15 Settembre, 2002
COMMEMORAZIONE DELL’8 SETTEMBRE 2010 PALAZZO COMUNALE – SALA DEI QUADRI
INTERVENTO DEL SINDACO ORESTE PERRI
COMMEMORAZIONE DELL’8 SETTEMBRE 2010 PALAZZO
COMUNALE – SALA DEI QUADRI
INTERVENTO DEL SINDACO ORESTE PERRI
Autorità civili e militari, rappresentanti
delle Associazioni combattentistiche, partigiane,
familiari delle vittime dell’8 settembre,
ricordiamo oggi gli atti di valore dei cremonesi
civili e militari che per primi eroicamente
cominciarono la lotta di liberazione dal
fascismo e dall’occupazione nazista.
Anche a Cremona, dopo la proclamazione dell’Armistizio,
i nazisti trovarono una tenacissima resistenza
e poterono occupare la città solo dopo aspri
combattimenti e spargimento di sangue. Dal
mattino del 9 settembre, fino al primo pomeriggio,
alla caserma Paolini di via Palestro infuriò
una battaglia, nella quale i bersaglieri
si opposero fortemente riportando numerosi
feriti.
Anche i carabinieri della Caserma S. Lucia
di viale Trento e Trieste si difesero con
audace coraggio fino a quando la caserma
venne occupata da reparti delle SS. A Porta
Venezia, in via Brescia, spararono con le
mitragliatrici gli avieri, i fanti, i giovani
allievi del Collegio Militare di Milano.
Caddero qui civili e militari.
I tedeschi trovarono una strenua opposizione
anche a Porta Po, presso la sede dell’Intendenza
di Finanza in corso Vittorio Emanuele II
e presso il palazzo delle Poste. Nonostante
l’eroico sforzo di difesa, alle 15 dello
stesso giorno la città era in mano tedesca.
I caduti furono 29, fra civili e militari;
i feriti furono 37.
A quei caduti abbiamo reso un doveroso omaggio
prima di ritrovarci in questa sala, deponendo
una corona ai piedi della lapide sulla quale
sono incisi i nomi di coloro che furono i
primi protagonisti della lotta di liberazione
a Cremona.
Anche la caserma Manfredini fu teatro di
una dura battaglia. Essa è prossima alla
chiusura ma, indipendentemente dalla sua
futura destinazione d’uso, ritengo irrinunciabile
conservare la memoria dei militari che in
essa hanno combattuto e sofferto ed in particolare
custodire le lapidi commemorative delle loro
gesta.
I tanti cippi, i monumenti, le lapidi che
si trovano numerosi sia nella nostra città
sia nel territorio provinciale, posti sui
cigli delle strade, nei cimiteri, sui muri
di edifici, ricevono troppe volte il nostro
sguardo frettoloso o addirittura noncurante.
Solo chi ha perso un familiare, un amico
ancora oggi porta un fiore su quelle pietre;
solo per loro esse non sono mute testimonianze
di un passato ma espressioni ancora vive
di amore e di immensa nostalgia.
L’ANPI e l’ANPC di Cremona ha voluto diffondere
la memoria di queste persone che hanno perso
la vita per difendere la patria, attraverso
la pubblicazione del testo “Pietre della
memoria”, che è una autentica ed efficace
testimonianza storica del periodo della Resistenza
a Cremona e nella provincia.
Sulla base degli elenchi forniti dai vari
comuni riguardanti i cippi, le lapidi e i
monumenti dedicati ai caduti della Resistenza
cremonese, è stata ricavata una ricca documentazione
fotografica e una accurata rassegna di informazioni
su persone e luoghi che rendono viva la memoria
dei nomi incisi su quelle pietre.
Tutto questo interessante materiale storico
può dunque dare voce a chi ha dato la propria
vita per la pace e per la libertà, e stimolare
noi oggi a proseguire nel cammino della costruzione
di un’autentica comunità civile e democratica.
Infatti, come si legge in apertura del testo,
“Non si tratta di conservare il passato,
ma di realizzare le sue speranze”.
Che cosa speravano i soldati morti in difesa
della città? Che cosa speravano i tanti militanti
nelle file della Resistenza? Che cosa sperava
ogni uomo, ogni donna se non la fine di ogni
ostilità, e l’instaurarsi di una convivenza
civile e democratica?
La storia della Resistenza è stata infatti
segnata da due percorsi: l’azione dei militari,
animati da senso del dovere, della fedeltà
e della dignità, compresi quelli deportati
nei campi tedeschi, avendo rifiutato l’adesione
alla Repubblica di Salò.
E la strenua e impavida volontà di riscatto,
la speranza di libertà e di giustizia che
condussero tanti uomini e donne oltre che
tanti giovani a combattere nelle formazioni
partigiane, a costo anche del sacrificio
della vita.
Il punto di incontro e di sintesi di queste
due linee d’azione fu un ritrovato amore
per la patria, una volontà comune di far
rinascere l’Italia, al di là delle divisioni
fratricide di quel tempo. La Repubblica italiana
nasce proprio da una volontà di pacificazione
fra tutti gli italiani. Proprio per questo
essa si fonda sui principi irrinunciabili
di libertà, di democrazia, di giustizia e
di rifiuto di ogni forma di totalitarismo.
Condividiamo ora l’impegno di fare memoria
di un passato tragico perché da tutti noi
sia sempre sostenuto il ripudio della cultura
della guerra, dell’odio fratricida, come
richiama l’articolo 11 della nostra Costituzione
e perché ci impegniamo ad educare i nostri
giovani al senso di corresponsabilità nella
costruzione della pace, della giustizia e
del bene comune.
 
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