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IL BLOG DI CINZIA FONTANA

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QUALI MISURE PER LAVORATORI ED ENTI LOCALI?

Ecco il mio intervento oggi in Aula dopo che il Governo ha posto l`ennesima fiducia. Intanto, per lavoratori ed enti locali, dopo ben sei decreti sulla crisi, non c`è ancora nulla di concreto.

 

"Sig. Presidente, colleghe e colleghi,

nell`affrontare la discussione sulla fiducia al disegno di legge di conversione del decreto legge oggi in esame sono tante le motivazioni che mi spingono ad esternare quel senso di disagio e di delusione che da alcuni mesi sta diventando sempre più acuto e profondo.

Innanzitutto, i tempi. In una esigua manciata di ore in questa Aula - e in pochi minuti in Commissione - noi ci troviamo costretti a discutere ed approvare un testo che contiene interventi che coprono le tre aree più sensibili agli effetti negativi della crisi in atto: imprese, lavoratori (e quindi famiglie) ed enti locali. E` esattamente il contrario della serietà che il nostro ruolo imporrebbe e che il momento drammatico esigerebbe.

In secondo luogo: le regole istituzionali, per l`ennesima volta calpestate e sfregiate. E` impressionante osservare il cammino dei decreti-legge che il Governo ha emanato in questi mesi: preceduti da annunci roboanti che ogni volta creano nel Paese aspettative fuori misura, i testi, strada facendo, raccolgono di tutto, per diventare infine una sorta di contenitore omnibus, mancando così di organicità e di chiarezza rispetto agli obiettivi che ci si pone.

Ma stavolta credo che si sia superato il limite, con l`assorbimento nel decreto in esame di un altro decreto-legge, quello sulle quote latte, che si stava avviando verso la non conversione in legge, grazie alla convinta battaglia delle opposizioni, delle associazioni di categoria e delle migliaia di allevatori e agricoltori che chiedevano a gran voce un ripensamento nel segno della legalità, dell`equità e del rispetto delle regole. Ci eravamo illusi che potesse esserci un sussulto di buon senso, che potessero prevalere l`ascolto e il confronto in modo da risolvere la questione senza alimentare ulteriori tensioni e senza umiliare chi si è mosso dentro la legge. Invece no! Avete scelto la strada della forzatura, assegnando la questione delle quote latte ad un provvedimento estraneo al settore agricolo, uscendo da ogni logica e prassi parlamentare, il tutto condizionato dalla necessità di chiudere contrasti ed esigenze divergenti in seno alla maggioranza stessa. Nel merito, restano pertanto valide, per noi, tutte le argomentazioni e le critiche espresse in sede di approvazione qui al Senato di quel decreto-legge, oggi diventato maxiemendamento all`interno di qualcos`altro.

Tempi e regole, quindi, ma soprattutto il motivo vero del disagio cui accennavo sopra è il fatto che l`oggetto di questo decreto legge è la crisi e lo è per la sesta volta in pochi mesi; è il fatto che le risposte vengono date - come tutte le altre volte - in maniera frammentata, parziale, disorganica, tardiva e quindi inefficace, inadatta e insoddisfacente; è l`assenza di risposte al dramma di migliaia di lavoratori e lavoratrici che vedono ridotto il proprio reddito, se non addirittura la perdita del loro lavoro.

Oggi i giornali ci parlano dei dati sul ricorso alla cassa integrazione ordinaria, cresciuta a marzo del 925% rispetto ad un anno fa, dell`aumento del 102% della cassa straordinaria e del 46% della disoccupazione, con picchi di incremento con cifre da capogiro: + 7.000% di cassa integrazione ordinaria nel settore metallurgico, + 1.700% il settore della lavorazione del legno, + 1.350% il chimico, + 1300% il meccanico, raddoppio delle ore autorizzate anche nel settore edilizio.

E tutti sappiamo bene che, oltre quei dati, vi sono migliaia di persone che non ricadono in queste statistiche e sono coloro per i quali il diritto alla tutela del reddito non è previsto.

In questa situazione faccio un appello: la si smetta di fare propaganda, la si smetta di fare annunci cui non seguono fatti concreti rispetto ad un problema estremamente serio, rispetto a chi oggi sta pagando il prezzo più alto della crisi.

E` inaccettabile che in questi mesi si sia continuamente parlato in televisione e sui giornali dei 9 miliardi di euro a sostegno del reddito, di estensione degli ammortizzatori sociali a chi non ha tutele previste dall`ordinamento, quando in realtà quei lavoratori non riscuotono un euro da qualche mese. Cosa diciamo loro? Continuiamo a dire di aspettare? E intanto, le norme sono sempre più confuse, pasticciate, si sovrappongono l`una all`altra in maniera incoerente e incomprensibile. Si è tuttora in attesa dei provvedimenti attuativi, proprio nel momento in cui la crisi sembra stia raggiungendo il suo picco più alto.

Da qui la proposta del Partito Democratico di misure immediate, secche, chiare, inclusive, che assumono come orizzonte la volontà di non lasciare indietro nessuno.

Insieme a questa, si intreccia la questione relativa agli enti locali. Già i colleghi che mi hanno preceduto hanno evidenziato come un intervento per la rinegoziazione del patto di stabilità interno possa essere la leva per gli investimenti e per il rilancio dell`economia e quindi su questo non mi soffermo. Io voglio parlare di un altro aspetto, che è quello sociale. I Comuni sono oggi in prima linea a dover far fronte all`onda d`urto dell`impoverimento incipiente di migliaia e migliaia di cittadini. E` del tutto evidente che si sta verificando nei Comuni una sorta di imbuto della domanda sociale. E` del tutto evidente che le famiglie che vanno in difficoltà si stanno rivolgendo ai Comuni chiedendo aiuto e sostegno e che questa domanda richiede interventi solleciti, forti e incisivi da parte delle amministrazioni pubbliche. Eppure, tanti sono i Comuni - lo vedo nella mia provincia - che, nonostante gravi difficoltà finanziarie, hanno approvato o stanno approvando piani e pacchetti anticrisi. Ma fino a quando reggeranno? Fino a quando potranno sopportare interventi che da una parte stanno mettendo a dura prova la loro autonomia finanziaria e, dall`altra, hanno operato tagli pesanti sui fondi per le politiche sociali e, aggiungo, sulle politiche per la scuola, veri strumenti ed opportunità per uscire dalla crisi? Quale politica anticrisi è questa? Si pensa forse che un taglio degli organici di 4.000 posti in Lombardia non ricadrà sugli enti locali, che si troveranno nel prossimo anno scolastico a dover garantire i servizi alle famiglie?

Il malessere sta crescendo, un movimento di protesta trasversale sta caratterizzando l`azione di tanti Sindaci, che si sentono oltretutto traditi: un giorno si approva all`unanimità una mozione sulla rinegoziazione del Patto di stabilità interno per gli enti virtuosi, il giorno dopo si presenta un emendamento che è invece ben lontano dalle necessità reali del Paese.

Sig. Presidente, come Partito Democratico abbiamo fatto proposte serie, fattibili, concrete. Avremmo potuto affrontare anche questa discussione con altrettanta serietà, con approfondimenti io credo interessanti ma, ancora una volta, ci è stato impedito dalla richiesta di fiducia da parte del Governo, ancora una volta le nostre proposte vengono scartate a priori. Noi continueremo, comunque, con la nostra azione di opposizione determinata e responsabile che ha a cuore gli interessi generali del Paese."

 

A presto!