Malpensa le
perdite attuali ammontano a 200 milioni annui. Per arrivare all'aeroporto
partendo da Milano si impegna un'ora e venti minuti. Ci vogliono quindi altri
investimenti indispensabili in strada e ferrovia. I diritti di traffico
dell'Alitalia dovranno poi essere divisi tra i tre aeroporti di Malpensa,
Fiumicino e Linate. La Sea non ha un soldo e deve essere ricapitalizzata.
Non si e’ dunque lontani dal vero ipotizzando che la cordata patriottica dovra’
darsi carico di almeno altri 4 miliardi entro il 2013, da aggiungere ai 10
previsti da Air France. Totale quattordici. Ammesso che due hub siano un peso
sostenibile.
Non mi sembra che Toto sia affidabile per un'impresa di queste dimensioni né mi
sembra che Banca Intesa si possa accollare da sola una responsabilita’ di questo
genere.
I nomi chiamati in causa e cioe’ Ligresti, Bracco, Soglia, Moratti, Fininvest,
Della Valle, possono mobilitare l'un per l'altro 200 milioni a testa. Sapendo
che nessuno di loro guidera’ l'operazione. Cordata patriottica, appunto. Come la
fede d'oro per finanziare la conquista dell'Impero.
Comunque un miliardo o giu’ di li’. Ne mancano almeno altri tredici. Ma il leader
patriottico non bada a queste quisquilie. Lui guidera’ il governo, su questo non
ha dubbi. E’ in grado di compensare chi lo aiuta. Trovera’ il modo. E poi c'e’ lo
Stato. Lo Stato paghera’. Il rischio e l'investimento saranno distribuiti sulle
spalle dei contribuenti e dei risparmiatori. Sara’ lanciato un prestito
obbligazionario. Si formera’ un consorzio di banche. Al Tesoro ci sara’ Tremonti
il creativo. Tremonti il protezionista. Tremonti il colbertiano. Che vuole la
politica autoritaria alla testa dell'Europa e dell'Italia. Amico di Sarkozy.
La Cassa Depositi e Prestiti avra’ un ruolo. Mediobanca anche.
Naturalmente le risorse che saranno gettate su Alitalia-Malpensa dovranno essere
sottratte da altri impieghi. Ma la decisione e’ politica. Se il Capo e’ d'accordo,
si va alla guerra e cosi’ sia.
Dio, naturalmente, e’ con noi e intanto ci fara’ vincere le elezioni, che e’ cio’
che conta.
* * *
I sindacati incontreranno Spinetta il 25 prossimo, dopodomani. Forse sul cargo
tratteranno (cinque vecchi aerei, 135 piloti per guidarli, 200 milioni di
fatturato annuo, 70 milioni annui di perdita). Forse si aprira’ uno spiraglio
sugli esuberi di AZ Servizi e sul tempo di dismissione.
Se rompono la crisi sara’ immediata. Se rompono si assumono i rischi della
rottura perché Spinetta e’ stato chiaro su questo punto: senza l'accordo con i
lavoratori mi ritiro. E' un ricatto? A me sembra un dato di fatto e un segno di
considerazione. Ma ognuno decide con la sua testa.
Puo’ darsi pero’ che i sindacati non rompano, che il piano industriale francese li
convinca, ma che abbiano bisogno di qualche giorno per perfezionarlo.
Puo’ darsi che cinque giorni, dal 25 al 31 marzo, non bastino. Puo’ darsi che ne
vogliano dieci o giu’ di li’. Spinetta concedera’ quei pochi giorni fissando una
data certa e accettata? Prodi e Padoa-Schioppa accetteranno una proroga breve
con data prefissata e non superabile?
Esprimo un'opinione personale: una proroga di cinque o sei giorni oltre il 31
marzo sembra accettabile. Oltre quel limite non lo e’.
Quanto al prestito che Berlusconi chiede al governo, Prodi ha gia’ detto che non
si puo’ fare se non e’ garantito da un soggetto bancabile. La Ue vieta operazioni
di prestito a rischio da parte di un governo ad una societa’ per azioni.
Al di la’ di questo non ci sono altri orizzonti che l'amministrazione
controllata. Significa congelamento dei debiti, nomina d'un commissario
giudiziale, risanamento con vendita delle poche attivita’ e concordato con i
creditori. Esuberi? Da quel momento la controparte dei sindacati sara’ il
commissario. La flotta continuera’ a volare? Cosi’ come Parmalat continuo’ a
produrre il suo latte e i suoi yogurt?
C'e’ una differenza di fondo tra i due casi: la gestione di Parmalat era attiva
ma il capitale finanziario non c'era piu’. Per Alitalia invece il capitale
finanziario non c'e’ piu’ e la gestione e’ in pesante passivo.
Affinché la flotta continui a volare occorre che i fornitori vendano il
carburante a credito, la manutenzione e il personale di volo e di terra lavori
senza sapere se a fine mese gli stipendi saranno pagati. Una situazione
ovviamente impossibile quale che siano le opinioni in proposito di Giordano,
Diliberto e Pecoraro Scanio.
Berlusconi strillera’ e con lui Fini. E con loro Formigoni e la Moratti che sono
tra i principali responsabili del flop di Malpensa. E gli elettori?
Nessuno puo’ dire quale sara’ l'effetto dell'affaire Alitalia-Malpensa sugli
elettori del Nord. Forse la maggioranza se ne infischia o forse no. Quanto agli
industriali, e’ un fatto che in quindici anni da quando dura quest'agonia sotto
quattro diversi governi, gli industriali del Nord nessuno li ha visti. Avevano
altri pensieri. Li vedremo oggi? Daranno oro alla Patria? In barba al mercato?
Col solo vantaggio d'essere i finanziatori di Berlusconi?
Tutto e’ possibile. Nel 1921 finanziarono Mussolini pensando che sarebbe stato
una marionetta nelle loro mani. Non fu cosi’, ma quando se ne accorsero era
troppo tardi. Dovettero aspettare vent'anni e una catastrofe epocale.
Qui se ne preparano altri cinque e siamo ancora alle prese con lo stesso leader,
lo stesso personale politico, la stessa Lega, lo stesso Fini, gli stessi
"ascari" con i cannoli o senza cannoli.
Ma il popolo e’ sovrano. A volte decide per il suo bene, a volte si da’ il
martello sui piedi, a volte resta a casa a guardare lo spettacolo dalla
finestra. E questa e’ la cosa peggiore che possa accadere.
(23 marzo 2008)
 
Fonte La Repubblica
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