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IL BLOG DI CINZIA FONTANA

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PER I GIOVANI NON CI SONO PIU` TEMPI SUPPLEMENTARI

Schiacciati sul presente senza uno sguardo generoso sulle cose da fare per il futuro, soffocati dalla miseria dell`intreccio tra politica, sesso e affari con il quale Berlusconi sta esercitando il proprio potere, succubi di un Presidente del Consiglio che svolge il suo ruolo solo "a tempo perso" (e in quel poco tempo il Parlamento deve essere impegnato sui provvedimenti riguardanti la sua stessa persona), ci sentiamo tutti persi.

E intanto, il Paese sta diventando sempre più piccolo nello scenario internazionale, sempre più debole nella sua guida, sempre più assente in una visione di politica economica, industriale e di sviluppo che non lo faccia saltare definitivamente, sempre più inadeguato per la sua mancanza di credibilità, serietà, autorevolezza e lungimiranza.

E` immane il prezzo che tutto questo sta costando alla collettività e ai cittadini italiani, alle famiglie e alle istituzioni locali, ai lavoratori e al sistema delle imprese. Ma, soprattutto, ai giovani e alla loro costruzione di un percorso di vita.

Dentro l`emergenza dell`Italia c`è infatti un`emergenza che è ancora più odiosa, ed è l`emergenza dei giovani. Quasi il 30% di loro è senza lavoro: un dato di proporzioni drammatiche, che ci impone di intervenire con urgenza straordinaria perché eventuali tempi supplementari non sono più tollerabili per lo stessa sistema-Paese.

Non ne siamo immuni, nemmeno nel nostro territorio. Anzi, una recente pubblicazione de "Il Sole 24Ore" colloca Cremona al secondo posto come provincia in Lombardia con la più alta percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non seguono corsi di formazione, non hanno un posto di lavoro. Si tratta di più di 9.000 ragazzi e ragazze cremonesi, in particolare le donne!

Nei vari decreti-manovra che si sono succeduti negli ultimi mesi, tutti approvati con la fiducia, mai si è trovato spazio per il tema del lavoro, dell`occupazione, del sostegno alle imprese attraverso una politica industriale e di crescita, del rapporto scuola-lavoro. E quando quello spazio lo si è trovato, è stato solo per interventi estemporanei, tesi a "dividere" il mondo del lavoro e a scardinare le relazioni tra istituzioni e corpi sociali.

Del resto, cosa possiamo pretendere da un Governo il cui primo atto all`inizio della legislatura è stato quello di abrogare la legge voluta dal governo Prodi contro il fenomeno delle cosiddette "dimissioni in bianco"? Cosa possiamo pretendere da un Ministro come Sacconi che è pervicacemente impegnato nell`isolamento della Cgil con un livore che non ha eguali? Da un Governo che, nell`affrontare una delle manovre più difficili degli ultimi decenni, inserisce un articolo - l`articolo 8 - che ignora i contenuti dell`accordo interconfederale firmato solo pochi giorni prima dalle organizzazioni e che ha rappresentato un punto di coesione e di condivisione di straordinaria importanza? Cosa significa questo se non l`obiettivo di far saltare proprio quell`accordo raggiunto con così tanta fatica? E cosa si può pretendere quando, contemporaneamente, sempre in quell`articolo si dà il contentino alla Lega consentendo a rappresentanze sindacali, anche “territoriali” quantunque maggioritarie, di derogare in accordi aziendali alle leggi dello Stato? E sarebbe questo il modo della Lega di difendere gli interessi dei lavoratori del Nord?

E` su problematiche come queste che sta il vero fallimento di Berlusconi e della sua maggioranza di Lega e PdL, inadeguati a governare e a trovare parole, atti, comportamenti e scelte per delineare un orizzonte diverso.

E` l`incapacità a dare al Paese una direzione e una speranza che impone a questo Governo di andarsene.