15 Settembre, 2002
Intervento della Sen. Cinzia Fontana al Senato
Disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2009
Disegno di legge recante disposizioni per
l'assestamento del bilancio dello Stato e
dei bilanci delle Amministrazioni autonome
per l'anno finanziario 2009
INTERVENTO IN AULA SEN. CINZIA FONTANA -
22 luglio 2009
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice
Fontana. Ne ha facoltà.
FONTANA (PD). Signor Presidente, colleghe
e colleghi, signori rappresentanti del Governo,
sbaglieremmo se considerassimo questo passaggio
del dibattito sul rendiconto per il 2008
e sull'assestamento per il 2009 solo come
una delle tappe formali che siamo chiamati
a compiere, fatta unicamente di conti, tabelle
e numeri.
Credo invece che in questa discussione, che
s'intreccia inevitabilmente con il DPEF,
con il decreto anticrisi in questi giorni
in discussione alla Camera (di fatto una
manovra finanziaria estiva), con le considerazioni
così puntuali fatte questa mattina dal senatore
Morando, dovremmo parlare del cuore della
politica economica e fiscale del Governo,
dovremmo parlare delle condizioni economiche
e sociali del nostro Paese, delle condizioni
di vita reale dei cittadini, di chi studia,
di chi lavora e di chi produce per il nostro
Paese, condizioni che risultano anche da
questa verifica dei dati e delle tabelle.
I dati ci dicono, infatti, che lo scostamento
rispetto alle previsioni è enorme, sia sul
lato delle entrate, che su quello della spesa
primaria.
I dati ci pongono di fronte ad un quadro
che non lascia alcun dubbio, talmente vistoso
è il peggioramento di tutti fondamentali
della finanza pubblica. Nero su bianco ci
ponete di fronte proprio a quei dati che
sinora avete voluto negare, che - dicevate
- erano solo il frutto di vaneggiamenti dei
pessimisti e dei catastrofisti.
E allora, come si può continuare a parlare
di tenuta, di stabilità dei conti pubblici,
quando si registra una riduzione delle entrate
di oltre 32 miliardi di euro, quando il tasso
di crescita del PIL reale è stato aggiornato
al meno 5,2 per cento e quando il saldo netto
da finanziare registra un peggioramento di
circa 37 miliardi di euro? Ma chi vuole prendere
in giro il ministro Tremonti quando parla
di tenuta delle entrate?
Mi si permetta un inciso su questi dati,
lo voglio solo accennare anche se meriterebbe
ben altra riflessione e approfondimento:
mi riferisco a quel segno più, uno dei pochi,
per circa un miliardo di euro, sulle entrate
dei giochi (Lotto, lotterie e quant'altro)
in un quadro caratterizzato da variazioni
tutte negative sulle altre entrate. Tutte
le analisi ci dicono che sono i più deboli
e i più indifesi, e sempre più i giovani,
a ricorrere al gioco e proprio quando sono
più in difficoltà economicamente. Credo quindi
che su questo tema non possiamo rimandare
oltre una seria discussione che noi abbiamo
più volte sollecitato. Inoltre, se non ho
capito male, anche nel decreto anticrisi
ora in discussione alla Camera, ci sarebbe
addirittura una sanatoria sui giochi.
Il Governo ha sostenuto sinora, e sta continuando
a sostenere, di aver messo sotto controllo
la finanza pubblica. Ma ci rendiamo conto
dell'insostenibile leggerezza di queste affermazioni
che sono i dati stessi a smentire, considerato
poi che la ricaduta sull'economia reale del
Paese ha ripercussioni gravi e pesanti? Purtroppo,
invece, i dati sull'assestamento confermano
tutte le preoccupazioni che quest'anno abbiamo
sollevato e che voi avete ogni volta sottovalutato
se non addirittura snobbato, convinti come
siete che sarebbero bastate dichiarazioni
di ottimismo alla stampa e una narrazione
diversa della realtà per nascondere la vera
portata della situazione.
Oggi però il velo si sta alzando e pian piano
cade il castello di carta dei proclami. In
questi giorni tutti noi sul territorio, di
sicuro in Lombardia ma credo che riguardi
tutte le Regioni, siamo chiamati come parlamentari
a partecipare a riunioni, ad incontri organizzati
dalle associazioni di categoria, soprattutto
delle piccole imprese, dalle organizzazioni
sociali, dalle organizzazioni agricole, dagli
enti locali territoriali. Tutti siamo sollecitati
a fare qualcosa e a dare risposte. Da tutti
è stato lanciato un grido d'allarme perché
è sempre più evidente la debolezza, l'inefficacia
e l'inadeguatezza delle misure adottate e
perché la grande preoccupazione è per domani,
per l'autunno, quando il rischio reale di
perdita di migliaia di posti di lavoro e
l'ulteriore impoverimento delle famiglie
potrebbero porre il Paese in una condizione
disastrosa di indebolimento e sofferenza
strutturale.
Con questi dati non è certo consolatorio
per noi affermare: «Ve l'avevamo detto»,
anche se alcune verità non possono essere
cancellate. I vari provvedimenti assunti
sono stati fatti a saldo zero quando occorreva
investire. Il Partito Democratico aveva proposto
di farlo utilizzando un punto di prodotto
interno lordo per un'operazione anticiclica
in parte recuperabile dal punto di vista
della finanza pubblica con investimenti da
effettuare. Avevamo proposto una manovra
per far crescere l'economia, per recuperare
la perdita del potere d'acquisto per i redditi
da lavoro e da pensione e recuperare l'equilibrio
di finanza pubblica in una seconda fase,
non certo con tempi lunghi, perché siamo
consapevoli della condizione della finanza
del nostro Paese.
L'altro aspetto è che avete richiamato spesso
l'Europa, con le sue indicazioni e con i
suoi vincoli salvo poi fare il contrario
proprio di ciò che l'Europa suggerisce. L'Europa
ha un piano su quattro settori con dieci
azioni: propone di investire sull'istruzione
e noi invece in quella direzione tagliamo;
propone di sostenere la ricerca delle aziende
private e noi invece eliminiamo, di fatto,
il credito d'imposta sulla ricerca.
Che dire poi degli appelli all'etica della
finanza, di cui proprio il ministro Tremonti
si è fatto paladino in tutti i vari consessi,
anche internazionali, quando si sta per varare
un vergognoso condono tombale e anonimo sui
paradisi fiscali e nel frattempo la pressione
fiscale sul reddito fisso, quello cioè dei
lavoratori e pensionati, aumenta?
Voi, di fatto, avete negato e state continuando
a negare che le politiche di bilancio possano
servire ad aiutare il Paese ad uscire dalla
crisi peggiore del dopoguerra e soprattutto
che lo si possa fare mutando e puntando sulla
qualità e sostenendo il reddito delle famiglie.
Se non ci sarà un cambio di passo, quello
che non si intravede neanche nel decreto
in discussione in questi giorni alla Camera,
il rischio è che l'Italia, nonostante alcuni
segnali, non certo di ripresa, ma di arresto
della fase di peggioramento, arrivi più fragile
e impreparata degli altri Paesi ad un dopo
crisi in cui ben poco sarà uguale a prima
nell'economia globale.
Anche il disegno di legge riguardante l'assestamento
2009, perciò, rafforza le ragioni della contrarietà
del nostro Gruppo alle scelte di politica
economica e fiscale che questa maggioranza
ha deciso di assumere, che continua con ostinazione
a portare avanti e che i dati e le condizioni
reali del Paese stanno lì a smentire, pur
dentro una pubblicità ingannevole. Questi
sono i motivi di merito e di fondo per cui
voteremo contro il disegno di legge di assestamento
per il 2009. (Applausi dal Gruppo PD).
 
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