15 Settembre, 2002
Alloni: «Chiudere l*esperienza dell*APIC, onorando i debiti»
L'APIC é oggetto di discussioni e polemiche sul piano della politica locale. Ne parliamo con Agostino Alloni, che é stato vice presidente della Provincia.
L'APIC - l'associazione culturale che da anni raggruppa l'azione culturale, oltre all'amministrazione provinciale, anche dei Comuni di Cremona, Crema, Casalmaggiore e della Camera di Commercio - é oggetto di discussioni e polemiche sul piano della politica locale. Ne parliamo con Agostino Alloni, che é stato vice presidente della Provincia.
Prima di entrare nel merito delle questioni, Alloni ci tiene a dire: «E' opportuno chiarire subito una cosa. Le questioni dell'APIC non riguardano esclusivamente l'Amministrazione provinciale. APIC, infatti, é soggetto a se stante. Si tratta di un'Associaizone costituita dalla Provincia, dai tre maggiori Comuni del territorio e dalla Camera di Commercio. Dunque da soggetti pubblici e privati. Ed é per questo motivo che in Giunta provinciale mai si è visto alcun bilancio dell’Apic, dato che era di competenza del proprio consiglio, del proprio presidente, del proprio funzionario. Cosa che, del resto, accade per ogni azienda partecipata. Anche se, col senno di poi, probabilmente si può dire che non é stato un bene».
La Provincia di Cremona ha già deciso di uscire dall’APIC, mentre il Comune di Crema sembra apprestarsi a fare altrettanto. Lei che ne pensa?
«Credo che l'esperienza dell'APIC debba essere considerata conclusa. Il compito di fare rete fra i diversi soggetti e le diverse iniziative provinciali in campo culturale ed artistico dovrebbe essere affidato ad un nuovo soggetto, che immagino possa essere "CreArte" . Se e quando si presenteranno problemi organizzativi, ogni singolo evento potrà tranquillamente far capo ai singoli Enti promotori. Mentre per alcune manifestazioni particolarmente importanti e impegnative si potrà altrettanto tranquillamente - di volta in volta - realizzare intese e sinergie fra Enti diversi».
In queste ore si parla di una serie di comportamenti interni all’APIC che, ad un primo sguardo, non sembrano del tutto corretti.
«Sembra esserci stata una certa confusione fra capitoli di bilancio di competenza dell’assessorato provinciale alla cultura ed il Bilancio dell'APIC. Se ci fosse stato qualcosa del genere, lo dico in maniera esplicita e chiara, si tratterebbe di situazione inaccettabile. Tutto ciò avrebbe infatti indotto, al minimo, della gran confusione. Ma anche qualcosa di peggio. Così come l’utilizzo improprio di contributi regionali, se c’è stato, può aver dato spazio a comportamenti scorretti. Ora é la fase della comprensione. Nel senso che occorre capire bene cosa é successo, come e perché... e naturalmente chi».
Pare comunque accertato che ci siano stati degli ammanchi.
«Non so se si tratti di ammanchi o di altro. Credo che, innanzitutto, vada fatta una prima distinzione rilevante. Se si parla di possibili disavanzi o di perdite d’esercizio, va precisato che tutti sanno quanto le iniziative culturali spesso, se non sempre, abbiano poca o nulla speranza di risultare remunerative. Il disavanzo ci sta, quando organizzi cultura, e gli Enti soci in APIC ne sono stati sempre consapevoli e se ne sono sempre fatti carico. Altra cosa è invece riferirsi ad eventuali debiti fuori bilancio. Se ciò fosse, sarebbe evidentemente grave e comporterebbe responsabilità cui rispondere. Per questo, con celerità e trasparenza, é indispensabile analizzare i crediti, verificando se siano o no esigibili; ed analizzare i debiti con le relative fatture. Rispetto ai debiti contratti nei confronti dei fornitori ci deve essere un impegno da parte di tutti: vanno pagati, sia per motivi di giustizia nei confronti di chi ha fornito prestazioni, merci o servizi, sia per salvaguardare l'immagine degli enti che compongono APIC. A tutto ciò dovrà poi naturalmente seguire l’accertamento delle varie e diverse responsabilità».
 
|