15 Settembre, 2002
Dalla conferenza nazionali di Trieste sulle droge di Vincenzo Andraous
Con l’imprudenza di una canna, il respiro attraente di una sniffata, una alzata di spalle alla pazienza, un palcoscenico virtuale, scompaiono i valori importanti, la fiducia in se stessi e negli altri.
DALLA CONFERENZA NAZIONALE SULLE DROGHE A
TRIESTE ALLA RIEMERGENZA
Una vita spericolata, un eufemismo, una semplicizzazione,
che non aiuta a venire a capo del problema,
una esistenza bruciata, calpestata, eppure
quanti giovani in quel “voglio una vita spericolata
“ hanno trovato un inizio senza più fine,
senza più arrivo, l’illusione di una meta
raggiunta quando invece si trattava di un
punto di partenza.
Con l’imprudenza di una canna, il respiro
attraente di una sniffata, una alzata di
spalle alla pazienza, un palcoscenico virtuale,
scompaiono i valori importanti, la fiducia
in se stessi e negli altri.
Ogni volta che violenza e disattenzione miscelano
un futuro senza paletti a difesa, ogni volta
che accade qualcosa di brutto a un ragazzo,
e il mondo adulto rimane indietro rispetto
al pianeta degli adolescenti, e fenomeni
come bullismo, droga, devianza, scardinano
le certezze in bella fila, su piedistalli
di cartone, è un comando a dare veramente
una mano, ad incontrare il male con il bene
della coerenza, quella che non dà il fianco
alle interpretazioni, alle giustificazioni,
alle facili conclusioni.
Alla Comunità Casa del Giovane vengono a
trovarci studenti, associazioni, esperti
e uomini politici, è nostra consuetudine
svolgere un tour negli spazi adibiti a laboratori,
nei corridoi delle strutture di nuova generazione,
accompagnando gli occhi e il cuore verso
dimensioni umane che occorre ritrovare, non
solo nei riguardi degli utenti ospitati,
ma di coloro che intendono crescere insieme
attraverso una presenza utile e dignitosa.
Quando la realtà soccombe all’immaginazione
e l’incredulità non consente sollievo, l’impatto
con la scoperta di avere un figlio preso
in mezzo dalla violenza esercitata da un
bullo, dal gruppo dei pari che ricerca emozioni
forti, rompendo e distruggendo, senza disporre
di alcuna uscita di emergenza, è proprio
nelle stanze della Casa del Giovane che sovvengono
alcune risposte mancanti, interrogandoci
sull’ascolto di storie clandestine che sottovoce
raccontano di un giorno vissuto svogliatamente,
nel rinculo rabbioso che offre lo sballo,
l’annullamento di ogni più intimo colloquio,
di ogni sofferenza e di ogni salita da affrontare.
Forse non sono più sufficienti i tanti cinque
in condotta di cui sentiamo parlare, le sospensioni
e le sanzioni comminate, per rendere plausibile
il valore della civicità, dell’educazione,
adesso è giunto il momento di alzare il viso
e lo sguardo in alto, nei riguardi di un
mondo giovanile sempre più inondato di notizie
e sempre meno consapevolizzato, sempre più
spintonato verso un mercato delle deleghe,
dei diritti acquisiti senza sudore.
Di fronte a un giovanissimo che sceglie di
curare il proprio delirio di onnipotenza
con la droga, il gruppo schierato a difesa
del fortino che non c’è, con il freddo di
una lama tra le dita, per tenere lontano
il mondo percepito come avversario da odiare
e colpire, sarà bene non rimandare un intervento
educativo che ricomponga un equilibrio, riporti
ordine nella relazione da mantenere e custodire.
E’ auspicabile invitare le nuove generazioni
a mettere il naso e i piedi nei corridoi
di una comunità per rendersi conto che la
realtà è che la persona incontra la droga,
perché spinta da qualcuno a consumarla, e
che non esiste droga come esperienza positiva
in una botta di nulla che esclude ottusamente.
Nei silenzi di questa comunità c’è intenso
l’incontro con la riemergenza dalle situazioni
più difficili e superficialmente concluse
senza speranza.
Vincenzo Andraous
 
|