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IL BLOG DI CINZIA FONTANA

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IN EUROPA SEMPRE PIU` DEBOLI CON QUESTO GOVERNO

LEGGE COMUNITARIA 2010

Intervento in Aula sen.ce Cinzia Fontana - 1 febbraio 2011

 

È iscritta a parlare la senatrice Fontana. Ne ha facoltà.

FONTANA (PD). Signora Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, credo si imponga all`Aula una riflessione seria e chiara sullo strumento normativo sul quale noi oggi siamo chiamati a pronunciarci, se non vogliamo considerare la legge comunitaria annuale volta ad assicurare il puntuale adempimento degli obblighi derivanti dall`appartenenza dell`Italia alla Comunità europea come un semplice atto tecnico di routine.

Una riflessione, quindi, credo si imponga, soprattutto di valenza politica, che deriva dalla necessità di cogliere anche questa occasione come momento per affrontare il dibattito sul ruolo dell`Italia nel processo di partecipazione all`Unione europea, su come concretamente e coerentemente lo realizziamo, su come il Parlamento si inserisce nel disegno di codecisione tracciato dal Trattato di Lisbona e sul ruolo che questo attribuisce al Parlamento europeo e ai Parlamenti nazionali.

Veniamo da mesi durante i quali, su questi temi, è stato importante il lavoro e il contributo svolto dalla 14a Commissione. Mi riferisco in particolare alla risoluzione sui rapporti tra Commissione europea e Parlamenti nazionali approvata lo scorso ottobre, al documento del Comitato presieduto dalla presidente Boldi istituito per adeguare il Regolamento del Senato alle nuove procedure europee, al piano nazionale di riforma attuativa di Europa 2020 e all`indagine conoscitiva in corso sul sistema Paese con riferimento al ruolo del Parlamento nazionale nella formazione della legislazione comunitaria. Penso anche allo stesso lavoro prodotto nelle Sottocommissioni.

C`è, insomma, un impegno e uno sforzo notevole, da parte della 14a Commissione tutta, cui il Gruppo del PD sta dando un contributo costruttivo, serio e prezioso, proprio per cercare di tessere il filo della consapevolezza della partita relativa al rafforzamento delle strutture comunitarie e per dare senso e valore alla nostra idea e al nostro modo di essere Europa e di costruire più Europa.

Ma sono proprio queste considerazioni e quell`impegno che mi fanno dire oggi dell`urgenza di superare la debolezza e i limiti della legge comunitaria, già più volte e in diverse occasioni evidenziati. Limiti e debolezza che qui voglio, anche se in modo molto schematico, riprendere.

La prima questione riguarda i tempi di approvazione della legge comunitaria. Il ritardo cronico è perfino imbarazzante: lo si dice ogni anno ma, ogni anno, approviamo la legge comunitaria con un anno e oltre di ritardo. E siamo solo alla prima lettura. Praticamente, stiamo sempre facendo un giro a vuoto. E così, mentre giovedì scorso si salutava con soddisfazione la riduzione del numero di procedure di infrazione aperte, il giorno dopo, il venerdì, giungeva la comunicazione di altre 24 procedure per mancato recepimento di direttive.

L`altro aspetto è relativo all`esame congiunto di due strumenti così diversi fra loro quali la legge comunitaria e la relazione sulla partecipazione dell`Italia all`Unione europea, che ne vanifica di fatto l`incisività.

C`è poi la questione relativa alla crescente caratterizzazione della comunitaria come una delle tante leggi omnibus su cui attaccare di tutto ciò che ne depotenzia la funzione. Lo abbiamo visto lo scorso anno: da 9 a 55 articoli. Ha ragione la presidente Boldi: si è cercato questa volta di porre un freno, ma mi auguro che non si ripercorra la medesima esperienza dello scorso anno nei prossimi passaggi. Lo vediamo anche nelle materie trattate, alcune delle quali esulano dal contenuto proprio della legge comunitaria.

Abbiamo sostenuto e sosteniamo, per esempio, come PD, la richiesta di stralcio dell`attuale articolo 12 (ex articolo 11), che introduce la delega al Governo per la disciplina della fiducia da inserire nell`ambito del codice civile. È assolutamente indispensabile e importante affrontare questa materia, anche per rispondere alle sfide della concorrenza fra ordinamenti. Ma rimane incomprensibile volerla introdurre attraverso la delega nella legge comunitaria, anziché intervenire con un disegno di legge specifico (e alcuni colleghi, del resto, ne hanno già presentati alcuni). Invito, oltretutto, tutti i colleghi, rispetto a questo articolo, a leggere il dossier del Servizio studi e la quantità di rilievi che esso pone su questa materia.

Un`altra questione ancora è relativa all`ormai evidente inadeguatezza di questi strumenti, legge comunitaria e relazione, pensati e voluti per risolvere problemi in una fase emergenziale di recepimento della normativa europea e concepiti nel quadro dei precedenti Trattati. Strumenti, cioè, che per tempi, procedure, modi e ruolo del Parlamento sono stati calibrati utilizzando le lenti di lettura del passato e che ora necessitano di una rivisitazione complessiva.

Il Trattato di Lisbona ha introdotto aspetti istituzionali di portata rilevante, relativi alle modalità di partecipazione dell`Italia al processo decisionale comunitario, in cui si privilegia, appunto, il momento del controllo parlamentare. Di fatto, però, gli strumenti che noi stiamo utilizzando ci consegnano, al contrario, una situazione rovesciata, con un evidente ruolo dominante del Governo e un depotenziamento dell`iniziativa legislativa del Parlamento in quanto tale.

Signora Presidente, colleghi, è a queste questioni che dobbiamo dare risposte urgenti: è sulla sempre più indifferibile esigenza di dotarsi degli strumenti giusti ed adeguati per poter agire con competenza, con maturità, con capacità, con qualità all`interno del processo democratico europeo che dobbiamo concentrare le nostre scelte.

Non vediamo purtroppo - e lo dico con rammarico e preoccupazione - questa tensione positiva da parte del Governo. Non la vediamo in un Governo che pratica la completa dipendenza del Parlamento ai voleri dell`Esecutivo. Non la vediamo in un Governo che da mesi è senza Ministro per le politiche europee e di questo non se ne cura se non come opportunità per raccattare qualche eventuale voto. Non la vediamo in un Governo che spesso lancia messaggi contraddittori nel suo rapporto con l`Europa.

E tutto ciò è tanto più drammatico in quanto ne va della credibilità del Paese, ne va della sua immagine, ne va della sua autorevolezza (già di per sé fortemente mortificate in questa fase).

È per questi motivi che il Gruppo del Partito Democratico, con il senso di responsabilità costantemente dichiarato e praticato nei lavori di Commissione c`è e ci sarà convintamente nell`idea che gli adempimenti comunitari rappresentino l`asse portante di un modo di stare in Europa e nell`idea, soprattutto, di accettare l`Europa come fattore di cambiamento positivo per il nostro Paese.

A Governo e maggioranza chiediamo chiarezza sulla volontà politica di perseguire questi obiettivi e chiediamo coerenza assumendo da subito le decisioni conseguenti. (Applausi dal Gruppo PD).