15 Settembre, 2002
Viaggio nelle terre della mafia.
Presentati due percorsi educativi: Le mani in pasta e In viaggio nelle terre delle mafie. Tra storie di violenze e possibilità di riscatto
Viaggio nelle terre della mafia.
Presentati due percorsi educativi: Le mani
in pasta e In viaggio nelle terre delle mafie.
Tra storie di violenze e possibilità di riscatto
Durante l’incontro di giovedì scorso in Sala
Zanoni, davanti a moltissimi studenti, insegnanti,
operatori sociali, cittadini, il Coordinamento
di Libera-Cremona insieme con Coop Lombardia,
Comitato Soci Coop Cremona hanno presentato
una proposta educativa articolata in due
percorsi didattici, destinati alle scuole
superiori di Cremona. Il primo percorso,
“Le mani in pasta”, intende riflettere sul
tema delle regole, indagandone motivazioni
e senso nell’agire quotidiano; il secondo,
“In viaggio nelle terre delle mafie. Tra
storie di violenze e possibilità di riscatto”,
è un viaggio reale e immaginario che intreccia
le storie dei luoghi, le storie di vita di
chi li abita e la loro dimensione culturale
e simbolica.
Duplice la finalità di quest’ultimo percorso:
da una parte comprendere l’esperienza del
viaggio (viaggio reale degli studenti delle
classi che aderiscono al progetto); dall’altro
riflettere sul fenomeno mafioso che, lungi
dall’essere la specificità di luoghi precisi,
riguarda tutte le nostre realtà regionali
e locali, interrogando le nostre forme di
vita economica sociale, politica, il nostro
stesso agire quotidiano, le nostre scelte
e i nostri stili di vita. Il viaggio, reale
e intellettuale, è la possibilità di incontrare
storie di luoghi, di pietre e di persone.
E i luoghi dischiudono storie di realtà difficili,
di violenze e di soprusi subiti, ma anche
preziose testimonianze di denuncia e possibilità
di riscatto, raccontando storie di comunità
che hanno il coraggio di reagire e di costruire
rinnovate forme di socialità.
L’incontro con Mario Schermi, formatore dell’Istituto
Centrale di Formazione, Dipartimento della
Giustizia Minorile, Ministero della Giustizia,
e professore di Psicologia dell’educazione
e Sociologia della devianza e del mutamento
all’Università di Messina, ha permesso di
intrecciare, con alta densità teorica e ricchezza
di riferimenti a situazioni reali, esperienze,
storie di vita, la problematica della “pedagogia”
mafiosa (perché la mafia sa realizzare una
propria “educazione”, coinvolgente e totalizzante),
con quella della pedagogia tout court. Cosa
succede quando educano le mafie? In cosa
consiste una pedagogia “di stampo mafioso”?
Il testo di Schermi ((Crescere alle mafie.
Per una decostruzione della pedagogia mafiosa,
Franco Angeli, 2010) racconta storie e geografie
dell’infanzia e dell’adolescenza speciali,
con l’intento di esplicitare cosa significa
crescere alle mafie, restituendo un ritratto
complesso, non senza tratti di ambiguità,
di questo humus educativo. In questo senso,
scrive l’autore, “prima che altrove, le mafie
andrebbero cercate nelle tracce, talvolta
indelebili, che lasciano nelle storie di
coloro che le hanno conosciute da vicino,
da dentro. Qui si incontrano le mafie dei
significati, dei sensi, le mafie a latere
dei crimini, delle prepotenze. La biografia
tra le mafie.”
Ha offerto inoltre in proprio contributo
Michele Gagliardo, responsabile del Piano
Giovani di Gruppo Abele e in particolare
del progetto nazionale “Albachiara”, che
consiste nella costruzione di una rete in
cui giovani, insegnanti, educatori, amministratori,
associazioni, istituzioni, ciascuno nel proprio
territorio, sono impegnati nel dar vita a
percorsi di cittadinanza attiva, sviluppando
partecipazione e promuovendo il cambiamento
sociale.
Fonte: Anna Lazzarini
 
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