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IL BLOG DI CINZIA FONTANA

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ALTRO CHE GREMBIULINO!

Arriva il maestro unico, si riduce a 24 ore settimanali l’orario scolastico della scuola elementare (oggi il modulo base è di 27 ore), si colpisce il tempo pieno.

Il Governo, a sorpresa e in sordina, senza possibilità di alcuna discussione parlamentare, ha inserito all’ultimo minuto queste misure strutturali nel decreto legge pubblicato lunedì in Gazzetta Ufficiale.

La nostra scuola elementare, che rappresenta il fiore all’occhiello del sistema educativo italiano (come emerge da varie rilevazioni internazionali che la pongono ai primi posti nelle classifiche europee), viene così sacrificata sull’altare dei tagli di Tremonti.

Grembiulino, voto in condotta, valutazione degli alunni espressa in decimi,…: nelle scorse settimane il Ministro dell’istruzione Gelmini e vari esponenti del centrodestra hanno tentato di orientare l’attenzione pubblica su dibattiti un po’ stucchevoli, propagandistici e fuorvianti. Efficientismo, rigore, ordine, severità, pulizia, tutti slogan ad effetto attraverso i quali si è voluto nascondere il vero disegno emerso ora in tutta la sua pericolosa chiarezza nel decreto.

L’art. 4, titolato “Insegnante unico nella scuola primaria”, prevede infatti che “nell’ambito degli obiettivi di contenimento di spesa” le istituzioni scolastiche costituiscano classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di 24 ore settimanali.

E si fa questo per cosa? A quale progetto educativo risponderebbe una scelta di questo tipo? Il decreto lo dice chiaramente: alla scelta di considerare la scuola pubblica come luogo dove fare cassa, come settore su cui operare per far digerire i pesanti tagli contenuti nella Finanziaria di questa estate, quella Finanziaria approvata in tutta fretta che ora, al rientro dalle vacanze estive, sta man mano aggravando la condizione delle famiglie italiane con conseguenze drammatiche.

Le stime parlano di 85.000/100.000 insegnanti in meno e la scure sulle ore scolastiche e sul tempo pieno andrà da un lato a cancellare uno straordinario e riuscitissimo strumento didattico per i nostri bambini e, dall’altro, a colpire un sostegno utilissimo alle famiglie e in particolare alle donne lavoratrici. Quale welfare si metterà in moto per i genitori che lavorano e non sapranno dove mettere i figli nel pomeriggio? Si scaricheranno ancora sui Comuni le competenze e i costi per garantire il tempo pieno?

Inoltre, appare veramente irragionevole tornare ad un modello di scuola incentrato su maestri che sanno di tutto un po’ e dove si insegna prevalentemente a leggere, scrivere e far di conto dimenticandosi quindi della necessità di offrire competenze più precise, meno generiche e di andare incontro alle esigenze dei singoli alunni. Come si può pensare che per i ragazzi del 21° secolo si possa adoperare un modello educativo che ricorda quello della riforma Gentile degli anni Venti? La complessità della nostra società di oggi, le nuove tecnologie, i nuovi media, la globalizzazione, ci chiedono strumenti aperti, freschi, allargati, arricchenti, non certo un ritorno nostalgico al passato condito da spot populistici.

In queste ore si sta mobilitando il mondo della scuola, dei genitori, degli studenti e io credo sia giusto promuovere un ampio dibattito su temi che disegnano il futuro di questo Paese. Anche perché risulta paradossale e grottesco che, proprio mentre si sta compiendo un pasticcio e un imbroglio con la soluzione Alitalia, con gli utili ai privati e le perdite ai contribuenti (l’operazione ci consegna un quadro di 1,5 miliardi di euro di costi a carico della collettività più 7.000 esuberi, molti di più di quelli previsti dal piano del governo Prodi bocciato a marzo per biechi interessi elettoralistici), quei costi rischiano di essere in parte coperti dai tagli sulla scuola che graveranno sulle famiglie italiane e sulla costruzione del futuro dei nostri figli.

 

A presto!