15 Settembre, 2002
Giornata della memoria in ricordo delle vittime del terrorismo
Intervento del Sindaco G. Carlo Corada - Celebrazione tenuta il 9 maggio 2008 nel Cortile Federico II di palazzo Comunale
Oggi ricordiamo insieme tutti coloro che in Italia hanno perso la vita o
sono stati feriti a causa di attentati terroristici.
"La memoria è un valore morale che l'Associazione Italiana Vittime del
Terrorismo ha continuato a difendere e tenere in vita in questi lunghi
trent'anni - ha recentemente affermato il dottor Maurizio Puddu,
Presidente dell'Associazione Italiana Vittime del Terrorismo. - Ci
auguriamo che l'istituzione del Giorno della Memoria significhi che da
parte dello Stato vi è il desiderio di non dimenticare un periodo
storico, ma, soprattutto, le vittime ed i loro familiari che durante
questi anni hanno spesso vissuto oltre che con il loro dolore anche
nella solitudine".
E' una solitudine, quella dei famigliari, causata da una memoria
"scomoda" alla quale veniva chiesto da più parti di dimenticare. Ma il
dimenticare, oltre che impossibile per le vittime ed i loro familiari,
sarebbe negativo e pericoloso soprattutto per i giovani che verrebbero
privati di un periodo storico che molto può ancora insegnare.
“Non mi stancherò di ripetere” concludeva il quella occasione il dottor
Puddu “quello che è quasi diventato la "sintesi" dello spirito dell'
Associazione Italiana Vittime del Terrorismo: la misericordia è di Dio,
la giustizia dello Stato. Il perdono è degli uomini, ma è un fatto privato".
Noi diamo una particolare importanza all'istituzione di questa Giornata
perché riteniamo sia necessario che il nostro Paese richiami alla mente
una parte della sua storia, non certo gloriosa, che Sergio Zavoli definì
«La notte della Repubblica». Si tratta di una parte della storia
italiana con la quale non possiamo non fare i conti.
E' stata scelta la data del 9 maggio, giorno in cui, nel 1978, fu ucciso
Aldo Moro, una figura fra le più prestigiose tra gli statisti italiani,
uomo di elevata moralità e di coraggio politico innovativo. Il suo
rapimento, con l'uccisione degli uomini della scorta, fu un fatto
traumatico per l'Italia, forse il più drammatico della storia
contemporanea italiana, e i 55 giorni di prigionia che precedettero il
suo assassinio furono giorni di sgomento per le istituzioni democratiche
e per tutti i cittadini italiani.
L'uccisione di Aldo Moro rappresentò il momento più forte dell'attacco
delle BR, ma nello stesso tempo anche l'inizio del loro declino. Lo
Stato, colpito al cuore, assunse la consapevolezza della minaccia che
incombeva sulla Repubblica.
Con quelle drammatiche coincidenze della storia che a volte ci lasciano
stupiti e rattristati, il 9 maggio dello stesso anno cadde per mano
della mafia anche Giuseppe Impastato.
Peppino era un giovane giornalista impegnato nella dura lotta per la
legalità. Aveva solo 30 anni quando fu ammazzato perché denunciava la
mafia ed i mafiosi dai microfoni della sua piccola emittente locale,
Radio Aut.
Si era poi candidato alle elezioni comunali di Cinisi, il suo paese.
Avrebbe voluto proporsi come il portavoce della parte sana della sua
comunità. Tutto ciò risultò intollerabile per i capibastone. Giuseppe
Impastato venne assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978,
con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della
ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votarono comunque il
suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al consiglio comunale.
9 maggio 1978: Aldo Moro, Peppino Impastato, stesso giorno, stessa
“colpa”, stessa volontà assassina.
Ma le stragi di matrice fascista ed il terrorismo rosso hanno
insanguinato l'Italia per lunghi, lunghissimi anni ed hanno avvelenato
un'intera generazione.
Per questo non possiamo dimenticare altre date drammatiche:
* 12 dicembre 1969, piazza Fontana, diciassette morti e ottantotto
feriti;
* 22 luglio 1970, treno Freccia del sud (Gioia Tauro), sei morti e
cinquanta feriti;
* 31 maggio 1972, autobomba a Peteano, tre carabinieri uccisi;
* 17 maggio 1973, questura di Milano, quattro morti;
* 28 maggio 1974, piazza della Loggia, otto morti e centotre feriti;
* 4 agosto 1974, treno Italicus, dodici morti e quarantaquattro feriti;
* 2 agosto 1980, stazione di Bologna, ottantacinque morti.
Su quegli anni di terrore il quadro si presenta a tinte oscure: si parlò
di doppio Stato, di servizi deviati, di depistaggio, di omertà e
connivenza. Insieme ai familiari di quelle vittime attendiamo ancora
verità e giustizia.
Anche se dobbiamo e vogliamo salutare con soddisfazione la decisione
assunta dal precedente governo - dopo anni di battaglie durissime e di
scontri tra i magistrati, i servizi segreti e la politica - di far
cadere finalmente il muro del segreto di Stato. Che non sarà più eterno,
com'è stato finora. Durerà 15 anni rinnovabili a massimo con altri 15.
Trent'anni in tutto, non uno di più. Ci anima la speranza che questa
sacrosanta decisione aiuti l'intero Paese a ricostruire la verità e la
storia.
Il terrorismo in Italia ha prodotto oltre 500 morti e più di 3 mila
feriti: giovani di opposte fazioni che, presi da una esaltazione
collettiva, si scontravano gli uni contro gli altri. Si moriva per molto
poco, a volte, solo perché ci si trovava nel posto sbagliato e nel
momento sbagliato.
Il terrorismo di estrema destra spara preferibilmente nel mucchio,
colpendo indiscriminatamente i cittadini inermi. Quello di sinistra,
invece, seleziona le vittime, sceglie gli uomini migliori, quelli che
mettono il loro talento al servizio dello Stato: magistrati,
giornalisti, professori universitari, uomini delle forze dell'ordine.
Vorremmo ricordarli tutti, uno ad uno. Ma non é possibile, troppo lungo,
interminabile l'elenco!
Nonostante lo Stato e le forze politiche, istituzionali e sociali del
Paese seppero trovare in passato la capacità unitaria per contrastare e
vincere il terrorismo, l'ideologia terrorista continua a rappresentare
una minaccia. È ricomparsa con le sue azioni violente, quando sembrava
ormai appartenere ad una storia passata.
Ci inquietano alcuni interrogativi: perché in Italia, più che in ogni
altro paese d'Europa, il terrorismo continua ad allignare, e soprattutto
perché, come appare da alcuni recenti segnali, continua a trovare aree
di consenso?
E' ancora presente l'idea che la violenza sia in alcuni casi ammissibile
o, addirittura, necessaria: è un'idea che deve essere sradicata! La
violenza non è mai necessaria, mai ammissibile! Vanno fermati
immediatamente anche quei rigurgiti di violenza, insensata e senza
ragione, che si ammanta dei simboli beceri del nazismo e del fascismo,
come recentemente successo a Verona.
Il terrorismo e la violenza, di destra o di sinistra, uccidono per
colpire lo Stato e, con esso, la convivenza civile e i valori della
democrazia.
Facciamo in modo che la Giornata della memoria possa ridare voce
finalmente a coloro le cui vite sono state devastate per sempre e che,
nella maggior parte dei casi, sono stati condannati all'oblio e al
silenzio. La nostra storia di terrorismo va raccontata non solo dai
terroristi. Dobbiamo finalmente guardare con chiarezza a cosa é successo
dall'altra parte, dalla parte di quei cittadini innocenti e indifesi che
ne sono stati vittime.
Noi siamo dalla loro parte e faremo di tutto per non dimenticarli.
 
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