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IL BLOG DI CINZIA FONTANA

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Una finanziaria di tagli e nulla per salari e pensioni

Sono intervenuta ieri in Commissione Finanze sul decreto legge 112, che contiene in pratica la manovra finanziaria. Vi riporto il testo del mio intervento perchè mi piacerebbe avere anche dei vostri commenti.

A presto!

 

Parto innanzitutto dal metodo, perché il metodo non è mai una variabile indipendente rispetto al senso dell`azione che si decide di portare avanti.

Non c`è dubbio che da tempo siamo alle prese con un problema tuttora irrisolto e che abbiamo il dovere di affrontare: quello di come procedere da una doverosa democrazia della discussione ad un`auspicabile democrazia della decisione. Noi non ci sottraiamo a questa discussione e alla responsabilità di cercare una risposta a quel problema, discussione del resto già aperta nella scorsa legislatura del governo Prodi, quando fu avviata dalle commissioni bilancio di Camera e Senato un`indagine conoscitiva sulla riforma delle procedure di bilancio per poter arrivare ad una proposta condivisa (ma su questo aspetto ci fu un disinteresse da parte delle forze dell`attuale maggioranza).

Ora ci si dice che la gravità della situazione imponeva decisioni rapide. Si è approvata una Finanziaria per decreto (con tempi addirittura ancora più ristretti dei 60 giorni previsti dal decreto perché c`è di mezzo il mese di agosto). In modo unilaterale si è proceduto ad una ridefinizione delle modalità, delle procedure e delle regole, arrivando addirittura a cambiare la procedura di bilancio per decreto-legge, ad introdurre norme che hanno modificato la legislazione contabilistica (rilievo evidenziato anche dal Capo dello Stato).

Io credo che questo non sia solo un problema dell`opposizione, quando ad essere in discussione sono i rapporti tra Governo e Parlamento, quando siamo tutti - parlamentari della maggioranza e dell`opposizione - nella condizione di non poter svolgere il nostro ruolo, che viene così pesantemente mortificato, con in più il rischio che deriva da un inadeguato approfondimento di interventi numerosi e assai complessi.

Quasi 100 articoli che intervengono in tutti i settori vitali di questo Paese e con un tempo assolutamente insufficiente per poter esaminarli perché anche chi, come tanti di noi, ha cercato di approfondire i contenuti del decreto uscito dal Consiglio dei Ministri, si è trovato con un testo quasi del tutto riscritto (maxiemendamento, inserimento di norme dal disegno di legge al decreto legge, emendamenti al maxiemendamento, ...), creando una confusione che in queste ore è sotto gli occhi di tutto il Paese.

Ecco perché ho trovato a dir poco vergognosa la dichiarazione resa ieri nei Tg da un esponente della vostra maggioranza in merito alla norma anti-precari che sosteneva che il centro-sinistra doveva contrastare quella norma in Commissione e in Aula e non intervenire 10 giorni dopo.

Ormai ci siamo abituati a sentire di tutto - mistificazione, demagogia e populismo imperano - ma risultano persino grottesche queste dichiarazioni dell`on. Bocchino quando i due stessi Ministri interessati hanno sostenuto di non saperne nulla (e l`hanno scoperto 10 giorni dopo!), risultano grottesche quando la stessa Commissione Lavoro della Camera (che, se i tempi fossero stati regolari, avrebbe dovuto pronunciarsi su questi emendamenti) ha rinunciato ad esprimere un parere sul Decreto 112 manifestando, attraverso il proprio Presidente (di maggioranza!), tutto il disagio per le condizioni in cui si è trovata costretta ad operare.

Io non entro nel merito degli articoli che ci riguardano, perché già i colleghi del PD sono intervenuti con completezza di argomenti esprimendo le ragioni del nostro dissenso.

Mi preme però sottolineare alcuni aspetti dell`impostazione generale e dell`orizzonte entro cui si pone questo decreto.

Per prima cosa, la totale assenza di una politica di riduzione delle tasse su salari, stipendi e pensioni. E` un silenzio assordante questo (persino imbarazzante) dopo i rumori su questo tema nei mesi di campagna elettorale. Significa che questa maggioranza sta rinunciando a sostenere la domanda interna, significa che sta rinunciando a difendere il potere d`acquisto di salari e pensioni (anzi, quell`inflazione prevista al 1,7%, così distante da quella reale, rischia di "prenotare" l`accesso alla fascia di povertà per molte persone), significa che sta rinunciando a favorire la crescita, significa che sta rinunciando ad affrontare una vera e concreta politica di sostegno per le famiglie.

E nel mentre, si allenta la lotta all`evasione e all`elusione fiscale e contributiva, si opera un attacco frontale al Protocollo sul welfare e ai percorsi di stabilizzazione dei rapporti di lavoro, si interviene con tagli pesanti che incidono molto sui nodi centrali della nostra società e della qualità di vita delle famiglie: lavoro, sicurezza, sanità, scuola, assistenza, enti locali, ...

Certo, una cosa c`è nel decreto, c`è la Robin Tax, una trovata geniale dal punto di vista comunicativo. Eppure, man mano che passano i giorni diventa sempre più evidente la pericolosità di questa misura: da una parte perché finirà per essere pagata dai consumatori (come ci hanno spiegato Banca d`Italia, Corte dei Conti, e altri commentatori) e pericolosa perché con quei 200 milioni (il 5% dell`entrata prevista) destinati alla "social card" - a un certificato di povertà! - si è scelta la strada della carità, dell`elemosina, esattamente il contrario di un welfare di diritti di cittadinanza e di pari opportunità per tutti che ha contraddistinto le conquiste sociali non solo dell`Italia ma dell`Europa intera dal dopoguerra in poi. E che dire, poi, del fatto che contemporaneamente si toglie l`assegno sociale (perché di questo si tratta, al di là delle precisazioni che vi state affrettando a fare in queste ore)?

Come dicevo prima, tagli pesanti fatti in modo indiscriminato e indifferenziato. Non è questa, non può essere questa, la risposta a una necessaria politica di riforma del sistema pubblico e della spesa pubblica. Quando si spara nel mucchio, quando dentro ci cadono tutti indifferentemente, è la strada opposta a una politica di interventi selettivi che possa andare a colpire in modo efficace obiettivi precisi e sacche di spreco, inefficienza e cattiva spesa.

Ma migliorare l`efficienza della pubblica amministrazione non può avvenire attraverso questa crociata di diffamazione continua di un`intera categoria, cui si chiede di migliorare i risultati raggiunti ma intanto si tagliano le risorse per finanziare i fondi destinati alla produttività.

Non c`è merito e non c`è qualità che tenga se si procede inesorabilmente sulla strada della svalutazione sociale di tutta una categoria solo perchè è un argomento facile per ottenere consenso nell`opinione pubblica.

Concludo con una considerazione sugli enti locali, perché io credo che sia il settore su cui la manovra rischia di produrre effetti molto preoccupanti. E preoccupante è il fatto, soprattutto, che emerge il carattere centralista della manovra.

Mentre si parla ogni giorno di federalismo fiscale, l`autonomia dell`ente locale viene drasticamente tagliata e la sua dipendenza dai trasferimenti dello Stato diventa sempre più forte.

L`autunno sembra diventato il punto di partenza di tutte le riforme. In autunno dovrebbe partire la discussione sul federalismo fiscale, quasi che ormai possa essere solo quella la panacea di tutti i mali del Paese. Vedremo, discuteremo, approfondiremo... noi siamo pronti, convinti come siamo che il federalismo fiscale è una riforma che può concorrere in modo significativo ad un processo di risanamento della finanza pubblica.

Ma intanto? Intanto, con i contenuti del decreto oggi in approvazione (non in autunno, ma oggi e con effetto sul prossimo triennio) si riducono ulteriormente gli spazi di autonomia tributaria degli enti locali, si bloccano le addizionali Irpef, non è sufficiente la copertura del mancato gettito Ici e della sua natura dinamica e progressiva, i tagli uguali per tutti e l`impossibilità di garantire il turnover indeboliscono l`azione, la funzionalità e l`efficienza del governo locale e la garanzia dei servizi al cittadino.

E` questa, nel concreto e al di là di tanti efficaci slogan, la linea del Governo e della vostra maggioranza su cui costruire il federalismo?

Sta nell`orizzonte del federalismo il comma 8 dell`art 61? Prendo l`esempio di questo comma per dare il senso delle mie preoccupazioni. Oggi il 2% dell`importo posto a base di gara di un`opera o di un lavoro pubblico può essere destinato come corrispettivo e incentivo per la progettazione e direzione lavori (Codice degli appalti). Con questo decreto si prevede invece che quella misura venga ridotta allo 0,5% per le stesse finalità e l`1,5% sia versata in un capitolo dell`entrata del bilancio dello Stato.

Tutti sappiamo che i Comuni utilizzano questa procedura: è un modo per ridurre le spese di progettazione, è un modo per incentivare il lavoro dei dipendenti tecnici che possono così crescere in professionalità. Ma, a parte queste considerazioni e a parte il fatto che viene presentata come una riduzione di spesa quando invece gli effetti saranno di un aumento di spesa per i Comuni (perché è evidente che dovranno ricorrere maggiormente agli incarichi esterni in quanto voglio vedere un dipendente che accetta un incarico su cui pagherà in pratica una tassazione del 75%), siamo di fronte ad un trasferimento di risorse dai Comuni allo Stato centrale.

E` questa, colleghi della Lega, la vostra idea di federalismo fiscale?

Colgo pertanto l`occasione della presenza del Sottosegretario per avere delucidazioni in merito: se un Comune, ad esempio, nel proprio regolamento aveva deciso una percentuale inferiore al 2%? Come si deve comportare? Ma soprattutto mi interessa capire la ratio di questa norma di cui, francamente, fatico a cogliere il senso.

Continuo ad avere l`impressione e la conferma di un decreto pasticciato, scritto male, confuso... del resto, in nove minuti e mezzo... un articolo ogni minuto... ma soprattutto di un decreto con contenuti regressivi da tutti i punti di vista: economico, sociale, culturale.

Per tutte queste ragioni, esprimo il mio dissenso e il mio voto contrario al provvedimento. Grazie.