15 Settembre, 2002
Un libro sull’utilità della decrescita economica e della felicità che può derivarne
Maurizio Pallante, La decrescita felice, Editori Riuniti, pagg. 192, 12 € ca
Un libro sull’utilità della decrescita economica e della felicità che può derivarne
I segnali sulla necessità di rivedere il parametro della crescita su cui si fondano le società industriali continuano a moltiplicarsi: l’avvicinarsi dell’esaurimento delle fonti fossili di energia e le guerre per averne il controllo, l’innalzamento della temperatura terrestre, i mutamenti climatici, lo scioglimento dei ghiacciai, la crescita dei rifiuti, le
devastazioni e l’inquinamento ambientale.
Eppure gli economisti e i politici, gli industriali e i sindacalisti con l’ausilio dei mass media continuano a porre nella crescita del prodotto interno lordo il senso stesso dell’attività produttiva.
Basterebbe il buon senso a capire che in un mondo finito, con risorse finite e con capacità di carico limitate, una crescita infinita è impossibile, anche se le innovazioni tecnologiche venissero indirizzate a ridurre l’impatto ambientale, il consumo di risorse e la produzione di rifiuti. Basta pensare a come queste misure sarebbero travolte dalla crescita della produzione e dei consumi in paesi come la Cina, l’India e il Brasile, dove vive circa la metà della popolazione umana.
Maurizio Pallante, La decrescita felice, Editori Riuniti, pagg. 192, 12 € ca.
 
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