15 Settembre, 2002
Pazzesco: e *lui* vuole vietare le intercettazioni!!
Diciotto gli indagati, due in carcere e 12 agli arresti domiciliari - Operazioni inutili per ottenere rimborsi gonfiati, fatali in 5 casi - *Omicidio volontario e truffa al Ssn* - La GdF: *Senza le intercettazioni non avremmo scoperto i casi di morte*
Truffa al Sistema Sanitario Nazionale ma anche omicidio
volontario aggravato da crudeltà e lesioni personali gravissime: con
queste accuse la guardia di finanza di Milano ha eseguito quattordici
ordinanze di custodia cautelare nei confronti di primari, ex primari e
altri medici della clinica privata convenzionata Santa Rita.
Tredici i medici che hanno ricevuto l'ordinanza, insieme al
rappresentante legale della casa di cura. Due di loro adesso si trovano
in carcere, mentre gli altri dodici sono agli arresti domiciliari.
Secondo le prime rivelazioni, diciotto persone sono accusate di truffa
aggravata e falso in atto pubblico, tra di loro tre medici accusati
anche di lesioni gravissime e omicidio volontario. Anche la clinica
Santa Rita deve rispondere in qualità di ente giuridico in base alla
legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
In carcere sono finiti Pier Paolo Brega Massone, responsabile dell'Unità
Operativa di chirurgia toracica che in un sms si definisce "l'Arsenio
Lupin della chirurgia", e Pietro Fabio Presicci, membro dell'equipe di
chirurgia toracica. Sono invece agli arresti domiciliari: Paolo
Francesco Pipitone, socio unico e legale rappresentante della casa di
cura; Sampietro Maurizio, direttore sanitario fino al maggio 2007;
Renato Scarponi, capo equipe presso l'Unità Operativa di Ortopedia;
Merlano Gianluca, vice direttore sanitario dal novembre 2005 a maggio
2007; Mario Baldini e Paolo Regolo responsabili d'equipe presso l'Unità
Operativa di Neurochirurgia; Maria Pia Pedesini, responsabile d'equipe
dell'Unità Operativa di Urologia; Augusto Vercesi, responsabile
dell'Unità Operativa di Urologia; Giuseppe Sala, responsabile dell'Unità
Operativa di Anestesia; Giorgio Raponi, responsabile d'equipe presso
l'Unità Operativa di Otorinolaringoiatria, la sua assistente Eleonora
Bassanino e Marco Pansera, dell'equipe di chirurgia toracica.
Sono novanta gli episodi di lesioni gravi e gravissime contestati agli
indagati. In cinque casi il reato sarebbe l'omicidio volontario. Secondo
l'accusa i medici avrebbero condotto decine di operazioni con l'unico
scopo di ottenere un rimborso, per gli anni 2005 e 2006, dal Servizio
Sanitario Nazionale e dalla Regione Lombardia. Rimborso che sembrerebbe
ammontare a due milioni e mezzo di euro circa. I pazienti operati
inutilmente non venivano messi al corrente dei rischi che correvano e in
cinque casi gli interventi si sarebbero rivelati fatali. Sembra che
questi cinque pazienti, di età compresa tra i 65 e 85 anni, fossero
stati sottoposti a operazioni di chirurgia toracica. I medici che
lavorano nella struttura, secondo quanto rivelato dalle indagini,
sarebbero stati scelti per la loro disponibilità a compiere operazioni
"avventate". E questa disponibilità avrebbe fatto lievitare il loro
compenso mensile da 1.700 a 28.000 euro.
Agghiaccianti i particolari. Si parla di polmoni rimossi anche in caso
di tubercolosi, mammelle asportate senza motivo a donne in giovane età,
anche a una diciottenne, quando sarebbe bastato togliere i noduli. Una
donna di 88 anni colpita da tumore, a cui bastava una sola operazione è
stata operata tre volte in tre mesi (con un rimborso di 12 mila euro per
ogni intervento). Ci sarebbero stati anche interventi eseguiti senza il
consenso firmato dai pazienti, che erano prevalentemente anziani, oppure
contro il parere del medico curante. Un quadro che il gip Micaela
Curami, nell'ordinanza di custodia cautelare, definisce come una
"mancanza di ogni considerazione per il paziente e per la sua
sofferenza, non solo non alleviata ma al contrario aumentata".
I pm e la Guardia di finanza hanno sostenuto che l'uso delle
intercettazioni è stato "fondamentale" per lo svolgimento
dell'inchiesta, inserendosi così nella polemica sull'uso di questo
strumento giudiziario seguita alle parole del premier Berlusconi
che ha parlato di un provvedimento per limitarle. "Proprio le
intercettazioni - ha sottolineato il colonnello della Guardia di Finanza
Cesare Marangoni - hanno consentito di accertare i cinque casi di
omicidio volontario di cui sono accusati tre medici del reparto di
Chirurgia toracica del Santa Rita". "L'utilizzo delle intercettazioni è
stato fondamentale perché gli indagati parlano in modo esplicito della
necessità di operare per guadagnare", hanno aggiunto i magistrati.
L'inchiesta che riguarda la clinica, coordinata dai pm della Procura di
Milano Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, è cominciata nella primavera
del 2007. Le fiamme gialle avevano sequestrato 4.000 cartelle cliniche
su richiesta dei pm, ritenute non veritiere o comunque alterate per
avere rimborsi gonfiati. Nessun commento giunge dai rappresentanti della
clinica, che precisano di "esser venuti a conoscenza dei fatti
esclusivamente dai mass media".
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